La mindfulness per migliorare la qualità del sonno nei bambini

La mindfulness per migliorare la qualità del sonno nei bambini

La mindfulness per migliorare la qualità del sonno nei bambini

Photo by Matheus Bertelli on Pexels

I problemi del sonno nella prima infanzia sono associati a una serie di scarsi risultati di sviluppo nei domini neurocognitivo, socio-emotivo, di salute fisica e nel funzionamento familiare, sottolineando l’importanza di prevenire le difficoltà del sonno nelle prime fasi dello sviluppo. Inoltre, poiché i problemi del sonno della prima infanzia, come la difficoltà ad addormentarsi/rimanere addormentati e l’apnea ostruttiva del sonno, sono altamente diffusi l’American Academy of Pediatrics (AAP) ha proposto una serie di raccomandazioni allo scopo di promuovere la routine del sonno dei bambini (Mindell & Williamson, 2018).

Lo studio

In un nuovo studio pubblicato sul Journal of Clinical Sleep Medicine e condotto dagli scienziati della Stanford University School of Medicine, ha dimostrato che la mindfulness migliora la qualità del sonno nei bambini.

I ricercatori hanno utilizzato tecniche di polisonnografia che misurano l’attività cerebrale per valutare come un programma mindfulness condotto all’interno del contesto scolastico influenzasse il sonno dei bambini. Durante la fase sperimentale è stato utilizzato il programma Pure Power che è stato sviluppato da un’organizzazione no-profit chiamata PureEdge. Nello specifico, il programma è composto da esercizi per portare l’attenzione sul presente, esercizi di respirazione lenta e profonda e alcuni esercizi di yoga. Gli esercizi sono stati praticati due volte alla settimana per due anni in tutte le scuole elementari e medie della comunità studiata. Durante lo svolgimento degli esercizi, i bambini hanno anche appreso cosa fosse lo stress e sono stati incoraggiati ad usare le tecniche apprese per aiutarli a riposare. Non sono state date indicazioni però rispetto al sonno o alla possibilità che questi esercizi potessero avere un impatto sul sonno perché i ricercatori volevano anche valutare i benefici indiretti della formazione.

Durante tutto il periodo sperimentale è stata misurata l’attività cerebrale durante il sonno utilizzando un cappuccio con degli elettrodi collocato sulla testa dei bambini e sono state rilevate respirazione, frequenza cardiaca e livelli di ossigeno nel sangue.

Risultati

All’inizio dello studio, i ricercatori hanno scoperto che i bambini del gruppo di controllo dormivano 54 minuti in più in media, e avevano 15 minuti di sonno REM in più a notte rispetto ai bambini del gruppo sperimentale. Ma i modelli di sonno dei due gruppi si sono evoluti in modo diverso. Durante il periodo di studio di due anni, tra i bambini nel gruppo di controllo, il sonno totale è diminuito di 63 minuti a notte mentre i minuti di sonno REM sono rimasti stabili, in linea con le riduzioni del sonno tipicamente osservate nella tarda infanzia e nella prima adolescenza. Al contrario, i bambini che hanno partecipato al curriculum hanno guadagnato 74 minuti di sonno totale e 24 minuti di sonno REM.

Tuttavia, i bambini che hanno dormito di più durante lo studio hanno riportato anche aumenti dello stress ma i ricercatori hanno ipotizzato che tale effetto fosse da attribuire alla maggiore comprensione e capacità di riconoscimento dello stress che il programma aveva consentito di acquisire ai bambini.

 

 

Bibliografia

  • American Academy of Pediatrics. (2008). Bright futures: guidelines for health supervision of infants, children, and adolescents. Elk Grove Village, IL: National Center for Education in Maternal and Child Health and Georgetown University.
  • Chick, C. F., Singh, A., Anker, L. A., Buck, C., Kawai, M., Gould, C., … & O’Hara, R. (2021). A school-based health and mindfulness curriculum improves children’s objectively measured sleep: a prospective observational cohort study. Journal of Clinical Sleep Medicine.
  • Mindell, J. A., & Williamson, A. A. (2018). Benefits of a bedtime routine in young children: Sleep, development, and beyond. Sleep medicine reviews, 40, 93-108.
  • https://med.stanford.edu/news.html

Autore/i dell’articolo

Rita Massaro
Psicologa, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania dal 27/01/2020 n° 8632. Svolge il ruolo di Research assistant occupandosi di raccolta dati nell’ambito di progetti di ricerca con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi della Campania. Collabora con l’Istituto Beck come tutor d’aula presso la sede di Caserta. Ha preso parte a progetti di prevenzione del disagio giovanile presso scuole primarie superiori e scuole secondarie del territorio. Ha svolto attività di tirocinio presso il servizio Materno Infantile dell’ASL di Caserta e un Centro di riabilitazione neuromotoria per minori.

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