Mindfulness per migliorare le funzioni esecutive: uno studio

Mindfulness per migliorare le funzioni esecutive: uno studio

Mindfulness per migliorare le funzioni esecutive

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Cosa sono le funzioni esecutive?

Il termine “funzioni esecutive” è stato utilizzato per la prima volta da Owen (1997) per descrivere “i processi mentali finalizzati ad elaborare schemi cognitivi-comportamentali adattivi in risposta a condizioni ambientali nuove e impegnative”.

Si tratta di funzioni cognitive superiori come la memoria lavoro, l’inibizione della risposta, l’elaborazione e la flessibilità cognitiva e la fluidità verbale che ci permettono di agire con uno scopo ben preciso, in particolare nelle situazioni in cui è necessario affrontare un compito nuovo e complesso.

Attualmente uno dei modelli più accreditati per lo studio delle funzioni esecutive è quello proposto da Miyake e colleghi (2000), i quali descrivono i tre sottoinsiemi alla base delle funzioni esecutive.

In particolare, il modello prevede:

Inibizione della risposta: capacità di inibire deliberatamente tutti gli impulsi e gli stimoli non pertinenti all’obiettivo da raggiungere;

Aggiornamento della memoria lavoro: capacità di mantenere in memoria le informazioni per brevi periodi di tempo con lo scopo di manipolarle;

Flessibilità cognitiva: capacità di mettere in atto comportamenti diversi in base alle circostanze

Numerosi studi (Anderson et. al., 2001) hanno dimostrato l’importanza delle funzioni esecutive in particolare durante il periodo scolastico perché esse svolgono un ruolo rilevante nel migliorare l’apprendimento, le abilità socio-emotive ed il comportamento adattivo.

Gli studi esistenti indicano robuste associazioni tra i deficit in alcune componenti delle funzioni esecutive e una serie di esiti negativi nel corso della vita, come ad esempio problemi comportamentali, aggressività, comportamento antisociale, disattenzione, ADHD, problemi con i coetanei, fallimento scolastico, depressione e abuso di sostanze durante l’infanzia e l’adolescenza (Tang et. al., 2012).

Lo studio

Lassander e colleghi (2020) hanno condotto uno studio all’interno del programma “Healthy learning mind (HLM)” con l’obiettivo di indagare l’effetto della mindfulness sulle funzioni esecutive. In particolare, sono state prese in considerazione: memoria lavoro, inibizione della risposta, elaborazione cognitiva, flessibilità cognitiva e fluidità verbale. I parametri sono stati indagati avvalendosi di misure neurocognitive.

I ricercatori, inoltre, hanno voluto studiare se le tecniche di rilassamento, utilizzate come controllo attivo, potessero esercitare un’influenza qualitativamente diversa da quella della mindfulness condotta nel gruppo sperimentale sulle funzioni esecutive.

Per questo motivo i partecipanti al gruppo di controllo attivo sono stati coinvolti nel programma “Skills for Wellbeing” che consisteva in 9 settimane di sessioni di gruppo della durata di 45 minuti svolte all’interno del contesto scolastico e nello svolgimento a casa di esercizi da 1 a 15 minuti al giorno.

Il programma del gruppo sperimentale e quello del gruppo di controllo attivo avevano differenze ben chiare e definite. Nello specifico, il programma basato sulla mindfulness, svolto dal gruppo sperimentale, aveva lo scopo di consolidare le pratiche e le abilità che consentono di sviluppare le emozioni in modo consapevole; il programma svolto dal gruppo di controllo attivo adottava un approccio più istruttivo, basato sulla psicoeducazione e sull’utilizzo di tecniche di rilassamento.

I risultati hanno mostrato che la mindfulness e il rilassamento avevano un impatto simile sulle funzioni esecutive. Nello specifico, sono stati riscontrati miglioramenti significativi nell’inibizione della risposta, nell’elaborazione cognitiva, nella flessibilità cognitiva e nella fluidità verbale. Questi parametri hanno continuato a migliorare anche al follow-up a 6 mesi dall’intervento.

Inoltre, sono emersi miglioramenti significativi nelle attività a tempo legate alla velocità che potrebbero essere attribuiti a un migliore controllo dell’attenzione a seguito dell’intervento.

Un effetto che differenziava il gruppo sperimentale dal gruppo di controllo attivo riguardava le prestazioni della memoria lavoro. In particolare, la memoria lavoro era correlata negativamente con la flessibilità cognitiva ad indicare che una migliore capacità di memoria lavoro, con punteggi alti, era correlata con una migliore prestazione nei compiti di flessibilità cognitiva, con punteggi più bassi.

Bibliografia

  • Anderson, V. A., Anderson, P., Northam, E., Jacobs, R., & Catroppa, C. (2001). Development of executive functions through late childhood and adolescence in an Australian sample. Developmental Neuropsychology, 20(1), 385–406.
  • Lassander, M., Hintsanen, M., Suominen, S., Mullola, S., Fagerlund, Å., Vahlberg, T., & Volanen, S. M. (2020). The Effects of School-based Mindfulness Intervention on Executive Functioning in a Cluster Randomized Controlled Trial. Developmental Neuropsychology, 1-16.
  • Miyake, A., Friedman, N. P., Emerson, M. J., Witzki, A. H., Howerter, A., & Wager, T. D. (2000). The unity and diversity of executive functions and their contributions to complex “frontal lobe” tasks: A latent variable analysis. Cognitive psychology, 41(1), 49-100.
  • Owen, A. M. (1997). The functional organization of working memory processes within human lateral frontal cortex: the contribution of functional neuroimaging. European Journal of Neuroscience, 9(7), 1329-1339.
  • Tang, Y. Y., Yang, L., Leve, L. D., & Harold, G. T. (2012). Improving executive function and its neurobiological mechanisms through a mindfulness‐based intervention: Advances within the field of developmental neuroscience. Child development perspectives, 6(4), 361-366.

Autore/i dell’articolo

Rita Massaro
Psicologa, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania dal 27/01/2020 n° 8632. Svolge il ruolo di Research assistant occupandosi di raccolta dati nell’ambito di progetti di ricerca con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi della Campania. Collabora con l’Istituto Beck come tutor d’aula presso la sede di Caserta. Ha preso parte a progetti di prevenzione del disagio giovanile presso scuole primarie superiori e scuole secondarie del territorio. Ha svolto attività di tirocinio presso il servizio Materno Infantile dell’ASL di Caserta e un Centro di riabilitazione neuromotoria per minori.

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