Omofobia, Bifobia e Transfobia in Italia – Parte III Assetto Familiare e Politica

Omofobia, Bifobia e Transfobia in Italia – Parte III Assetto Familiare e Politica

Omofobia, Bifobia e Transfobia in Italia

Photo by Yoav Hornung on Unsplash

La Famiglia

Sarebbe difficile sopravvalutare l’importanza della famiglia in Italia, e di conseguenza il ruolo che gioca nell’emarginazione delle persone LGBTQ+. La famiglia è una pietra miliare della società italiana, caratterizzata da una feroce lealtà e dalla fornitura di sostegno sia emotivo che materiale (Ruspini, 2009, p. 128).

All’interno dell’archetipo della famiglia italiana, c’è una pronunciata divisione del lavoro: donne e uomini “fanno genere” in modi distinti, riproducendo una visione eterosessista ed essenzialista di se stessi come immutabilmente diversi.
Ruspini (2009) descrive la divisione di genere del lavoro in Italia e come essa sia incorporata nell’economia dalle imprese familiari, che costituiscono circa l’80% delle imprese in tutti i settori (p. 122). Così, sia le famiglie che le imprese familiari contribuiscono all'”infrastruttura culturale ed economica [che] dipende fortemente dalle relazioni di genere ‘tradizionali’ [. . . e dal] modello a due sessi” (p. 122).

Nella misura in cui le famiglie sposano il tradizionale modello di famiglia dell’uomo che lavora e mantiene la moglie e della donna casalinga che bada ai bambini, esse contribuiscono alla marginalizzazione delle famiglie dello stesso sesso e di altri tipi di famiglie. Come altri studiosi hanno notato, questi radicati valori familiari tradizionali italiani cancellano tutte le coppie, tranne quelle eterosessuali, dal “riconoscimento dei diritti umani” di base (Condorelli, 2015, p. 1776). Come forza istituzionale e agente di socializzazione, la famiglia insegna le logiche sulla performatività di genere: la famiglia è dove i giovani imparano “come agire, cosa fare, [e] chi amare” (Ruspini, 2009, p. 122).

Tali lezioni raramente offrono spazio alle identità LGBTQ+; così, lo stigma e la paura di abbracciare la propria identità queer sono probabilmente il risultato della costruzione culturale del matrimonio come un’istituzione altamente sessuata e dei messaggi che le famiglie trasmettono ai figli.

Questo ha implicazioni per le persone che potrebbero tentare di formare una propria famiglia (Giunti & Fioravanti, 2017), come discuteremo più avanti.

Antagonismo politico

Vi è una forte corrente omofoba nella politica italiana che si rispecchia nella società civile. I partiti politici “tradizionalisti” di destra usano logiche simili a quelle proposte dal Vaticano: nella loro analisi dei dibattiti parlamentari riguardanti i diritti delle coppie omosessuali e dei loro figli, Lasio e colleghi (2018) spiegano che “forti resistenze conservatrici verso le famiglie queer” erano evidenti.
Le famiglie queer sono ancora viste come una minaccia all’ordine eterosessista e alla società stessa.
Gli autori concludono che uno degli obiettivi della politica italiana di destra sarebbe quello di “reprimere le alternative al modello egemonico di riproduzione e di parentela” (p. 9).
La mancanza di volontà politica di condannare i discorsi omofobi e i crimini anti-gay contribuisce alla loro perpetuazione. Nei paesi dell’UE senza una legislazione appropriata, come l’Italia, i politici di destra e i leader religiosi sono gli agenti principali del discorso omofobico (Callahan & Loscocco, 2021).

Un piccolo ma profondo movimento sociale italiano, le Sentinelle in Piedi, offre un caso di studio di omofobia politicamente organizzata. Le Sentinelle sono un movimento di protesta non confessionale che dispiega una retorica “pro famiglia” per opporsi direttamente all’inclusione legale delle famiglie queer (Righetti, 2016, p. 266). Formate ufficialmente nel 2013, le Sentinelle sono state motivate dalla proposta di legge antidiscriminazione LGBT (p. 268) in Italia; si sono ispirate all’omonimo gruppo francese “Les Veilleurs Debout”.

Va notato, tuttavia, che queste campagne transnazionali “anti-gender” condividono un lignaggio comune: cioè il Vaticano, che ha prodotto il termine “teoria del gender” per “[trasformare] la nozione di genere nella matrice ideologica di un insieme di riforme etiche e sociali aborrite” (Kuhar & Zobec, 2017; Paternotte & Kuhar, 2018, p. 11).

Sebbene le Sentinelle italiane si autodichiarino come non-confessionali, l’influenza della Chiesa Cattolica è molto chiara. Come il Vaticano, le Sentinelle in piedi respingono la “teoria del gender” e le teorie della costruzione sociale come mere tattiche politiche. Sostengono che tali teorie siano un “crimine d’opinione” (Righetti, 2016, p. 266) perché fanno valere che “nulla è sacro o naturale per l’uomo, poiché tutto è una creazione culturale e soggetto alla sua volontà illimitata” (pp. 282-83).

Righetti spiega che anche il riconoscimento delle soggettività queer è visto come una minaccia per le Sentinelle in Piedi e per tutte le italiane e gli italiani eterosessuali perché, secondo le Sentinelle, la legittimazione giuridica LGBT metterebbe in pericolo la naturalità attribuita al genere (p. 283).

Al fine di preservare la santità del binomio maschio-femmina – un principio centrale della piattaforma delle Sentinelle, così come quella del Vaticano e del più ampio movimento “anti-gender” in Europa – il genere e le altre forme sessuali devono essere esclusi.

Iconografia culturale e identità queer

Mentre il modello eterosessista a sfere separate di famiglia e genere continua ad avere una forte presa nella sfera politica, la cultura italiana “appare sospesa tra tradizione e modernità fluida” (Ruspini, 2009, p. 123). Ci sono influenze sociali concorrenti che offrono modelli alternativi di genere e sessualità; in un mondo digitale globalizzato, gli italiani hanno accesso a media che sconvolgono le nozioni essenzializzate di genere e celebrano relazioni, matrimoni e famiglie queer. All’interno dei confini italiani, le rappresentazioni nazionali di identità non tradizionali hanno un’influenza tangibile nello sconvolgere l’idea che mascolinità e femminilità siano opposte; la moda italiana, per esempio, è riuscita a ridefinire i ruoli di genere e ad avvicinare “elementi maschili e femminili” (p. 130). Tra le giovani generazioni italiane, vi è una marea crescente di “nuove” mascolinità e femminilità (p. 122), che offrono una varietà di possibilità quando si tratta di identità ed espressione di genere sia per gli uomini che per le donne. Eppure la rappresentazione positiva degli italiani queer è stata certamente meno prevalente che in altre parti del mondo, come gli Stati Uniti. L’analisi di Benozzo (2013) sul coming out di una celebrità italiana fa questa importante distinzione: in Italia, “non c’è un equivalente di Stonewall, nessun Harvey Milk italiano” (p. 337).

Questa mancanza di figure LGBTQ+ simboliche e di eventi in Italia rende difficile stabilire quella presenza culturale diffusa che potrebbe modificare gli atteggiamenti sociali e politici sulla comunità LGBTQ+ e i diritti civili. La visibilità della queerness è certamente in evoluzione, ma secondo Benozzo (2013), “in definitiva, non scalfisce i discorsi conservatori che circondano l’omosessualità in Italia” (p. 354). Questo suggerisce che le posizioni conservatrici hanno una presa più forte in Italia oggi di quanto non sia vero negli Stati Uniti e in altri Paesi dell’UE, anche se ci sono forti correnti omofobiche anche in questi ultimi Paesi.

Non è chiaro quanto ci vorrebbe per vedere un maggiore attivismo di fronte a tale conservatorismo e per più celebrità queer a riconoscere e celebrare liberamente le loro identità.

C’è un punto di svolta, forse? C’è stato un cambiamento piuttosto rapido nelle notizie sull’omofobia in Italia. Per esempio, uno studio sui quotidiani La Repubblica e L’Unità ha trovato un forte aumento nel numero di articoli che toccavano l’omofobia nel 2012 rispetto al 2002 (Rollé et al., 2015). Inoltre, i cambiamenti nella collocazione degli articoli nel 2012 – in sezioni come notizie, politica e sport – hanno mostrato che l’omofobia è diventata più rilevante e interessante per i lettori italiani. C’erano anche molti più articoli che andavano oltre la segnalazione di atti violenti, discutendo altre manifestazioni inquietanti di omofobia come l’abuso verbale o il disprezzo di sé. Mentre le notizie dimostrano la prevalenza dell’esclusione sociale e della discriminazione, il fatto che molte più storie vengano raccontate è un passo avanti.

Conclusioni

Riassumendo quanto detto finora, l’Italia è un’anomalia tra i suoi pari nell’Unione Europea (UE) a causa della sua resistenza all’inclusione, all’accettazione e alla legittimazione LGBTQ+. L’acquisizione di libertà civili – in particolare il diritto al matrimonio omosessuale – rimane un sogno rimandato per gli italiani queer, e la priorità dei diritti transgender ha appena iniziato ad essere vista in un discorso politico più ampio.

Ci auspichiamo che nei prossimi anni si possa ottenere un cambiamento a livello statale, culturale e interpersonale della società italiana, che porti le condizioni di vita delle persone LGBTQ+ a migliorare radicalmente (Callahan & Loscocco, 2021).

 

Riferimenti

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  • Ruspini, E. (2009). Italian forms of masculinity between familism and social change. Culture, Society and Masculinities, 1(2), 121–136.
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Autore/i dell’articolo

Dott. Alberto Infante
  • Dottore in Psicologia
  • Redattore Volontario per la ONLUS Il Vaso di Pandora - La Speranza dopo il Trauma
  • Content Creator per l'Istituto Beck

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