Stati mentali ad alto rischio e tratti di personalità

Stati mentali ad alto rischio e tratti di personalità

Stati mentali ad alto rischio e tratti di personalità

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L’importanza della diagnosi e dell’intervento precoci

La diagnosi e l’intervento precoci sono temi centrali nel dibattito clinico. L’individuazione dei sintomi prodromici della psicosi e degli stati mentali ad alto rischio (Clinical High-Risk State for Psychosis; CHR) rappresentano infatti uno strumento prezioso per intervenire il prima possibile negli esordi, limitando, per quanto possibile, il rischio di esacerbazione e cronicizzazione del disturbo, tanto da rappresentare un obiettivo definito dalle linee guida italiane (Ministero della Salute, 2007) e internazionali (International Early Psychosis Association Writing Group, 2005).

Diversi studi hanno rilevato che gli individui con CHR possono mostrare caratteristiche cliniche eterogenee e un’alta prevalenza di sindromi psichiatriche, come disturbi depressivi e d’ansia (Lim et al., 2015). Allo stesso tempo, Boldrini e colleghi (2019), in una recente meta-analisi, hanno evidenziato come circa il 40% degli individui con CHR riceve almeno una diagnosi di Disturbo di Personalità (DP). Sembra dunque sussistere un legame tra personalità e CHR che può influenzare l’eventuale prognosi e la risposta al trattamento.

La ricerca

Partendo da queste premesse, Boldrini, Lingiardi, Tanzilli e di Cicilia (2020), in una ricerca pubblicata su Frontiers in Psychiatry, hanno studiato un campione di adolescenti con CHR, al fine di delineare una descrizione prototipica delle caratteristiche di personalità più frequentemente osservate. Secondo gli autori, una valutazione accurata delle caratteristiche dei pazienti potrebbe, infatti, avere implicazioni cliniche rilevanti, in particolare nella promozione di interventi su misura per migliorare l’efficacia del trattamento.

Nello studio, è stato chiesto a 123 clinici esperti di descrivere i loro pazienti, un campione di 177 adolescenti con uno stato CHR positivo o negativo e con la presenza o meno di una diagnosi di DP, valutando 200 descrittori relativi a una vasta gamma di tratti di personalità e caratteristiche cliniche, attraverso la Shedler-Westen Assessment Procedure for Adolescents (SWAP-200-A), uno strumento progettato per fornire una valutazione completa della personalità e del funzionamento psicologico dei pazienti (Defife et al., 2015).

I risultati

I risultati hanno evidenziato che gli adolescenti con CHR mostravano tratti schizoidi, schizotipici, borderline ed evitanti più pervasivi rispetto agli altri gruppi sperimentali, associati ad un peggiore funzionamento adattivo. Nello specifico, dall’analisi della SWAP-200-A, i ricercatori sono stati in grado di estrapolare una descrizione prototipica dei giovani con CHR, caratterizzata da evitamento sociale, sospettosità, pensieri ossessivi, mancanza di insight, intensi sentimenti di ansia e depressione, anomali processi di ragionamento o di esperienza percettiva, depersonalizzazione e derealizzazione, sintomi negativi e compromissione del funzionamento.

I tratti schizoidi, borderline ed evitanti tipici degli adolescenti con CHR hanno messo in luce, accanto alle manifestazioni sintomatologiche della schizotipia che ricalcano in forma attenuata la sintomatologia positiva dello spettro della schizofrenia, le componenti di ritiro sociale e di alienazione, le dimensioni di disregolazione emotiva, impulsività e oscillazione dell’identità; la vergogna, il senso di inadeguatezza e le strategie di evitamento attivo.

Questi dati rinforzano l’importanza di un trattamento psicoterapeutico precoce su adolescenti con CHR, attraverso approcci evidence-based che possano intervenire in modo efficace sia sugli aspetti sintomatologici che sugli aspetti di personalità.

 

 

BIBLIOGRAFIA

  • Linee guida “Gli interventi precoci nella Schizofrenia”. Ministero della Salute ottobre 2007. www.salute.gov.it
  • Boldrini T, Tanzilli A, Di Cicilia G, Lingiardi V. (2020). Personality Traits and Disorders in Adolescents at Clinical High Risk for Psychosis: Toward a Clinically Meaningful Diagnosis. Frontiers in Psychiatry, (1), 1-11.
  • Boldrini T, Tanzilli A, Pontillo M, Chirumbolo A, Vicari S, Lingiardi V. (2019) Comorbid personality disorders in individuals with an at-risk mental state for psychosis: a meta-analytic review. Front Psychiatr. 10:429.
  • Defife JA, Malone JC, Dilallo J, Westen D. (2013). Assessing adolescent personality disorders with the Shedler – Westen Assessment Procedure for adolescents. Clin Psychol Sci Pract. (20), 393–407.
  • International Early Psychosis Association Writing Group (2005). International clinical practice guidelines for early psychosis. Br J Psychiatry Suppl; 187:s120-4
  • Lim J, Rekhi G, Rapisarda A, Lam M, Kraus M, Keefe RSE, et al. (2015). Impact of psychiatric comorbidity in individuals at ultra high risk of psychosis – findings from the Longitudinal Youth at Risk Study (LYRIKS). Schizophr Res., (40), 8-14.
  • Nelson B, Sass LA, Škodlar B. (2009). The phenomenological model of psychotic vulnerability and its possible implications for psychological interventions in the ultra-high risk (’prodromal’) population. Psychopathology. (42), 283– 292.
  • Westen D, Weinberger J. (2004). When clinical description becomes statistical prediction. Am Psychol, (59)595.

Autore/i dell’articolo

Dottor Filippo Perrini - Psicologo - Psicodiagnosta - Istituto Beck
Psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio. Si occupa di clinica dell’età adulta, prevalentemente del trattamento di disturbi di personalità, disturbo post-traumatico semplice e complesso, disturbi dello spettro della schizofrenia e disturbo ossessivo-compulsivo. Si è formato in Terapia Metacognitiva Interpersonale e Dialectical Behavior Therapy attraverso la partecipazione a training specifici. Conduce gruppi di Skills Training DBT per pazienti affetti da Disturbo Borderline di Personalità o per disturbi connessi a difficoltà di regolazione emotiva. Ha inoltre conseguito il primo livello della formazione in EMDR. Si occupa inoltre di psicodiagnosi e valutazione neuropsicologica. Ha un background di ricerca sul modello animale maturato presso il laboratorio di psicofarmacologia del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia dell’Università Sapienza di Roma, e nel dipartimento di Neuroscience and Brain Technologies dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova. Svolge attività di ricerca clinica presso l’Istituto Beck e la clinica psichiatrica Villa Von Siebenthal. E’ co-autore di diverse pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali.

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