Ricerca trova le differenze cerebrali tra Mindfulness e risposta di rilassamento
Per ridurre la percezione dello stress e i sintomi fisici a esso collegati esistono molti programmi basati sulla meditazione. Tuttavia, poiché molti sono costruiti su presupposti e utilizzano tecniche differenti, è lecito pensare che funzionino in maniera diversa, nonostante abbiano un obiettivo generale comune.
Lo stress è una serie di stimoli esterni che turbano lo stato di calma dell’individuo influenzandolo verso una risposta che riporti allo stato di equilibrio: qualcuno che vi passa davanti in fila alla cassa di un supermercato, ne inizia una discussione a cui il corpo reagisce con aumento dell’apporto di sangue agli arti, della tensione muscolare e delle onde cerebrali. Il nostro corpo si prepara quindi all’azione attraverso il noto meccanismo lotta o fuga. Tuttavia, a differenza delle condizioni in cui questa risposta si è sviluppata, nella vita di oggi le norme sociali e culturali ci scoraggiano dal mettere in atto una reazione violenta e spesso dobbiamo rimanere nella situazione spiacevole, invece di allontanarcene.
Per vederci chiaro, dei ricercatori nordamericani (Sevinc & al., 2018), hanno coinvolto alcune persone con alti livelli di stress in un programma di otto settimane. Diciotto di loro hanno seguito un programma basato su “la risposta di rilassamento” (the Relaxation Response, RR) sviluppata da Herbert Benson che insegna a indurre uno stato psicologico di profonda quiete coinvolgendo il sistema nervoso parasimpatico, che stimola, appunto, il riposo e il rilassamento. I restanti sedici hanno, invece, seguito il programma di Mindfulness (Mindfulness-based Stress Reduction, MBSR), il quale opera suggerendo un atteggiamento di non giudizio: il rilassamento non è qualcosa che necessariamente viene incoraggiato ma un effetto ottenuto osservando i vari stati del corpo senza giudicarli.
Queste due pratiche, molto simili, hanno quindi un punto di differenza nel fatto che, durante il cosiddetto “body scan”, il RR istruisce a ridurre l’attivazione intenzionalmente nelle varie parti del corpo, mentre l’MBSR insegna a porre attenzione all’esperienza sensoriale del momento nelle singole aree corporali senza voler cambiare nulla.
Questo studio è il primo a mettere a confronto queste due tecniche di meditazione. I risultati mostrano che entrambi i programmi hanno ottenuto l’obiettivo di diminuire lo stress e aumentare la consapevolezza nei partecipanti. Tuttavia nel gruppo MBSR si è anche osservato un miglioramento per quanto riguarda autocompassione (la capacità di essere gentili con noi stessi e tollerare i nostri fallimenti) e ruminazione (la tendenza ad avere pensieri intrusivi e ripetitivi su esperienze negative).
Anche a livello cerebrale si notano queste differenze, con diverse aree del cervello maggiormente interessate a seconda della tecnica impiegata. Quello che accomuna RR e MBSR è che sembrano aumentare la connettività e la comunicazione tra la corteccia prefrontale ventro-mediale (coinvolta nell’attenzione) e le aree motorie supplementari (che regolano il controllo volontario dei muscoli).
Veniamo ora alle differenze. Il RR influenza maggiormente la connettività tra giro parietale inferiore destro e le aree motorie supplementari, risultato che suggerisce un ruolo più rilevante dell’inibizione intenzionale e del controllo del rilassamento muscolare. Nell’MBSR è stata, invece, osservata maggiore connettività e comunicazione tra l’insula anteriore e la corteccia cerebrale anteriore, che pongono l’accento su consapevolezza corporea e regolazione emotiva.
È dunque dimostrato che, al netto della capacità di entrambe le tecniche di intervenire per ridurre i livelli di stress percepito e aumentare quelli di consapevolezza corporea, esistono delle differenze nei processi psicologici e quelli cerebrali coinvolti. Grazie allo studio delle diverse modalità d’azione è possibile, quindi, indirizzare i pazienti in maniera più puntuale verso l’uno o l’altro programma a seconda delle necessità individuali.
Riferimenti: