In Europa la più alta qualità della vita
Dal 17 al 20 settembre scorso si è tenuta a Roma la riunione del Comitato regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Europa. Durante questo evento sono stati analizzati i dati raccolti per il European Health Report 2018, un resoconto dello stato di salute dei diversi Paesi che compongono l’Unione Europea.
Il Vecchio Continente non se la passa male, al contrario: è proprio qui che abbiamo il senso di salute e il benessere più alti del pianeta. Gli europei, infatti, vivono più a lungo, in media un anno di più rispetto a cinque anni fa: è stato registrato, infatti, -25% di morti dall’inizio di questo secolo e ogni anno c’è un 2% in meno di decessi all’anno causati dalle malattie non comunicabili, come quelle cardiovascolari e respiratorie croniche, le diverse forme di tumore e il diabete.
La differenza di aspettativa di vita tra nazione e nazione è diminuita, passando da 16,8 anni a 11,5 nel 2015. L’Italia, è risaputo, ha una delle popolazioni più longeve, classificandosi al secondo posto.
L’Europa ha anche una qualità della vita più alta: si registra una media del 6 (in una scala da 0 a 10), anche se vi sono importanti differenze tra i vari Stati che vanno risolte. Come vanno risolti altri problemi quali:
la dipendenza da nicotina, che riguarda un terzo delle persone sopra i 15 anni e, se vi sembra poco, il rapporto ci dice che è il più alto del mondo;
il numero crescente di casi di sovrappeso, che riguardano più della metà della popolazione, e un’incidenza crescente;
il consumo di alcool più alto del mondo, seppure in declino ma con punte di 15 litri a persona all’anno;
il recente spauracchio degli effetti collaterali dei vaccini che hanno fatto comparire esplodere epidemie di morbillo e rosolia.
Il rapporto viene pubblicato ogni tre anni con lo scopo di monitorare i progressi fatti in Europa rispetto agli obiettivi del piano Health 2020, che vorrebbe vedere un sistema sanitario universale equo e le persone consapevoli delle importanti decisioni di salute che impatteranno la loro vita come quella di chi sta intorno a loro.
Anche gli studi cercano di migliorarsi con il passare del tempo. Il titolo della relazione di quest’anno è stato “More than numbers – Evidence for all” (“Più che numeri – prove per tutti“), una chiara indicazione che per misurare fenomeni complessi come la salute non ci si può rivolgere solo ai dati statistici ma c’è bisogno di raccogliere anche le esperienze soggettive, i dati più qualitativi che quantitativi, come quelli che misurano la soddisfazione di vita.
Riferimenti: