L’utilizzo della realtà virtuale immersiva come trattamento per le fobie specifiche nei disturbi dello spettro autistico

L’utilizzo della realtà virtuale immersiva come trattamento per le fobie specifiche nei disturbi dello spettro autistico

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Photo by Giu Vicente on Unsplash

Il ruolo dell’ansia nel disturbo dello spettro autistico

Recenti ricerche mettono in evidenza come i disturbi dello spettro autistico siano spesso associati ad una qualche forma di disturbo d’ansia.

Circa la metà dei bambini con autismo presenta infatti anche un disturbo d’ansia in comorbidità (Simonoff et al., 2008, Maskey et al., 2013). La fobia specifica (definita dal DSM-5 come una paura estrema o irrazionale di un oggetto o una situazione) è una delle più comuni presentazioni di ansia nell’autismo, con stime di prevalenza che vanno dal 31 al 64 % (Leyfer et al.,2006; Mattila et al. 2010). La natura delle fobie per i bambini con autismo può assumere forme diverse, differenziandosi dalle classiche paure provate dai bambini. Le persone con autismo sperimentano un’alterata percezione degli stimoli sensoriali: possono essere particolarmente e perfino dolorosamente sensibili ad alcuni suoni, tessuti, gusti e odori o rumori (l’aspirapolvere, il suono del citofono, uno scoppio improvviso, la caduta di un oggetto, ecc). Inoltre, le persone con autismo manifestano il forte desiderio di prevedibilità: hanno bisogno di conoscere in anticipo i cambiamenti rispetto alla routine, hanno necessità di una certa dose di anticipazione rispetto ai luoghi che visiteranno o le situazioni che andranno a sperimentare. In virtù di queste caratteristiche peculiari, le fobie possono dunque manifestarsi in una maniera spesso “insolita” o atipica. Possono presentarsi sottoforma di paura per una specifica situazione (ad esempio, visitare un luogo particolare), per oggetti quotidiani (servizi igienici, macchine, alimenti) o per persone con determinate caratteristiche fisiche (Mayes et al., 2013).

Queste difficoltà molto spesso hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana della persona e della famiglia, interferendo con l’apprendimento. Inoltre sono state associate a livelli più elevati di comportamenti autostimolatori come stereotipie o manierismi (Evans et al., 2005).

Il trattamento cognitivo-comportamentale della fobia specifica

La terapia cognitivo-comportamentale prevede l’utilizzo di tecniche di esposizione graduata per il trattamento delle fobie specifiche. I protocolli tradizionali di esposizione graduata possono però rivelarsi inefficaci nel trattamento delle fobie nelle persone con autismo. L’esposizione graduata infatti generalmente prevede una prima fase in cui la persona si desensibilizza all’oggetto temuto: la persona immagina l’oggetto temuto o la situazione in un paradigma di gerarchia di esposizione che progredisce gradualmente fino ad arrivare all’esposizione in vivo. Le persone con autismo spesso sperimentano difficoltà con l’immaginazione e il pensiero astratto, e ciò può rendere difficoltoso produrre e controllare scene in immaginazione. Inoltre, al passaggio verso l’esposizione nel mondo reale la persona con autismo può sentirsi troppo in ansia a causa della potenziale incontrollabilità degli stimoli; tutti questi fattori possono condurre ad una scarsa efficacia del trattamento. L’utilizzo della realtà virtuale potrebbe essere d’aiuto nel superare queste limitazioni.

L’utilizzo della realtà virtuale nei disturbi dello spettro autistico

Sempre più spesso ci si avvale di nuove tecnologie, come la realtà virtuale (VR), con la popolazione neurotipica, come supporto a tecniche di trattamento tradizionali. La realtà virtuale è stata utilizzata con successo per migliorare varie abilità, ad esempio la comprensione sociale (Mitchell et al.,2007), le abilità di colloquio di lavoro (Smith et al.2014), le abilità di guida (Bian et al.,2013) ecc. Per le persone con autismo che hanno delle fobie specifiche, l’utilizzo della realtà virtuale può offrire un’alternativa alle classiche gerarchie di esposizione utilizzate nella terapia cognitivo- comportamentale tradizionale. La realtà virtuale di tipo immersivo consente infatti al team terapeutico di ricreare la situazione fobica attraverso la produzione di scene generate da computer, riducendo in questo modo la dipendenza dall’utilizzo dell’immaginazione e della capacità di pensiero astratto. La realtà virtuale immersiva permette inoltre che l’esposizione sia altamente controllabile e che si possa lavorare sulla gerarchia di stimoli ansiogeni in maniera sicura e calibrata. In più, questa tecnica consente di lavorare simultaneamente con il terapeuta su modalità di gestione dell’ansia (attraverso tecniche di rilassamento, riconoscimento dei livelli d’ansia, ristrutturazione dei pensieri ecc.).

Uno studio recente

Un recente studio (Maskey et al., 2018) condotto su bambini con autismo, ha mostrato risultati positivi rispetto al trattamento delle fobie specifiche utilizzando la realtà virtuale. Lo studio ha analizzato la combinazione data dall’utilizzo di un ambiente di realtà virtuale immersiva (VRE) e della terapia cognitivo-comportamentale. Lo studio ha coinvolto 32 bambini, di età media di 10 anni e 10 mesi (25 maschi e 7 femmine). I ricercatori hanno previsto l’utilizzo della Blue Room, una tecnologia immersiva brevettata che impiega immagini audiovisive interattive generate al computer, proiettate sulle pareti e sui soffitti di una stanza schermata. Sulle pareti della Blue Room sono stati proiettati gli stimoli temuti, secondo una gerarchia crescente di esposizione.

Ogni bambino ha ricevuto quattro sessioni, di 20 minuti ciascuna, di esposizione graduale con un terapeuta in una sala per l’immersione nella realtà virtuale. Ogni sessione prevedeva un inizio con una scena di rilassamento, permettendo ai partecipanti di diventare familiari con l’ambiente.

Dai risultati emerge che un terzo dei bambini del gruppo di trattamento ha mostrato miglioramenti nella fobia mirata alla vita reale, con bambini in grado di gestire le attività quotidiane e situazioni che in precedenza non era possibile gestire. Il mantenimento dei risultati ottenuti con il trattamento è stato monitorato a distanza di sei settimane e di sei mesi dopo l’intervento.

Conclusioni

Questi risultati suggeriscono che l’esposizione effettuata attraverso tecniche di realtà virtuale immersiva praticate in combinazione ad un trattamento di tipo cognitivo comportamentale, può costituire una modalità efficace nell’aiutare le persone con autismo nel trattamento delle fobie specifiche.
Inoltre, attraverso la realtà virtuale, si ha la possibilità di praticare ripetutamente le tecniche espositive di riduzione dell’ansia al fine di raggiungere un buon livello di padronanza e poter poi salire nella gerarchia di esposizione e affrontare le fobie nel mondo reale.

Bibliografia

  • Bian, D., Wade, J. W., Zhang, L., Bekele, E., Swanson, A., Crittendon, J. A., et al. A novel virtual reality driving environment for autism intervention. In International Conference on Universal Access in Human-Computer Interaction, 2013 (pp. 474–483): Springer.
  • Evans, D. W., Canavera, K., Kleinpeter, F. L., Maccubbin, E., & Taga, K. (2005). The fears, phobias and anxieties of children with autism spectrum disorders and down syndrome: Comparisons with developmentally and chronologically age matched children. Child Psychiatry & Human Development, 36(1), 3–26. https://doi. org/10.1007/s10578-004-3619-x
  • Leyfer, O. T., Folstein, S. E., Bacalman, S., Davis, N. O., Dinh, E., Morgan, J., et al. (2006). Comorbid psychiatric disorders in children with autism: Interview development and rates of disorders. Journal of Autism and Developmental Disorders, 36(7), 849–861. https://doi. org/10.1007/s10803-006-0123-0
  • Maskey M., Rodgers J.,Grahame V.,Glod M., Honey E.,Kinnear J.,Labus M.,Milne J.,Minos D.,McConachie H.,Parr J.R. (2019) A Randomised Controlled Feasibility Trial of Immersive Virtual Reality Treatment with Cognitive Behaviour Therapy for Specific Phobias in Young People with Autism Spectrum Disorder. J Autism Dev Dev Disord. 2018
  • Maskey, M., Warnell, F., Parr, J. R., Le Couteur, A., & McConachie, H. (2013). Emotional and behavioural problems in children with autism spectrum disorder. Journal of Autism and Developmental Disorders, 43(4), 851–859.
  • Mattila, M. L., Hurtig, T., Haapsamo, H., Jussila, K., Kuusikko-Gauffin, S., Kielinen, M., et al. (2010). Comorbid psychiatric disorders associated with Asperger syndrome/high-functioning autism: a community- and clinic-based study. Journal of Autism and Developmental Disorders, 40(9), 1080–1093. https://doi.org/10.1007/s1080 3-010-0958-2
  • Mayes, S. D., Calhoun, S. L., Aggarwal, R., Baker, C., Mathapati, S., Molitoris, S., et al. (2013). Unusual fears in children with autism. Research in Autism Spectrum Disorders, 7(1), 151–158. https://doi. org/10.1016/j.rasd.2012.08.002.
  • Mitchell, P., Parsons, S., & Leonard, A. (2007). Using virtual environments for teaching social understanding to 6 adolescents with autistic spectrum disorders. Journal of Autism and Developmental Disorders, 37(3), 589–600
  • Simonoff, E., Pickles, A., Charman, T., Chandler, S., Loucas, T., & Baird, G. (2008). Psychiatric disorders in children with autism spectrum disorders: Prevalence, comorbidity, and associated factors in a population-derived sample. Journal of American Academy Child Adolescent Psychiatry, 47(8), 921–929. https://doi.org/10.1097/ CHI.0b013e318179964f

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Morena Salvati
Psicologa, psicoterapeuta in formazione. Si occupa da diversi anni di disturbi dell’età evolutiva, e possiede esperienza in particolare nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi dello Spettro autistico e dei disturbi del comportamento. Attualmente esercita la libera professione in collaborazione con l’Istituto Beck for Kids di Roma.

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