Sessualità e disabilità nel nuovo documentario “Because of my body”

Sessualità e disabilità nel nuovo documentario “Because of my body”

Sessualità e disabilità

Si è conclusa con successo la crowdfunding di “Because of my body”, un documentario sull’assistenza sessuale per le persone disabili e in particolare sul primo corso di formazione per diventare Operatori all’emotività, all’affettività e alla sessualità (OEAS). Il corso si è tenuto alla fine del 2017 a Bologna ed è durato quattro giornate in cui i partecipanti (principalmente educatori e operatori socio-sanitari) sono stati formati per poter accompagnare le persone con disabilità a pensare e fare esperienza del proprio corpo come fonte di piacere e non solo di difficoltà o sofferenza. Grazie alla raccolta fondi, il documentario, con alla regia il messinese Francesco Cannavà, è in fase di sviluppo.

Non si parla spesso di sessualità nella disabilità, in parte perché l’argomento del sesso in generale può sollevare imbarazzi e in parte perché coinvolge una fisicità diversa da quella tipica a cui siamo abituati. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “la salute sessuale è l’integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettuali e sociali nell’essere sessuato al fine di pervenire a un arricchimento della personalità umana, della comunicazione e dell’amore”. È dunque chiaro che quello alla salute sessuale sia un diritto fondamentale dell’uomo e, come tale, coinvolge anche le persone con disabilità. Diverse possono essere le difficoltà a cui una persona può andare incontro quando presenta una disabilità, soprattutto fisica: bassa autostima, mancanza di fiducia in se stessi, timore di essere rifiutati, inibizione all’intimità, problemi di immagine corporea, impossibilità o criticità concrete nell’approccio fisico all’altro.

Proprio di fronte a una situazione del genere potrebbe essere utile il supporto di un assistente sessuale che, in collaborazione con un sessuologo se necessario, possa provvedere a un percorso di empowerment, consapevolezza ed esplorazione del proprio corpo, del corpo dell’altro e delle interazioni fisiche tra loro. Quello che gli OEAS offrono è invece supporto professionale, educazione sesso-affettiva e insegnamento a una relazione diversa con la corporeità: semplice contatto fisico, carezze, massaggio, focus sull’esperienza sensoriale, suggerimenti sulle possibilità di autoerotismo, stimolazione sessuale che non è focalizzata alla mera meccanicità del rapporto sessuale. Proprio per questo, la denominazione “assistente sessuale” potrebbe suonare riduttiva e focalizzare l’intervento sul sesso, il quale ne può essere una parte ma non esclusiva: più che di sessualità, si parla di sensualità. Secondo Lawrence Shapiro e Maximiliano Ulivieri, il primo “surrogate partner” (assistente sessuale) a Los Angeles e il secondo Fondatore del progetto “LoveGiver” che ha istituito il corso a Bologna, quello che tutti desideriamo è il contatto fisico e le persone con disabilità, in particolar modo quelle che per lungo tempo sono ospedalizzate o necessitano di aiuto fisico, sono abituate soprattutto a un tocco di tipo medico e assistenzialistico.

Purtroppo in Italia non vi è una legge specifica al riguardo ma, anzi, potrebbero esserci gli estremi per una denuncia di favoreggiamento della prostituzione, secondo la legge Merlin del 1985 che punisce “chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui”. In altre nazioni europee (Paesi Bassi, Germania, Danimarca e Svizzera) questa figura è stata, invece, regolamentata all’interno della libertà dell’individuo di offrire o ricevere servizi sessuali.

Per avere una prima idea di cosa un OEAS può fare, potrebbe essere utile guardare il film “The Sessions” scritto e diretto nel 2012 da Ben Lwein: Helen Hunt (nominata come Miglior attrice non protagonista per il ruolo) interpreta appunto una OEAS che lavora per Mark O’Brian, tetraplegico fin da tenera età a causa della poliomelite e, proprio per questa situazione, non ha mai avuto la possibilità di un rapporto sessuale. Il film è vincitore di numerosi premi al Sundance Film Festival di quell’anno e oggetto di commenti estremamente positivi da parte della critica.

Riferimenti:

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