Smartphone a lezione? Risultati peggiori agli esami
La scuola non è più quella di una volta. I bambini messi in ginocchio sui ceci, i colpi di bacchetta sulle mani, le “punizioni” dietro alla lavagna fanno parte dei ricordi dei nostri genitori o nonni e oggi non sarebbe pensabile un tale livello di severità che sconfina nella violenza.
Uno dei cambiamenti più recenti è sicuramente l’uso di smartphone durante la lezione. Come si può leggere in una Beck News di aprile, la ministra dell’Istruzione Fedeli ha incaricato un gruppo di lavoro di realizzare un decalogo per l’uso dei dispositivi mobili nelle scuole. L’opinione della ministra è quello che sia possibile sfruttare gli aspetti positivi dei device in classe regolamentandone l’utilizzo. In quella news, ci siamo occupati delle possibili conseguenze di questa scelta.
La ricerca, infatti, ha approfondito la correlazione tra uso dello smartphone in classe e performance scolastica, mostrando come l’uso per fini non scolastici non ha un effetto negativo sulla comprensione della lezione, quanto più sull’esame che gli studenti hanno affrontato in seguito.
Purtroppo questi studi precedenti forniscono solamente una prova di correlazione tra uso dei device e performance all’esame, quindi non è possibile sapere se è proprio la prima variabile a influenzare la seconda o se, per esempio, chi ha voti più bassi agli esami tende anche a distrarsi con lo smartphone durante la lezione.
Quando vogliamo impegnarci in più compiti contemporaneamente, il nostro cervello deve necessariamente dividere tra essi l’attenzione. Questa capacità ci permette di poter ascoltare l’insegnante, comprendere quello che scrive alla lavagna e prendere appunti.
Tuttavia la letteratura riporta almeno due effetti della cosiddetta attenzione divisa che influenzano negativamente la performance di uno e spesso di entrambi i compiti che si stanno svolgendo.
L’effetto di selezione: la nostra attenzione si sofferma solo su uno degli stimoli.
L’effetto di scambio: la nostra attenzione rimbalza tra uno stimolo e l’altro.
Inoltre, è importante considerare l’effetto sulla ritenzione, ovvero la tendenza a ricordare meno dettagli degli stimoli che cerchiamo di seguire.
Una recente ricerca (Glass & Kang, 2017) ha cercato di verificare l’effetto sulla performance all’esame dell’uso durante la lezione di dispositivi elettronici per scopi non scolastici. Lo studio ha coinvolto 118 studenti di due sezioni di un corso di psicologia insegnato dallo stesso docente allo stesso modo nella stessa aula. In una sezione l’uso di device era vietato durante le lezioni, nell’altra invece era ammesso ed è stato richiesto, in un questionario, se erano stati usati per scopi non accademici.
I risultati, in linea con le ricerche precedenti, confermano che l’uso dello smartphone non ha influito negativamente sulla comprensione degli argomenti, come mostrato dalle domande di verifica durante la lezione. Al contrario, i partecipanti che potevano usare i device durante la lezione hanno avuto performance peggiori nell’esame finale.
Non solo: voti peggiori sono stati riscontrati anche negli studenti che, pur non usando lo smartphone, erano comunque nella classe dove il suo utilizzo era ammesso, dimostrando l’effetto sociale negativo della distrazione.
Questa ricerca conferma, quindi, le conseguenze negative a lungo termine sulla ritenzione delle informazioni acquisite dell’utilizzo dello smartphone a lezione per usi diversi da quelli scolastici.
Riferimenti: