Ecco perché Serena Williams denuncia il sessismo nel tennis
Quello che è accaduto la settimana scorsa agli US Open del tennis ha fatto il giro del mondo.
Serena Williams è considerata quasi all’unanimità la migliore giocatrice che abbia mai messo piede in un campo da tennis, con un numero di vittorie tale da renderla la numero uno al mondo più volte dal 2002. Dopo un anno di pausa dovuta alla gravidanza, ha disputato diverse partite fino a quella dei quarti di finale degli US Open nei quali ha ricevuto tre penalità, tra le quali quella per i segnali del suo coach che ha poi portato al game penality per scorrettezza verbale. Williams, infatti, avrebbe dato del “ladro” al giudice di sedia, Carlos Ramos, per averle rubato un punto.
La conseguente penalità per le parole usate è stata dichiarata sessista dalla tennista. Nella conferenza stampa successiva, Williams ha affermato che, nella storia del tennis, giocatori maschi hanno urlato, imprecato e usato parole più offensive contro gli arbitri ma non sono stati penalizzati. Le sue parole sono state sostenute da moltissimi, a partire dalla leggenda del tennis Billi Jean King fino ad arrivare all’attrice e conduttrice Ellen DeGeneres. L’analista sportiva Christine Brennan, parlando alla CNN, ha confermato questo doppio standard facendo un elenco di giocatori maschi che hanno continuato la partita come nulla fosse. Lo stesso ex-tennista Andy Roddick ha scritto su Twitter: “Ho purtroppo detto di peggio e non ho mai ricevuto una penalità”.
Il sessimo è una forma di discriminazione per cui ci si comporta in maniera diversa a seconda del sesso dell’altro. Sebbene il sessismo possa colpire chiunque, generalmente la parola indica la discriminazione a danno delle donne poiché molto più diffusa rispetto a quella a danno degli uomini.
Secondo Williams e i suoi sostenitori, l’arbitro sarebbe stato sessista nella sua decisione di penalità proprio perché, se fosse stato un uomo a comportarsi così, il suo comportamento sarebbe stato tollerato, come dimostra la storia del tennis. E ci sono altri esempi recenti.
La tennista francese Alize Cornet ha ricevuto una penalità per violazione del codice qualche settimana fa: accortasi di aver messo la maglietta al contrario, se l’è velocemente tolta per sistemarla. Sotto portava un top da sport. La giocatrice, al ricevimento della penalità, ha guardato l’arbitro incredula. Probabilmente anche perché, qualche giorno prima, giocatori maschi si sono cambiati numerose volte la maglietta senza ripercussioni e lo stesso Novak Djokovic si è seduto per molti minuti senza maglietta a bordo campo mentre attendeva che il suo avversario si cambiasse la maglietta.
Contro Serena Williams sono state fatte molte offese sia sessiste che razziste durante tutta la sua carriera e si è messa in prima linea per denunciare queste forme di discriminazione. Nel 2017 ha scritto una lettera alla rivista Fortune per protestare contro le differenze di salario a sfavore delle donne e, in particolare, delle donne non bianche: queste ultime, denuncia la giocatrice nella lettera, guadagnano il 17% in meno delle donne bianche e addirittura il 63% in meno rispetto agli uomini.
La lotta per l’uguaglianza sociale è continua e siamo tutti chiamati a farne parte. Nelle parole di Serena Williams: “Fate sentire la vostra voce per l’uguaglianza. Ogni volta che lo fate, lo renderete un po’ più facile per la donna dopo di voi.”
Riferimenti: