Ortoressia nervosa: disturbo alimentare o ossessivo-compulsivo?

Ortoressia nervosa: disturbo alimentare o ossessivo-compulsivo?

Ortoressia nervosa

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L’ortoressia, la cui etimologia riporta al significato di “appetito corretto”, indica la presenza di una fissazione estrema per mangiare i “cibi giusti”. La persona che ne è affetta tende a focalizzarsi sulla necessità di “mangiare sano”, escludendo numerosi cibi, e arrivando per esempio ad evitare uscite in pubblico pur di mangiare i cibi che ritiene corretti. Inoltre, la preparazione dei pasti può richiedere molto tempo, anche fino a tre ore al giorno (Varga et al., 2013). Si osservano dunque l’adesione rigida a regole alimentari selettive, preoccupazione persistente e ricorrente circa il cibo, e comportamenti compulsivi; per qualificarsi come condizione patologica, inoltre, deve comportare un disagio significativo per l’individuo, come complicazioni di tipo medico, stress elevato e/o un impatto negativo significativo in uno o più ambiti di vita (Cena et al., 2017). Ad oggi, nella comunità scientifica è in corso il dibattito sulla possibilità di considerare l’ortoressia un disturbo psichiatrico; se così fosse, è evidente come la condizione presenti caratteristiche riconducibili sia ai disturbi alimentari (DCA), sia al disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). Per questo motivo, Pontillo e collaboratori (2022) hanno realizzato un’analisi della letteratura, allo scopo di raccogliere evidenze circa la significatività clinica dell’ortoressia nervosa e il suo rapporto con le due condizioni sopra citate.

Lo studio

La metanalisi ha incluso dieci studi, pubblicati tra gennaio 2015 e marzo 2022, alcuni dei quali sostenevano che l’ortoressia fosse un disturbo alimentare a tutti gli effetti, secondo i criteri del DSM5, mentre altri affermavano che ortoressia e disturbi alimentari potessero presentarsi insieme. Solo due delle ricerche prese in esame sostenevano il collegamento con il disturbo ossessivo-compulsivo.

Risultati e conclusioni

L’analisi di Pontillo e colleghi ha evidenziato la tendenza prevalente a considerare l’ortoressia come una condizione patologica, invece che semplicemente come fenomeno comportamentale o inerente allo stile di vita degli individui. Rispetto al collegamento dell’ortoressia con i disturbi alimentari e quello ossessivo-compulsivo, la natura di questa relazione non è chiara: gli autori affermano che sono necessarie ulteriori ricerche, nello specifico studi di follow-up, per indagare l’andamento della condizione dall’esordio in poi, in modo da verificare se l’ortoressia precede o segue l’insorgenza dei disturbi alimentari e ossessivo-compulsivo, o se si manifesta nel contesto di uno di questi.

Riferimenti

Autore/i dell’articolo

Bacchio Roberta
Psicoterapeuta. Si occupa da diversi anni di disturbi dell’età evolutiva, e possiede esperienza in particolare nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi dello Spettro autistico. Attualmente esercita la libera professione in collaborazione con l’Istituto Beck for Kids di Roma.

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