Mi scusi, ci conosciamo? Come la percezione facciale viene alterata dall’uso della mascherina

Mi scusi, ci conosciamo? Come la percezione facciale viene alterata dall’uso della mascherina

Percezione facciale

Photo by cottonbro on Pexels

Il volto è uno tra gli stimoli visivi più informativi e significativi della percezione umana, e svolge un ruolo unico all’interno delle interazioni quotidiane comunicative e sociali, fornendo una grande varietà di segnali.

Anche solo grazie ad una breve presentazione del volto di una persona, infatti, riusciamo a cogliere con estrema velocità aspetti quali identità, razza, sesso, età, emozioni, attitudini, ecc.

Pertanto, il riconoscimento dei volti, e dei segnali che essi veicolano, costituisce una delle più importanti abilità in nostro possesso, in quanto influenza la formazione dei legami relazionali con i membri del proprio gruppo sociale.

Gli esseri umani sono da sempre grandi esperti di riconoscimento facciale, in grado di memorizzare e ricordare molti volti per tutta la vita.

Nel periodo storico attuale, tuttavia, lo sforzo che tutto il mondo sta facendo per combattere la trasmissione del COVID-19, ci porta alla necessità di indossare delle mascherine come strumento di protezione e tutela del rischio di contagio.

Tutto ciò ha conduce inevitabilmente ad una nuova dimensione del riconoscimento facciale: i volti appaiono parzialmente coperti, e riusciamo a visualizzare solo la parte superiore di questi, ovvero gli occhi.

L’ipotesi olistica

Secondo l’ipotesi olistica l’elaborazione del volto avviene, normalmente, attraverso una codifica simultanea di singole strutture facciali integrate in un unico percetto globale. Maurer e colleghi (2002) distinguono tre tipi di processi di configurazione che contribuiscono alla percezione del viso:

  1. Rilevazione delle relazioni di primo ordine che definiscono i volti (cioè, due occhi sopra il naso e la bocca);
  2. Integrazione delle caratteristiche in una gestalt coerente;
  3. Elaborazione delle relazioni di secondo ordine tra le caratteristiche.

Ricerche neuropsicologiche hanno dimostrato che le alterazioni dell’elaborazione olistica sono associate a deficit nelle capacità di percezione del viso. Ad esempio, difficoltà specifiche nell’elaborazione olistica sono state osservate in persone con prosopagnosia, congenita o acquisita (Busigny et al., 2010; Ramon et al., 2010; Avidan et al., 2011; Tanzer et al., 2013).

Le mascherine utilizzate come strumento per combattere la diffusione del virus, nascondendo la parte inferiore del viso, compresa la zona della bocca e del naso, fanno si che alcuni aspetti dell’elaborazione olistica vengano ostacolati.

Lo studio recente

Per esaminare l’effetto dovuto al fatto di indossare mascherine, i ricercatori del Dipartimento di Psicologia della BGU e del Dipartimento di Cognitive e Brain Sciences (Freud et al., 2020) hanno utilizzato una versione modificata del Cambridge Face Memory Test, lo strumento standard per la valutazione della percezione facciale. Lo studio è stato condotto online su un ampio gruppo di quasi 500 persone.

I risultati mostrano come la percentuale di successo nell’identificazione del volto di qualcuno che indossava una mascherina era ridotta del 15%. Questo ha l’effetto di condurre ad errori nel riconoscimento di volti noti (persone che conosciamo) o in alternativa, nel riconoscere come noti volti sconosciuti. Inoltre, il fatto di indossare mascherine per il volto potrebbe confondere e mettere ancora più in difficoltà, persone che presentano già deficit nelle capacità di elaborazione facciale (prosopagnosia).

Il team di ricerca ha inoltre portato alla luce il fatto che l’utilizzo delle mascherine interferisce in modo specifico con l’abilità di elaborazione olistica del volto. Al contrario, l’utilizzo della mascherina ci porta ad attuare un’elaborazione singola del viso (caratteristica per caratteristica), ovvero una strategia meno accurata e più lenta di riconoscimento.

Invece di guardare l’intero volto, ora siamo costretti a guardare gli occhi, il naso, le guance e altri elementi visibili separatamente per costruire un’intera percezione del viso – cosa che eravamo abituati a fare all’istante“, riferiscono i ricercatori.

Questi cambiamenti nelle capacità di elaborazione e riconoscimento, potrebbero avere effetti significativi sulle attività della vita quotidiana, comprese le interazioni sociali, così come su altre situazioni coinvolgono le interazioni personali.

Conclusioni

Precedenti ricerche già alludevano alle notevoli differenze individuali nelle capacità di percezione del viso anche all’interno della popolazione normale. Agli estremi (o al di fuori) del range normale, ci sono individui che sono eccezionalmente bravi nella percezione del viso (super-riconoscitori) ma anche individui con gravi deficit nella percezione del viso (prosopagnosia).

L’attuale studio fornisce nuove prove a sostegno dei cambiamenti quantitativi e qualitativi che avvengono durante l’elaborazione di un volto coperto da mascherina.

Questi cambiamenti nelle abilità di elaborazione potrebbero condurre ad effetti significativi sulle attività della vita quotidiana, comprese le interazioni sociali, così come altre situazioni che coinvolgono interazioni personali, conducendo ad una maggiore disimpegno sociale e diminuzione del livello di confidenza sociale (Lane et al., 2018).

 

RIFERIMENTI

  • Freud, E., Stajduhar, A., Rosenbaum, R. S., Avidan, G., & Ganel, T. (2020). The COVID-19 pandemic masks the way people perceive faces. PsyArXiv. doi:https://doi.org/10.31234/osf.io/zjmr8
  • Lane, J. et al. Impacts of impaired face perception on social interactions and quality of life in age-related macular degeneration: A qualitative study and new community resources (2018). PLoS ONE 13, e0209218.
  • Maurer, D., Grand, R. L. & Mondloch, C. J. (2002). Te many faces of configural processing. Trends Cogn. Sci. 6, 255–260.
  • Ramon, M., Busigny, T. & Rossion, B. (2010). Impaired holistic processing of unfamiliar individual faces in acquired prosopagnosia. Neuropsychologia 48, 933–944.
  • Avidan, G., Tanzer, M. & Behrmann, M. (2011). Impaired holistic processing in congenital prosopagnosia. Neuropsychologia https://doi. org/10.1016/j.neuropsychologia.2011.05.002.
  • Tanzer, M., Freud, E., Ganel, T. & Avidan, G. (2013). General holistic impairment in congenital prosopagnosia: Evidence from Garner’s speeded-classifcation task. Cogn. Neuropsychol. 30, 429–445.

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Salvati Morena
Psicologa, psicoterapeuta in formazione. Si occupa da diversi anni di disturbi dell’età evolutiva, e possiede esperienza in particolare nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi dello Spettro autistico e dei disturbi del comportamento. Attualmente esercita la libera professione in collaborazione con l’Istituto Beck for Kids di Roma.

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