Pubblicità tv sul gioco d’azzardo: incentivano la dipendenza?

Pubblicità tv sul gioco d’azzardo: incentivano la dipendenza?

Pubblicità tv sul gioco d’azzardo: incentivano la dipendenza?
Pubblicità tv sul gioco d’azzardo: incentivano la dipendenza?

Pubblicità tv sul gioco d’azzardo: incentivano la dipendenza?

Ultimamente rilasciata una nuova pubblicità di Unibet: si tratta di “un’azienda esperta nel capire ciò di cui i giocatori hanno veramente bisogno per fare scommesse che potenzino la passione per il gioco”, come riportato nel loro sito. Per gli addetti ai lavori dell’ambito psicologico, questa pubblicità sembra presa dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM). Vediamo di capire perché.

È interessante vedere come le parole recitate e che appaiono sullo schermo in quei 60 secondi sembrano far leva proprio sui bisogni e le credenze delle persone dipendenti dal gioco:

  • “siete molti”: quindi non siete soli e, se lo fanno in molti, è tutto normale;
  • “non siete fortunati, siete intelligenti”: le vincite sono il risultato della vostra bravura e non della fortuna, dunque potete applicare le vostre “strategie” che in realtà non hanno alcuna valenza nelle slot machine, anzi: quelle elettroniche che spesso si trovano nei bar sono programmate per ridurre le probabilità di vincita;
  • “non vi piace vantarvi, ma amate i riconoscimenti”: è la gratificazione che deriva da una vincita e che invoglia a riprovarci;
  • “non è una questione di soldi, ma vi piace vincere”: purtroppo per molti parte spesso come una questione, anzi un bisogno di soldi e poi si entra nel vortice della dipendenza dalla vittoria;
  • “non vi riconoscete nello stereotipo del giocatore”: purtroppo, molte persone avrebbero bisogno del supporto di uno psicologo ma neppure riconoscono di avere una dipendenza.

È sicuramente peculiare il fatto che la legislazione italiana non sia intervenuta finora sulla pubblicità di un servizio “vietato ai minori e può causare dipendenza patologica”, come hanno comunque l’obbligo di recitare le reclame. Al contrario, in Italia è dal 1962 che viene vietata “la propaganda pubblicitaria di qualsiasi prodotto da fumo”, in virtù degli effetti negativi sulla salute di sigarette e affini. Certo, il tabacco viene ancora venduto anche se, notizia più che positiva, per una serie di fattori ha visto una calo delle vendite del 25,1% nel decennio 2004-2014.

Il gioco d’azzardo legalizzato, invece (come le slot machine) ha visto in Italia una crescita dell’8%, con addirittura una slot machine ogni 143 abitanti, primato italiano, contro quasi la metà in Germania (una ogni 261 abitanti). Questi numeri possono sembrare astratti ma rendono meglio l’idea quando affiancati ai seguenti: se solamente 7 mila persone si sono rivolte alle Asl per problemi di dipendenza da gioco d’azzardo, i giocatori abituali sono 2,5 milioni. Non è possibile quantificare quelli che avrebbero bisogno di sostegno psicologico per risolvere un problema di dipendenza ma è evidente che soprattutto il mancato riconoscimento del problema potrebbe portare a una serie di conseguenze negative sulla persona e sulla sua famiglia.

Nel DSM-5 questa problematica è stata inserita nelle “dipendenze comportamentali” e, alla stregua di altre dipendenze come quella da sostanze stupefacenti, è caratterizzata da una graduale perdita di controllo in termini di tempo speso giocando, la frequenza del gioco e le somme di denaro usate. Ne consegue che la dipendenza da gioco d’azzardo monopolizza il tempo a disposizione, vengono trascurati impegni e relazioni e viene speso più denaro di quanto si abbia a disposizione, forzando a chiedere prestiti o scivolare nella spirale dell’usura, trascinando con sé la propria famiglia.

Alcuni dei fattori di rischio individuali di tale dipendenza sono: alta impulsività, depressione, basse apertura mentale, coscienziosità e fiducia negli altri, ricerca di emozioni positive. Inoltre, le condizioni finanziarie sfavorevoli e le crisi economiche costituiscono fattori di rischio esterni molto influenti.

Poiché non possiamo sperare in un mercato etico dove il benessere degli acquirenti venga prima del guadagno, dovrebbe comunque esserci più senso di responsabilità per quello che viene mandato in onda e, oltre alle pubblicità delle grandi società, più tempo dovrebbe essere dato nei media per descrivere il problema delle dipendenze e offrire informazioni su come ricevere sostegno e uscirne. 

Riferimenti:

Se hai bisogno di aiuto o semplicemente vuoi contattare l’Istituto A.T. Beck per qualsiasi informazione,
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