Una pianta preistorica è la cura contro la demenza

Una pianta preistorica è la cura contro la demenza

Una pianta preistorica è la cura contro la demenza
Una pianta preistorica è la cura contro la demenza

Una pianta preistorica è la cura contro la demenza

Sono anni che vanno avanti le ricerche sugli effetti cognitivi della Ginkgo Biloba sulla popolazione anziana e gli ultimi risultati sono molto incoraggianti.

Cominciamo con il descrivere la Ginkgo Biloba, la pianta vivente più antica del pianeta, risalente addirittura a 250 milioni di anni fa. Se questa cifra non basta a renderla speciale, riportiamo anche che sei esemplari di questa pianta sono sopravvissuti all’esplosione atomica di Hiroshima e ancora prosperano. I guaritori indiani ayurvedici lo usavano come ingrediente per preparare un elisir di lunga vita, dato che questa pianta può vivere fino a 1000 anni. Anche se ormai diffusa in Europa, la Ginkgo è originaria della Cina ed è considerata sacra, tanto da essere spesso piantata vicino ai templi.

Dal punto di vista degli effetti sul corpo umano, è soprattutto l’estratto della pianta, dal nome per nulla poetico di EGb761, a essere stato analizzato in numerosi e importanti studi. Infatti, vi sono chiare evidenze scientifiche che questa pianta abbia proprietà neuroprotettive, migliori le neurotrasmissioni e la funzione mitocondriale, renda il sangue più fluido. In particolare, riesce a stabilizzare e addirittura rallentare il declino cognitivo e i cambiamenti funzionali e comportamentali dei pazienti con demenza e disabilità cognitive.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la demenza colpisce l’8% delle persone sopra i 65 anni e addirittura il 20% sopra gli 80 anni. Definita una priorità mondiale di salute pubblica, aumenta ogni anno di 7,7 milioni di nuovi casi e comporta un’enorme pressione sulla spesa pubblica.

L’80% delle persone che sviluppano demenza tende ad avere anche sintomi neuropsichiatrici che coinvolgono il comportamento e l’affettività, per esempio depressione, aggressività, ritiro sociale, rifiuto delle cure, disturbi del sonno. Questi sintomi sono significativamente più prevalenti in soggetti con lievi disabilità cognitive rispetto alle persone con normale invecchiamento cognitivo e predicono un futuro sviluppo della demenza. La buona notizia è che proprio in questi pazienti la EGb761 ha un effetto positivo più evidente.

Come provato dagli studi, la molecola del Ginkgo Biloba è molto tollerata e ha un buon profilo di sicurezza. Questo è un dato particolarmente importante in quanto l’uso di questo estratto dovrebbe essere a lungo termine. Una meta-analisi svolta nel 2017 (Savaskan et al.) ha mostrato come il trattamento di durata tra 22 e 24 settimane ha migliorato i sintomi comportamentali e psicologici della demenza e ridotto la loro incidenza. Non solo: è stata anche verificata la riduzione dello stress percepito da chi si prende cura delle persone con demenza a cui è stata somministrata la EGb761.

Concludiamo ricordando che tutti invecchiamo e che la popolazione stessa sta invecchiando molto velocemente, rendendo sempre più onerosa la cura in termini economici e sociali. I risultati di questi importanti studi, quindi, sono particolarmente benvenuti perché hanno un impatto positivo su tutti noi.

Benino Argentieri

Riferimenti:

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