Shopping Compulsivo: Quali conseguenze sulla qualità della vita?

Shopping Compulsivo: Quali conseguenze sulla qualità della vita?

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Shopping Compulsivo - Photo by: Anna Dziubinska

Shopping Compulsivo: Quali conseguenze sulla qualità della vita?

Lo shopping compulsivo è stato definito un cronico, eccessivo e ripetitivo comportamento d’acquisto, che può costituire una risposta a emozioni ed eventi negativi o a impulsi incontrollati (Horvàth & van Birgelen, 2015). È un fenomeno diffuso in tutto il mondo e sembra che negli Stati Uniti circa il 5.5% degli uomini e il 6.0% delle donne soddisfino i criteri per un disturbo da shopping compulsivo (Koran et al., 2006). Diversi studi hanno mostrato che lo shopping compulsivo sembra essere maggiormente prevalente nelle donne rispetto agli uomini (Achtziger et al., 2015) e nelle minoranze sessuali rispetto alle persone eterosessuali (Dodd et al., 2005).

È stato osservato che persone con alti livelli di stress, come ad esempio persone con un tono dell’umore basso, depresse, o persone con bassa autostima e alti livelli d’ansia possano utilizzare il comportamento compulsivo di fare shopping come strategia per abbassare il loro livello di stress e sentirsi meglio (Vogt et al., 2014). Tuttavia, a lungo termine, tale comportamento compulsivo può comportare importanti conseguenze negative, come ad esempio l’accumulo di debiti, difficoltà nel poterli pagare, problemi di natura legale, ma anche problemi relativi al benessere familiare e di coppia (Joireman et al., 2010; Lejoyeux & Weistein, 2010).

La qualità di vita delle persone affette da tale disturbo è seriamente compromessa (Manolis & Roberts, 2012; Otero-Lòpez et al., 2011). Tuttavia non è ancora perfettamente chiaro come lo shopping compulsivo di ciascuna persona possa influenzarne la qualità di vita generale. Un recente studio di Zhang et al., (2017) ha indagato sia l’associazione tra shopping compulsivo e qualità della vita, sia, per la prima volta, una stima finanziaria del costo dello shopping compulsivo. La qualità della vita è stata misurata chiedendo ai partecipanti quanto fossero soddisfatti di 11 ambiti della loro vita: umore, salute fisica, lavoro, relazioni sociali, attività nel tempo libero, abilità di funzionamento nella vita quotidiana, interesse e vita sessuale, senso generale della qualità della vita, situazione a casa, status finanziario e relazioni familiari. I risultati dello studio hanno confermato la relazione negativa tra shopping compulsivo e qualità della vita e hanno anche stimato in 138.000$ l’ammontare che un simile comportamento potrebbe costare a una persona.

Sebbene lo shopping compulsivo non sia inserito nella lista dei disturbi mentali del DSM-5, è indubbio che esso abbia diverse caratteristiche in comune con alcuni disturbi (Black et al., 2012). In verità, esistono diverse correnti di pensiero che vedono il disturbo da shopping compulsivo rispettivamente come un comportamento afferente ai disturbi del controllo degli impulsi oppure come un comportamento afferente ai disturbi dello spettro compulsivo, oppure ancora come afferente ai comportamenti di dipendenza. La sostanziale differenza che viene addotta tra le prime due categorie risiede nell’ego-sintonia e nell’ego-distonia.

Nello specifico, i disturbi del controllo degli impulsi sono definiti ego-sintonici, ovvero le persone che mettono in atto questi comportamenti sono consapevoli e agiscono con un certo grado di razionalità in risposta agli stimoli esterni (Edwards, 1993; Hollander & Allen, 2006). I disturbi che implicano dei comportamenti compulsivi sono, invece, ritenuti ego-distonici, in quanto i pensieri e le ossessioni intrusive e irrazionali che guidano le compulsioni non sono coerenti con l’autopercezione dell’individuo (McElroy et al., 1994). Le compulsioni consentono di trovare rapidamente una soluzione cognitiva all’ansia che attiva un meccanismo reattivo con un’azione.

Ci sono anche autori che ritengono che lo shopping compulsivo sia il risultato di una combinazione di comportamenti impulsivi e compulsivi (De Sarbo & Edwards, 1996). Infine Andreassen (2014) ha recentemente argomentato che il disturbo da shopping compulsivo sia meglio spiegabile se inquadrato all’interno della cornice dei disturbi di dipendenza, in quanto è frequentemente associato a sintomi come il ritiro, la perdita di autocontrollo e soprattutto il craving, che in riferimento all’uso di sostanze indica il desiderio impulsivo di una sostanza, stimolato da alcuni eventi con cui si è stabilito un processo di condizionamento (Faber, 2004).

Per concludere, a prescindere dalla futura classificazione diagnostica dello shopping compulsivo, esso rappresenta un comportamento dalle gravi conseguenze, come evidenziato dallo studio di Zhang et al., (2017), non soltanto di tipo economico, ma anche di tipo psicologico sul piano del benessere e della salute mentale. Pertanto, sarebbero necessari protocolli validati sia di diagnosi che di intervento, al fine di poter intervenire validamente su tale disturbo, figlio della modernità, e anche in evoluzione (vedasi, ad esempio lo shopping compulsivo online).

Marco Salvati

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Shopping Compulsivo – Riferimenti

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  • Andreassen, C. S. (2014). Shopping addiction: An overview. Journal of Norwegian Psychological Association, 51, 194–209.
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  • Zhang, C., Brook, J. S., Leukefeld, C. G., De La Rosa, M., & Brook, D. W. (2017). Compulsive buying and quality of life: An estimate of the monetary cost of compulsive buying among adults in early midlife. Psychiatry Research, 252, 208-214.

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