Ti ricordi quando a scuola c’erano i banchi e i compiti a casa? Al via la sperimentazione modi

Ti ricordi quando a scuola c’erano i banchi e i compiti a casa? Al via la sperimentazione modi

Scuola

Photo by Agence Olloweb on Unsplash

Se facessimo un gioco di associazione di idee sicuramente molti di voi, alla parola scuola, assocerebbero compiti, cattedra, paura, stanchezza, mal di pancia … e se fra qualche anno non fosse più cosi? E’ infatti partita in tutto il Paese la sperimentazione del programma MODI (Migliorare l’organizzazione didattica) proposto da Raffaele Ciambrone, pedagogista e funzionario del Miur, con l’ausilio del Cedisma (il Centro studi ricerche e disabilità dell’università Cattolica). Il programma prevede una vera e propria rivoluzione didattica e la possibile dimunuzione o seenza di assegnazione dei compiti a casa nel pomeriggio è la diretta conseguenze di un totale cambiamento nella scanzione e organizzazione del tempo e degli apprendimenti durante la settimana.

Il programma fa un chiaro riferimento all’organizzazione didattica del nord Europa e la curiotà degli esiti è tanta. Le prime impressioni delle maestre che lo stanno attuando sono positive ma prima di trarre conclusioni affrettate è bene capire di cosa stiamo parlando.

L’alternanza delle materie di ora in ora, definita da Ciambrone stesso “zig-zag” lascia il posto ai cicli ritmici per cui per esempio per una settimana ci si dedica alle materie umanistiche mentre la settimana dopo a quelle sceintifiche. Si ipotizza quindi questa suddivisione: Ciclo letterario: lettura e scrittura (e in seguito anche poesia, composizione, grammatica, storia) e Ciclo scientifico: aritmetica (e in seguito anche geometria, scienze naturali, geografia). Questo significa che se la mattina la maestra di italiano farà la sua normale lezione curriculare, l’insegnante del pomeriggio, nonostante il suo background sia per esempio matematico, approfondirà l’argomento svotlo la mattina attraverso dei laboratori che includono l’attività fisica. Riportiamo qui di seguito un esempio concreto descritto dalla maestra Caterina Cassese riportato sul sito web il giorno.it (vedi riferimento sitografico): “Se la lezione del mattino verte sulle vocali e le consonanti, dopo pranzo si spiegherà il concetto con attività più pratiche: illustrando le lettere in palestra, con il linguaggio cinestesico, ossia rappresentando le lettere con il corpo, oppure inventando una storia per ognuna, con uno spettacolo teatrale, o, ancora, “fabbricando” i segni nel laboratorio di ceramica. Nella settimana successiva al mattino toccherà alle lezioni di matematica e scienze, i cui concetti verranno affrontati nel pomeriggio sempre in ottica trasversale ed “esperienziale””.

Questa scelta viene spiegata da Ciambrone in un breve manuale scaricabile online: “(…) L’originaria ispirazione del “tempo pieno”, nato per proporre un’offerta integrata e organica di attività rivolte ai bambini e non certo per offrire sette ore di lezione frontali, è stata in moltissimi casi totalmente snaturata. L’attuale organizzazione didattica, con la conseguente distribuzione oraria delle materie di insegnamento che si osservano in molte delle nostre scuole, determinano il fatto che in orario pomeridiano si svolga per buona parte anche l’insegnamento delle discipline propriamente dette. E questa è sicuramente un’altra circostanza sfavorevole a danno degli alunni più fragili .(…) L’organizzazione didattica dovrebbe tenere in considerazione un equo alternarsi di attività che impegnano (principalmente) le facoltà cognitive e attività che comportano abilità manuali o che comunque coinvolgono la corporeità nel suo insieme. Ciò soprattutto nelle prime classi. (…)Le materie tecnico-artistiche devono concludere l’arco della mattinata preservando l’alunno dall’eccessiva applicazione di carattere puramente mentale”

Il lavoro individuale verrà spesso alternato con il lavoro di gruppo e i banchi lasceranno, alle volte, lo spazio ai tappeti; sembra che anche la cattedra “vada in pensione” per diminuire il divario tra insegnante ed alunni con la speranza di abassare lo stress e l’ansia da prestazione.

Diverse università tra le quali quella di Palermo e di Salerno avranno il compito di monitorare scientificamente la sperimentazione e inoltre, presso il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) è stato costituito un gruppo di lavoro sul benessere a scuola.

In conclusione sono due i principi che emergono dal MODI:

  1. Alternza tra attività intellettuali e manuali così da far “fluire” l’apprendmento nella globalità della persona e da facilitarne l’assimilazione e la generalizzazione anche fuori l’ambito scolastico
  2. Riorganizzare l’orario di insegnamento per facilitare la concentrazione del bambino e il suo immedesimarsi in quello che fa evitando “il carosello” delle materie che favorirebbero la deconcentarzione e la stanchezza

Ciambrone conclude affermando:

educhiamo senza noia, senza imporre, favorendo quelle facoltà che potranno diventare la base di futuro lavoro

 

SITOGRAFIA:

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Roberta Rubbino
Psicologa-Psicoterapeuta, esperta in Psicodiagnostica, Responsabile Area Età Evolutiva "Beck for Kids" e docente dell'Istituto A.T.Beck .Si occupa prevalentemente di clinica relativa all’infanzia e all’ adolescenza. Per anni ha lavorato nell'ambito della neuropsicologia dell'età adulta e dell'età evolutiva in strutture ospedialiere in Italia e all'estero sia ai fini clinici che di ricerca. In Istituto si occupa anche della organizzazione e realizzazione dei gruppi di Mindfulness per pazienti oncologici (MBCT-CA). La dott.ssa Rubbino è full member della Società Internazionale di Schema Therapy (SIST) e membro fondatore della Associazione Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione (AISTED). Di recente insieme alla dott.ssa Montano ha curato l'edizione italiana del protocollo di Mindfulness per bambini ansioni (MBCT-C).

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