I ragazzini intrappolati nella grotta in Thailandia: quali i rischi psicologici
La notizia dei ragazzi intrappolati nella grotta in Thailandia per oltre due settimane ha fatto il giro del mondo nell’inizio dell’era tecnologica in cui quello che accade dall’altra parte del pianeta ha la stessa eco che se avvenisse direttamente dietro casa.
Tutto è cominciato il 23 giugno 2018, quando la squadra locale di calcio Wild Boars, un gruppo di 12 ragazzini di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, si è avventurata assieme all’assistente allenatore nelle grotte di Tham Luang. A causa delle condizioni meteorologiche instabili, l’acqua delle piogge si è riversata nei corridoi bloccando il passaggio verso l’uscita. Qualche ora dopo, la guardia forestale del luogo ha trovato zaini e altri oggetti di proprietà dei ragazzini all’ingresso della grotta e ha dato l’allarme.
È stato organizzato un complesso sistema di salvataggio che ha raggruppato i migliori speleologi del pianeta provenienti da diverse nazioni. Dopo nove giorni, il gruppo è stato trovato su una zona che affiorava dall’acqua a oltre 4 km dall’uscita, tutti fortunatamente vivi. A causa delle piogge e dell’accidentato percorso, avrebbero dovuto imparare a nuotare in condizioni estremamente difficili o attendere mesi che il livello dell’acqua calasse a sufficienza alla fine della stagione delle piogge. È stato deciso di portare fuori i ragazzini una alla volta, condotti da due sommozzatori ciascuno.
Malnutriti e disidratati, i ragazzini sono comunque apparsi in salute sufficientemente buona. La mancanza di luce solare ha portato loro a perdere la cognizione del tempo e l’alterazione del ritmo circadiano potrebbe aver preceduto problemi nel metabolismo e la secrezione di ormoni coinvolti nella risposta allo stress, nella temperatura del corpo, nella funzionalità dell’apparato digerente.
Secondo gli specialisti della salute mentale, sarebbe stato molto preoccupante se l’opzione obbligata fosse stata quella di tenere i ragazzini nella grotta per mesi: stiamo, infatti, parlando di una situazione di vita o di morte, in cui le precarie condizioni sulla roccia su cui sono rimasti cambiavano di momento in momento con il livello delle acque, al buio, senza mezzi di sostentamento, lontano dai loro genitori.
È molto probabile che i ragazzini abbiano vissuto paura, confusione, ansia per non sapere se e quando sarebbero stati salvati. Diversamente dagli adulti, che provano a valutare razionalmente l’accaduto, i bambini hanno meno risorse per affrontare emotivamente una situazione di pericolo, in un’età durante la quale fanno ancora molto affidamento sui genitori e le loro reazioni per capire come reagire. In condizioni come quelle vissute è probabile che svilupperanno un disturbo post-traumatico da stress con sintomi quali:
- iperattivazione emotiva, con alti livelli di allerta e di tensione;
- difficoltà cognitive quali concentrazione e memoria;
- flashback o incubi in cui rivivono il tempo passato nella grotta;
- evitamento di situazioni simili, come spazi chiusi e al buio.
Questi sintomi potrebbero apparire anche non immediatamente ma dopo un primo periodo di gioia ed euforia successivo all’uscita dalla grotta. Sarà sicuramente cura dei professionisti thailandesi seguire questi ragazzini nei prossimi giorni e offrire supporto anche ai loro genitori i quali, seppure in maniera diversa, sono stati comunque protagonisti di una brutta avventura conclusasi nel migliore dei modi.
Riferimenti: