I papà fanno la differenza…
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La cura paterna diretta è osservata nella maggior parte delle società umane con grande variabilità sia all’interno che attraverso le culture (Lamb, 2013).
Il coinvolgimento paterno ha conseguenze a lungo termine per i piccoli, migliorando la loro sopravvivenza, la salute mentale, le competenze cognitive e lo sviluppo socio-emotivo e pare oggi limitarsi sempre meno alla sola sicurezza, alle norme e alla protezione (Recalcati, 2017), configurandosi in un ruolo affettivo ed educativo più ampio (Pellai, 2019).
Sebbene i padri tendano a comportarsi in maniera distinta dalle madri, gli effetti a lungo termine della cura paterna sono simili a quelli della cura materna e sono legati al calore, alla reciprocità e alla cura (Lamb, 2010), con influenze importanti – indagate tanto dalla psicologia quanto dalle neuroscienze – anche sulla relazione madre-padre e sul legame emotivo tra i membri del nucleo di appartenenza (Feldman, 2000 e 2015).
Una vasta rassegna degli studi condotti in tale campo si trova in un recente articolo di Feldman, Braun e Champagne (2019). Gli autori prendono avvio dalla constatazione che, negli ultimi decenni, e specialmente nelle società occidentali, molti cambiamenti socioculturali hanno aumentato il numero di padri coinvolti nell’assistenza diretta alla prole, e che questa tendenza abbia portato ad una ripresa di interesse nella comprensione dei meccanismi e degli effetti di tale cura nei mammiferi.
Dalla rassegna si evince che in tutto il regno animale, il caregiving (o accudimento) paterno è stato osservato come un fenomeno altamente malleabile e flessibile, che presenta una grande variabilità tra e all’interno delle specie. Sulla base dei numerosi studi citati nella rassegna, l’emergere del comportamento paterno nell’animale maschio ha mostrato di essere accompagnato da una sostanziale plasticità neurale, e di essere modellato dalle precedenti e attuali esperienze di caregiving dell’individuo, dagli stimoli materni, da quelli della prole e dalle condizioni ambientali.
Gli autori notano come il coinvolgimento dei padri umani nella cura dei loro figli sia diventato un tema emergente: molti studi sulla paternità sono stati divulgati attraverso i media e hanno riformulato per esempio le leggi sulla custodia dei figli in Nord America, Europa e Australia.
Sebbene il legame madre-bambino sia stato celebrato in tutta la storia umana nella letteratura e nelle arti, il nuovo cosiddetto “papà coinvolto” – definito come un padre che partecipa a tutte le attività di educazione dei figli e considera la paternità una parte importante della propria identità – ha riformulato le teorie sull’esclusività della cura materna mentre, contemporaneamente, le conseguenze comportamentali, neurali e molecolari del caregiving paterno per i piccoli sono oggetto di indagine e sembrano avere outcome evidenti tanto sulle strutture cerebrali che sul comportamento manifesto (Feldman, Braun e Champagne, 2019).
La rassegna fa riferimento a diversi studi condotti su specie animali differenti, con dati elaborati dal neuroimaging e dall’osservazione comportamentale, e per quanto riguarda la specie umana gli autori citano, tra altre, le seguenti osservazioni:
- Il gioco del padre con il bambino è in genere più stimolante di quello della madre, in quanto implica la manipolazione fisica degli arti, il lancio del bambino nell’aria o lo spostamento del bambino nello spazio (Feldman et al., 2010).
- I padri di solito si impegnano in scambi fisici con i loro bambini in età prescolare, e un gioco fisico così eccitante comporta uno stretto contatto fisico, che contribuisce alla regolazione dell’aggressività nel bambino (Flanders et al., 2009);
- l’interazione con neonati, bambini e adolescenti è spesso diretta a elementi dell’ambiente e incoraggia l’esplorazione;
- i padri in genere insegnano ai bambini e agli adolescenti abilità di sopravvivenza specifiche per la cultura (e sottocultura) di appartenenza, e competenze sociali;
- i padri spesso stabiliscono momenti di eccitazione molto positiva (tra cui risate ed eccitazione motoria) con i loro bambini, insegnando loro a tollerare e regolare tali momenti (Feldman, 2003).
La futura ricerca cross-specie sugli effetti dell’assenza del padre e la trasmissione di influenze paterne attraverso le generazioni potrebbe consentire alla ricerca neuroscientifica e psicologica di comprenderne le implicazioni sociali in numerosi e importanti modi.
Riferimenti:
- Feldman,R., Braun, K., Champagne F. A. The neural mechanisms and consequences of paternal caregiving. Nature Reviews Neuroscience volume 20, pages 205–224 (2019).
- Feldman, R. The adaptive human parental brain: Implications for children’s social development. Trends Neurosci.38, 387–399 (2015).
- Feldman, R., Gordon, I., Schneiderman, I., Weisman, O. & Zagoory-Sharon, O. Natural variations in maternal and paternal care are associated with systematic changes in oxytocin following parent-infant contact. Psychoneuroendocrinology 35, 1133–1141 (2010).
- Feldman, R. Infant–mother and infant–father synchrony: the coregulation of positive arousal. Infant Ment. Health J. 24, 1–23 (2003).
- Feldman, R. Parents’ convergence on sharing and marital satisfaction, father involvement, and parent-child relationship at the transition to parenthood. Infant Ment. Health J. 21, 176–191 (2000).
- Flanders, J. L., Leo, V., Paquette, D., Pihl, R. O. & Séguin, J. R. Rough-and-tumble play and the regulation of aggression: an observational study of father–child play dyads. Behav. 35, 285–295 (2009).
- Lamb, M. E. (2013) The Father’s Role: Cross Cultural Perspectives.
- Lamb, M. E. (2010) The Role of the Father in Child Development. John Wiley & Sons.
- Pellai, A. (2019) Da uomo a padre. Il percorso emotivo della paternità. Mondadori.
- Recalcati, M. (2017) Cosa resta del padre? La paternità nell’ epoca ipermoderna. Raffaello Cortina.