Poliamore: coppia primaria e secondaria a confronto
Poliamore: coppia primaria e secondaria a confronto
Una relazione poliamorosa è diversa dalla più famosa “coppia aperta”: l’enfasi, infatti, non è sulla possibilità di avere partner sessuali occasionali, ma sull’investimento sia sessuale che romantico con più partner. Le forme di relazioni poliamorose sono molteplici: un membro di una coppia impegnato con una terza persona, una coppia che frequenta un terzo, due coppie in relazione tra loro o ancora un numero indefinito di persone in diverse configurazioni relazionali.
Una di queste configurazioni più discusse (e qui investigata) è quella con una diade primaria e relazioni secondarie, dove la prima costituisce un nucleo fondamentale di investimento emotivo e sul futuro (spesso i membri della coppia primaria coabitano o sono sposati), mentre nelle seconde l’impegno di tempo e attenzioni è meno intenso. Questa differenza può accadere per circostanze o libera scelta.
Secondo la letteratura, le coppie monogame e quelle poliamorose non differiscono in soddisfazione, impegno, qualità della relazione o benessere psicologico dei partner. Tuttavia vi sono delle peculiarità della relazione poliamorosa che occorre investigare per comprendere come gli individui coinvolti pensano, si sentono e comportano nelle loro relazioni. Una prima differenza è lo stigma sociale verso forme di relazione romantica diverse da quella monogama: se da un lato la relazione primaria gode dell’accettazione di famiglia e amici, la relazione secondaria spesso, invece, viene nascosta per evitare giudizi negativi e la letteratura mostra che si tende a investire significativamente meno in una relazione stigmatizzata.
La qualità della comunicazione (su livello di intimità, di condivisione delle esperienze, limiti, accordi, ecc.) sembra particolarmente alta tra i partner nella relazione primaria: questi sono fattori ritenuti importanti per il mantenimento della relazione in sé ma anche di quelle secondarie.
Inoltre, la relazione primaria copre più aspetti di investimento (per es. coabitazione, bambini, condivisione finanziaria) che non possono, quindi, essere soddisfatti nella relazione secondaria. Anche perché alcuni tipi di investimento per maturare necessitano di un tempo che la relazione secondaria non ha (ancora) avuto. La relazione primaria è, dunque, associata a maggiore accettazione sociale, investimento, comunicazione, impegno e minore segretezza e, quindi, potrebbe soddisfare maggiormente le variabili che, secondo il Modello dell’investimento di Rusbult, motivano a mantenere una relazione.
Esistono pertanto alcuni deterrenti sullo sviluppo di una vera interdipendenza nelle relazioni secondarie: stigma sociale (e conseguente stress psicologico) e minore possibilità di soddisfare gli investimenti tipici. L’unico aspetto che privilegia le relazioni secondarie è il maggiore tempo speso in attività sessuali, caratteristica delle relazioni più nuove. Tuttavia questo potrebbe influenzare positivamente anche la relazione primaria: in termini di espansione del sé e di minore pressione sulla coppia quando alcuni dei bisogni dei partner sono soddisfatti al di fuori.
In conclusione, sembrerebbe evidente che le relazioni poliamorose non si instaurano per insoddisfazione della relazione primaria ma per scelta e capacità dei partner di gestire più relazioni romantiche. Lo stigma sociale influenza negativamente soprattutto le relazioni secondarie, con possibili ricadute negative anche sulla relazione primaria. Poiché circa il 4-5% delle persone si dichiarano coinvolte in un qualche tipo di relazione non monogama, sarebbe auspicabile che gli stessi modelli e teorie delle relazioni non presupponessero o generalizzassero la monogamia e che maggiori studi possano essere condotti sui diversi tipi di relazione.
Benino Argentieri