Qual è la musica migliore per andare forte in palestra
Settembre e Gennaio sono i mesi in cui ci sono i picchi di iscrizione in palestra e non sorprende: torniamo dalle vacanze, siano esse natalizie o estive, in cui ci siamo rilassati e abbiamo molto probabilmente mangiato più del normale. Molti sentono, quindi, la necessità di “correre ai ripari” e togliere quei kg in eccesso che si sono formati o mettersi in movimento cominciando a fare attività fisica regolarmente.
Per correre sul quel tapis roulant o sollevare quei pesi un aiuto ci viene dalla musica: la letteratura ci dice che determinati stimoli sensoriali hanno la potenzialità di mitigare le percezioni legate alla fatica, indurre risposte psicofisiche più positive, regolare l’attivazione e migliorare il controllo neuronale dei muscoli coinvolti nello sforzo fisico.
Uno dei motivi principali dei benefici della musica durante l’attività fisica è che distrae dalle sensazioni di stanchezza, permettendoci di continuare lo sforzo per più tempo.
Quali sono i meccanismi fisiologici che regolano questo fenomeno è un argomento molto interessante quanto poco esplorato in passato. Per questo un gruppo di ricercatori della Brunel University di Londra (Bigliassi & al., 2018) ha svolto uno studio per osservare gli effetti della musica a livello cerebrale.
I ricercatori hanno coinvolto 20 persone che si sono sottoposte alla risonanza magnetica per un’ora mentre avevano in mano un anello di presa da stringere per rinforzare le mani. L’esercizio richiesto prevedeva 30 serie della durata di 10 minuti ciascuna: durante alcune di queste serie, è stata fatta ascoltare ai partecipanti della musica, in particolare la canzone “I heard it through the grapevine”, Creedence Clearwater Revival version, scritta da Norman Whitfield e Barrett Strong ed eseguita da Marvin Gaye: questa canzone ha una velocità di 119 battiti al minuto e una durata di 11 minuti e 6 secondi e quindi è stato possibile eseguirla per tutta la serie. Questa scelta è stata dettata anche dalla necessità di evitare variazioni di tempo, ritmo, armonia o timbro che avrebbero potuto influenzare le reazioni psicologiche e neurofisiologiche.
Le osservazioni mostrano che, durante gli esercizi con la musica, i partecipanti riferivano più energia, un maggior numero di pensieri indipendenti dagli esercizi che stavano facendo e che gli allenamenti fossero percepiti come più brevi e stimolanti.
I cambiamenti osservati nel cervello durante l’esperimento hanno coinvolto la circonvoluzione frontale inferiore sinistra, un’area che integra le informazioni sensoriali, incluse quelle di affaticamento provenienti dai muscoli: più questa regione è risultata attiva meno i partecipanti hanno sperimentato affaticamento.
Questa ricerca ha il merito di aver definito a 120 battiti al minuto il tempo musicale utile per avere risultati positivi. Questo dato può aiutare a continuare l’allenamento nei momenti in cui la motivazione è minore o quando l’esercizio fisico risulta più faticoso, come per le persone obese. Cuffiette nelle orecchie e musica pop o rock, come “Don’t stop me now” dei Queen o “Dancing Queen” degli Abba.
Riferimenti: