La risata, i bias cognitivi e l’ansia sociale
Photo by Tim Mossholder on Unasplsh
L’ansia sociale è la paura dell’imbarazzo e dell’umiliazione nelle situazioni sociali. Si trova in uno spettro di gravità variabile nella popolazione. L’estremità patologica di questo spettro è chiamata disturbo d’ansia sociale e rappresenta una delle condizioni psichiatriche più diffuse. Provoca una grave perdita della qualità della vita e alta sofferenza nell’individuo. Inoltre, l’ansia sociale è associata ad una cognizione distorta. Un bias di attenzione con risposte più rapide a segnali di minaccia sociale e un bias di interpretazione negativo per espressioni facciali e vocali sono tra i bias cognitivi più noti nell’ansia sociale. Criticamente, si ritiene che questi pregiudizi giochino un ruolo causale nel mantenimento dell’ansia clinica. Nonostante questo ruolo assunto dai bias cognitivi è ampiamente conosciuto, le loro basi neurali non sono ancora ben comprese. Gli studi di neuroimaging hanno rivelato prevalentemente un aumento dell’attivazione cerebrale delle aree deputate all’analisi delle espressioni facciali e vocali che segnalano una minaccia sociale. Ad esempio il sistema limbico, le cortecce visive secondarie associative, la corteccia mediofrontale e la corteccia orbitofrontale per le voci minacciose. Eppure nessuno dei bias cognitivi associati è stato esplicitamente investigato in studi di neuroimaging sull’ansia sociale.
Le prime evidenze scaturite da studi su partecipanti sani e pazienti con disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da stress post-traumatico o disturbo di panico, suggeriscono un coinvolgimento delle aee dorsolaterale, dorsomediale e ventrolaterale della corteccia prefrontale nell’elaborazione del bias dell’attenzione verso stimoli legati alla minaccia. Di questi, solo gli studi di Browning et al. (2010) si sono concentrati sui correlati cerebrali del bias dell’attenzione e hanno dimostrato una diminuzione dell’attivazione prefrontale ai volti che segnalano minacce dopo l’induzione di un bias dell’attenzione verso tali stimoli. Pertanto, l’obiettivo dello studio successivo che ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) è stato quello di rivelare i mediatori cerebrali dei pregiudizi cognitivi legati alla minaccia utilizzando registrazioni audiovisive di risate come un nuovo strumento che provoca ansia. La risata rappresenta un segnale di comunicazione sociale primordiale che è già presente nei primati non umani. Essa offre un’eccellente opportunità per indagare i pregiudizi cognitivi nell’ansia sociale in quanto si possono distinguere diversi tipi di risate negli esseri umani. Ad esempio esistono quelle che favoriscono un legame di gruppo (es. Risate gioiose con una valenza positiva) o quelle con funzione opposta (es. Risate provocatorie con una valenza negativa). Grazie a questo studio si è dimostrato che la corteccia prefrontale dorsolaterale e dorsomediale sinistra, mediano l’influenza dell’ansia sociale sulla percezione della risata. Questa mediazione si è dimostrata specifica per l’ansia sociale dopo la correzione per misure dello stato generale dell’ansia e si è verificata in modo più evidente durante la presentazione di risate audiovisive bimodali rispetto a segnali di risate uditive o visive monomodali. Considerando la possibilità di modulare i bias cognitivi e l’attività cerebrale attraverso corsi di formazione neuropsicologica, stimolazione elettrofisiologica non invasiva e psicoterapia, questo studio rappresenta un punto di partenza per tutta una linea di progetti di ricerca traslazionale e identifica promettenti target per interventi elettrofisiologici volti ad alleviare bias cognitivi e sintomi gravità nell’ansia sociale (Kreifelts, et al., 2014).
Lo studio di Kreifelts et al., (2014) rappresenta il primo studio di neuroimaging che impiega la risata per valutare i pregiudizi cognitivi in individui con vari gradi di ansia sociale. Questo lavoro ha identificato la corteccia prefrontale dorso laterale sinistra come struttura chiave che collega l’ansia sociale e il bias dell’attenzione negativa. Tenendo presente che risposte più rapide alla risata socialmente esclusiva erano correlate a risposte cerebrali più deboli a questo tipo di risata, questi risultati si adattano bene a un precedente rapporto di ridotta attivazione della corteccia prefrontale laterale e risposte più rapide a stimoli avversivi in individui sani addestrati a tali stimoli.
In sintesi, la nuova applicazione della risata come stimolo che provoca sintomi nell’ansia sociale e l’analisi di mediazione dei dati della risonanza magnetica funzionale nel presente studio, supporta fortemente l’idea che il funzionamento alterato del sistema di attenzione dorsale rappresenta il mediatore cerebrale del bias di attenzione negativa in SA. Pertanto, può servire come base molto utile per indagini future che impiegano interventi psicoterapeutici, neuropsicologici o elettrofisiologici con influenza sui bias cognitivi per chiarire le relazioni causali tra condizioni psichiatriche, pregiudizi cognitivi e funzionamento cerebrale alterato possibilmente anche al di là del dominio dei disturbi d’ansia.
Riferimenti
- Browning M, Holmes EA, Murphy SE, Goodwin GM, Harmer CJ (2010). Lateral prefrontal cortex mediates the cognitive modification of attentional bias. Biol Psychiatry 67: 919–925.
- Kreifelts, B., Brück, C., Ritter, J., Ethofer, T., Domin, M., Lotze, M., … & Wildgruber, D. (2014). They are laughing at me: cerebral mediation of cognitive biases in social anxiety. PloS one, 9(6), e99815.