Nuovi casi di “baby gang” in tutta Italia

Nuovi casi di “baby gang” in tutta Italia

Nuovi casi di “baby gang” in tutta Italia
Nuovi casi di “baby gang” in tutta Italia

Nuovi casi di “baby gang” in tutta Italia

Il nuovo anno si è aperto con una scia di notizie che riguardano reati commessi da minori in gruppo a cui i media hanno dato l’appellativo di baby gang. Gli episodi venuti a galla riguardano soprattutto le città di Napoli e Torino e descrivono gruppetti di ragazzi, spesso minorenni, che aggrediscono loro coetanei, coalizzandosi anche contro una sola vittima. Recentemente, a Milano, cinque ragazzi sono stati denunciati per danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio dopo il folle attacco distruttivo contro un vagone della metropolitana. A Salerno, le indagini hanno rivelato anche l’esistenza di un gruppo Whatsapp, chiamato “O’Sistem”, che i giovani utilizzavano per organizzarsi e darsi appuntamento di notte al fine di rompere i vetri di alcune autovetture parcheggiate in strada.

Intimidazione, aggressione e devastazione non sono gli unici reati di cui le baby gang si macchiano. Nel luglio 2017 la celebre attrice australiana Lucy Lawless (Xena, Spartacus) ha rimproverato alcuni ragazzi della “Lucca bene” che, alla vista di un ragazzo di colore, l’hanno schernito facendo il verso delle scimmie. L’attrice riporta anche che i ragazzi sono rimasti interdetti dal fatto che ci fosse un adulto che li riprendeva.

  • I fattori di rischio alla delinquenza nei giovani possono essere:
    individuali: come difficoltà di autoregolazione anche dovuta ad alti livelli di serotonina, bassi livelli di intelligenza, performance scolastiche insufficienti, mancanza di empatia;
  • familiari: per esempio, stile genitoriale permissivo o autoritario, episodi di criminalità in famiglia, genitori conflittuali o separati;
  • sociali: quali emarginazione dei pari, spesso per pregresso comportamento aggressivo, associazione con gruppi di pari antisociali, soprattutto in contesti dove i ragazzi non sono sufficientemente supervisionati.

Il maggiore fattore predittivo di un comportamento delinquenziale nel futuro è la sua presenza nel passato: senza un incentivo adeguato o un adulto che mostri come spezzare la catena, la via più semplice è continuare nello stesso modo familiare.

E’ evidente che, al di là delle modalità in cui si esibisce, il fenomeno ha come comune denominatore un tipo di delinquenza, quella giovanile, che deve essere necessariamente distinta da quella degli adulti. Anche se vi sono reati, come ad esempio quello di stupro di gruppo, che inducono nella tentazione di voler processare i colpevoli come adulti, questo può avere l’effetto collaterale di inserire i giovani all’interno di un contesto che, invece di rieducare, offre loro degli insegnanti del crimine come compagni di cella.

Il sistema penitenziario, a maggior ragione per i minori, svolge il duplice ruolo di ristabilire la giustizia per la vittima arrestando il colpevole e dando a quest’ultimo una pena proporzionale al crimine commesso. La pena deve essere in ogni caso correttiva e il colpevole dovrà essere aiutato a prendersi la responsabilità delle sue azioni e delle conseguenze. Quello appena descritto è il tipo di trattamento per delinquenti minorenni chiamato Restorative Justice (Berseth e Bouffard, 2013) il quale è indicato soprattutto per le fasce d’età inferiori ai 14 anni e al loro primo crimine.

Per minorenni che hanno commesso crimini più seri la ricerca mostra che la Multisystemic Therapy è la forma di trattamento più efficace contro le recidive, data la natura multifattoriale della delinquenza. La Multisystemic Therapy è stata creata proprio per i ragazzi con gravi problemi psicosociali e di comportamento. Utilizza tecniche mutuate dalla terapia strategica e strutturale familiare e la terapia cognitivo-comportamentale e la durata è da quattro a sei mesi. E’ un trattamento in cui i molti aspetti della vita del ragazzo vengono presi in considerazione, inclusi famiglia, scuola e gruppo di pari. Ne consegue che la terapia, lungi dall’avere un rigido programma di intervento, è costruita intorno al minore e alla sua specifica situazione e una delle linee guida è quella di diminuire la dipendenza dell’aggressore dal gruppo di pari disadattivo e aumentare il supporto familiare.

Oltre a riparare il danno, abbiamo anche bisogno di impedire all’origine che i giovani entrino nel circuito delinquenziale e questo può avvenire solo attraverso un corretto programma preventivo pubblico che tenga conto dei fattori di rischio e di chi a questi fattori è più esposto.

Qualsiasi trattamento, infatti, avrà sempre un costo più alto della prevenzione, qualunque sia il crimine. Questo non solo dal punto di vista economico ma soprattutto per il danno umano della vittima e del colpevole, vittima a sua volta.

Riferimenti

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