Mostra a Roma “Human+”: dagli occhiali ai cyborg e gli interrogativi del transumanesimo

Mostra a Roma “Human+”: dagli occhiali ai cyborg e gli interrogativi del transumanesimo

Mostra a Roma Human+

Gli occhiali hanno una storia piuttosto antica: la prima raffigurazione è in un dipinto del 1352 mentre le prime testimonianze certe sembrano datare ad almeno un secolo prima. Nati come lenti d’ingrandimento, sono stati perfezionati nel corso del tempo fino ad arrivare a correggere perfettamente i problemi alla vista, congeniti o meno. Che noi ci crediamo o no, questo “semplice” oggetto a cui siamo abituati e che non desta alcuna sorpresa è in realtà un pezzo di tecnologia che usiamo per alterare, in meglio, un difetto del corpo.

Accanto agli occhiali, ormai sdoganati, e alle loro evoluzioni, le lenti a contatto, esiste tutta una serie di manufatti tecnologici che usiamo o useremo in futuro proprio per migliorare la condizione umana e disfarci dei limiti imposti da anatomia e fisiologia. Stent per risolvere il problema delle coronarie ostruite, protesi per sostituire arti amputati o non cresciuti adeguatamente, apparecchi acustici per problemi all’udito sono solamente alcuni degli esempi di queste creazioni. Aimee Mullins è un’atleta e ha partecipato alle paraolimpiadi grazie a delle protesi per le sue gambe realizzate su design ispirato alle zampe posteriori del ghepardo. Sempre di protesi alle gambe parliamo a proposito di Sophie De Oliveira Barata, disegnatrice di protesi per arti: dall’idea di una giovane cliente che doveva sostituire ogni anno la gamba artificiale, crea forme alternative che diventano espressione personale e artistica di chi le disegna e di chi le indosserà.

L’intersezione uomo-macchina solleva molta curiosità e speranza, riposta nel futuro, di poter eliminare determinati limiti e malattie ma anche molti dilemmi etici: quanto avanti possiamo spingerci senza intaccare le caratteristiche stesse che ci rendono umani? E sono queste caratteristiche stabili, visto che comunque siamo parte di un percorso evolutivo fatto di cambiamenti?

A questi e altri interrogativi cerca di far luce la mostra “Human+: Il futuro della nostra specie” organizzata al Palazzo delle Esposizioni a Roma dalla Science Gallery di Dublino e dal CCCB di Barcellona. “H+” è il logo del movimento culturale del transumanesimo il cui obiettivo è quello di far evolvere l’essere umano proprio grazie all’intervento delle tecnologie che non solo possono restituire una funzione, ad esempio persa a causa di un trauma o assente congenitamente, ma anche a migliorare le nostre capacità. Il transumanesimo si occupa di tre temi centrali: aumentare la longevità, addirittura arrivare all’immortalità grazie alla lotta alle malattie, la ricerca per mantenere il proprio corpo in salute o spostare la propria “coscienza” in un altro organismo anche non organico; migliorare le capacità intellettive, con internet e smartphone che già ci pongono in un mondo interconnesso in cui è possibile condividere conoscenza ed esperienze e presto potremo essere completamente integrati con l’intelligenza artificiale; migliorare il benessere, riallineando la chimica del nostro cervello alle odierne necessità che non prevedono ansia costante di doversi procacciare il cibo e di non essere mangiati, minimizzando e cancellando la sofferenza, per esempio.

La mostra si occupa anche di eugenetica. Se un bambino nasce con una disabilità, si possono tentare delle modifiche per avvicinare le capacità del nuovo nato a quelle tipiche di un essere umano. Ma quanto ci spingeremmo per migliorare la vita dei nostri figli? Oltre a eliminare disabilità, perché non “programmarli” per nascere senza disabilità? Senza la propensione a depressione, ansia o attacchi di panico? Con dei tratti fisionomici particolari, con una vista migliore, una maggiore resistenza al dolore?

Dagli occhiali del medioevo a oggi di strada ne abbiamo fatta tanta e lo sviluppo tecnologico procede a una velocità incredibile. È probabile che ci fonderemo sempre più con i nostri smartphone, che sembrano conservare una parte della nostra vita, quella virtuale, che diviene ogni giorno più presente e importante. Probabilmente diventeremo sempre più cyborg man mano che vedremo i vantaggi di avere abilità migliorate grazie alla tecnologia. Poiché su questa strada ci siamo già, è una cauta necessità quella di porci delle domande e fornire anche delle risposte.

Riferimenti:

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