La pornografia facile online aumenta il comportamento sessuale aggressivo?
Avere a portata di mano uno smartphone per andare su internet vuol dire avere la libertà di accesso a un vero e proprio universo di informazioni. Cosa fare con queste informazioni è una responsabilità individuale. Ma cosa accade quando i fruitori di internet sono bambini e adolescenti?
Sembra che un quarto dei bambini a sei anni possegga già uno smartphone e quasi metà di questi lo usano fino a 21 ore settimanali. Questo nonostante, secondo i genitori, l’età più appropriata per cominciare ad avere uno smartphone siano gli 11 anni. Ma le preoccupazioni dei genitori sembrano rimanere piuttosto ideali e poco concrete, visto che 8 genitori su 10 non limitano il tempo che i loro figli passano al telefono e addirittura il 75% non disabilita la ricezione dati per permettere ai loro figli di fare solamente telefonate e inviare sms.
Questo significa che, senza controllo appropriato, i ragazzi possono anche arrivare a contenuti non propriamente indicati per loro. La pornografia è un esempio di tutto questo. Sono almeno due decenni che, con l’introduzione di internet, la pornografia è diventata facilmente fruibile: parliamo della facilità con cui non solo la pornografia viene esperita come spettatori ma vi è anche una relativa facilità di pubblicare e diffondere materiale sessualmente esplicito di se stessi, in un trend sempre più comune tra gli adolescenti. La mancanza di un’appropriata educazione sessuale, anche sull’approccio al mezzo tecnologico, lascia i ragazzi quasi completamente esposti ai rischi.
Uno di questi, data la facilità di accesso ai contenuti pornografici, è il comportamento sessuale compulsivo il quale sembra essere in aumento in svariate regioni del pianeta, rendendolo un fenomeno globale. La naturale curiosità degli adolescenti verso l’argomento “sesso” incontra il facile accesso senza monitoraggio alla pornografia online. Quale è l’impatto sui nostri ragazzi? Una recensione di quest’anno (Owens et al., 2018) ha cercato di rispondere a questa domanda, cercando atteggiamenti, credenze, comportamenti, concetti di sé, sviluppo sociale e cerebrale.
Dalle ricerche sembra chiaro che i ragazzi che consumano pornografia potrebbero sviluppare credenze sessuali lontane dalla realtà, in particolare livelli più alti di atteggiamenti sessuali permissivi, preoccupazioni riguardo al sesso e un’età più giovane in cui si comincia a sperimentare l’intimità sessuale.
Dei risultati particolarmente importanti sono quelli che collegano negli adolescenti il consumo di pornografia che rappresenta violenza con livelli più alti di comportamento sessuale aggressivo: questi dati, seppure non corroborati da tutte le ricerche, indicherebbero comunque che il rischio sia più alto nei giovani maschi con una predisposizione verso comportamenti sessuali aggressivi (4 volte di più). I maschi con una certa combinazione di fattori di rischio hanno più probabilità di venire a contatto con contenuti pornografici dove viene rappresentata violenza, ma non solo: una volta esposti a tali contenuti, è probabile che ne vengano influenzati i loro atteggiamenti di accettazione della violenza contro le donne. Sembra inoltre che essere esposti a questo tipo di materiale durante la pubertà aumenta la probabilità di mettere in atto molestie sessuali tra i 15 e i 17 anni.
Occorre ricordare che spesso gli adolescenti non hanno la possibilità, oltre al sesso visto online, di avere esperienze in prima persona che possano fornire un apprendimento diverso sull’argomento. Potrebbero, quindi, mettere in pratica comportamenti sessuali dettati dall’internalizzazione di una concezione falsata della sessualità.
Allo stesso modo, venire a contatto con materiale sessualmente esplicito durante l’infanzia potrebbe contribuire a sviluppare atteggiamenti psicopatici e antagonistici e una visione distorta della sessualità.
L’impatto a lungo termine necessita di investigazione ulteriore, visto anche che la libera fruibilità dei contenuti pornografici in giovane età è una situazione nuova e con aspetti decisamente differenti dall’epoca pre-internet. Minimizzare i rischi di effetti negativi è un dovere sociale appannaggio tanto dei professionisti della salute mentale quanto di insegnanti, educatori e genitori.
Riferimenti: