Stiamo tutti bene – Le tragicomiche avventure di una famiglia di nome e di fatto
“Mi chiamo Giulia. Ho due gatti, una Fiesta del 2000 e una bellissima famiglia che lo Stato si ostina a non voler riconoscere. Questo blog è per nostro figlio, in attesa del giorno in cui potremo davvero ridere di tutto questo”.
Così mi presentavo nel 2014, quando ho deciso di iniziare a raccontare la storia della venuta al mondo di nostro figlio su un blog che si chiamava (e si chiama tuttora) “Stiamo tutti bene – Le tragicomiche avventure di una famiglia di nome e di fatto”.
Oggi, a tre anni di distanza, qualcosa però è finalmente cambiato. Tanto che forse sarebbe il caso che rimettessi mano a quella presentazione e la adattassi al grande mutamento epocale avvenuto lo scorso anno, mutamento che ha permesso anche a noi – coppia di donne con prole – di poter circolare a testa alta, in sicurezza e con tutte le tutele del caso. Insomma, abbiamo comprato una macchina nuova. Bella, spaziosa, con pure l’ABS e l’assicurazione furto e incendio compresa nel prezzo. Anche perché, diciamocelo, la povera Fiesta stava ormai cadendo a pezzi……
Ah, pensavate che mi riferissi alla legge sulle unioni civili? Mi dispiace, ma quella non ha spostato di una virgola la mia presentazione. La mia bellissima famiglia, nonostante l’indubbio passo avanti fatto grazie a questa legge, continua a essere bellamente ignorata dallo Stato.
Però, a pensarci bene, c’è un’altra cosa che andrebbe cambiata, in quelle righe. Il fatto che quest’anno quello che era nato come un blog, è diventato un libro.
Il romanzo “Stiamo tutti bene” ha visto la luce il 20 aprile del 2017, pubblicato da La Nave Di Teseo e con l’endorsement di due meravigliose persone, che sono Ivan Cotroneo e Serena Dandini. E, incredibile ma vero, nel giro di un mese è già andato in ristampa.
Da lì è iniziato un tourbillon – almeno per me – di interviste, presentazioni, video e tutto quello che ruota attorno alla promozione di un libro.
Mi è stato chiesto di tutto e di più. Ma ci sono degli argomenti che invece non sono stati minimamente sfiorati.
Mi sembra dunque arrivato il momento di rimediare e proporvi una selezione di “tutto quello che avrei voluto dire ma che nessuno mi ha mai chiesto”.
Cominciamo quindi con la domanda numero 1.
1 Ciao Giulia, hai fatto ormai molte presentazioni del libro in giro per l’Italia e a vederti parlare davanti a frotte di sconosciuti, sembri sempre particolarmente a tuo agio e disinvolta. È davvero così?
Ti ringrazio molto per questa domanda. La risposta è no. Ma per niente proprio. Le prime volte facevo talmente tanta fatica che, finita la presentazione, correvo in bagno a piangere per scaricare la tensione. Io sono una persona che ha sempre amato stare dietro le quinte, al punto che da ragazzina scelsi di suonare la batteria soltanto perché sapevo che sul palco sarei stata sempre in fondo e praticamente nascosta dallo strumento stesso.
Poi, il fatto che al primo concerto ci sia stato un problema logistico e mi abbiano piazzato la batteria davanti al palco, ovvero a un palmo dal pubblico, mi ha insegnato che era abbastanza inutile programmarsi un’esistenza tranquilla e defilata, perché la verità è che non si ha mai davvero il controllo delle cose.
E meglio così, aggiungo. Perché se avessi avuto questo controllo non mi sarei mai ritrovata davanti a centinaia di estranei ad affrontare quella che da sempre è la mia più grande paura: espormi. E sarebbe stato un peccato, perché così non sarebbero successe tante altre cose, non avrei conosciuto tanti nuovi amici, non avrei incontrato tanti begli sguardi, tanti sorrisi e, soprattutto, avrei perso la possibilità di stupirmi.
Stupirmi di un mondo verso il quale nutrivo timori e pregiudizi e che invece mi ha regalato e continua a regalarmi sorprese. E stupirmi di me stessa. Perché sebbene dentro di me alberghi sempre quella ragazzina che vorrebbe soltanto starsene nascosta e che ogni santa volta fa di tutto per boicottarmi, io e lei stiamo imparando lentamente a convivere. E, presentazione dopo presentazione, esposizione dopo esposizione, ogni volta la sento scalciare un poco meno.
Vabbè, adesso mi è entrata a gamba tesa sugli stinchi, ma solo perché sto parlando di lei…
2 Nel tuo libro che, ripetiamolo, è tratto da una storia vera – nel caso specifico, puta caso, la tua – sono presenti numerosi personaggi. Tra questi anche i tuoi genitori, ai quali è dedicata una corposa parte della narrazione, comprendente dettagli personali, segreti di famiglia e altre cose che normalmente appartengono a quel patrimonio inenarrabile che resta custodito dalle mura domestiche. La domanda è: come hanno reagito tuo padre e tua madre di fronte alla messa su pubblica piazza di tutto questo?
Trattandosi di due genitori molto amorevoli ma anche di persone molto timide e riservate, all’inizio – quando questa storia era soltanto sul blog – erano combattuti tra il desiderio di spronarmi a continuare a scrivere e quello di disconoscermi. Tra l’altro, a ben guardare, i due desideri non erano poi così antitetici tra loro. Avrebbero potuto effettivamente disconoscermi pur continuando a incoraggiarmi in una nuova veste di conoscenti di lunga data. Ma alla fine ha vinto l’amore filiale e hanno tenuto duro anche quando mi sono addentrata in meandri davvero personali.
Poi è arrivato il libro e questo li ha talmente riempiti d’orgoglio, da fargli dimenticare persino il capitolo nel quale racconto, con dovizia di particolari, le loro reazioni al mio coming out. Quindi diciamo che al momento la situazione è sotto controllo. Ma tra poco dovremo affrontare un altro grande ostacolo: la serie tv che verrà tratta dal libro. Qui la mia unica possibilità di salvezza è tentare di coinvolgerli nella selezione degli attori che li interpreteranno. O di trasferirmi in Papuasia.
3 Abbiamo notato che sovente ti viene domandato se tu abbia ricevuto attacchi di vario tipo, visto l’argomento trattato dal libro. Noi invece vorremmo sapere l’esatto contrario, ovvero quale sia la cosa più bella che ti abbiano scritto.
Questo libro ha avuto la fortuna di avere delle recensioni molto belle. Non da ultimo, un paio di settimane fa anche Luciana Littizzetto ne ha parlato sui social media e sul suo sito. Ma se dovessi scegliere la cosa che più mi ha emozionato e riempito di orgoglio, sceglierei un messaggio che ho ricevuto due anni fa sul blog di “Stiamo tutti bene”.
“Quando nel 1955 Rosa Parks rifiutò di cedere il posto a un passeggero bianco sull’autobus, dando il via a un bellissimo pezzo di storia dei diritti umani, non fece, in realtà, nulla di speciale. Nient’altro che restituire alla normalità ciò che una società distorta aveva deciso essere anormale. Oggi viviamo un momento cruciale, parlando di diritti umani. E questo blog ha un’arma vincente: il potere di far ridere. La risata è la più grande forma di normalizzazione. Se si è in grado di ridere di cuore di se stessi, se non si ha paura di raccontare la normalità, o meglio la meravigliosa, sana anormalità che ogni famiglia dovrebbe avere, si diventa l’arma più innocuamente potente contro l’intolleranza e la chiusura mentale di chi della sbandierata normalità fa scudo di cartone.
Non penso che con questo blog si stia facendo nulla di speciale. Proprio per questo, sento il bisogno di ringraziarvi. Un futuro diverso passa da persone come voi”.
Un sedicenne
Grazie al tour di presentazioni del libro, sono riuscita a conoscere questo meraviglioso ragazzo che non solo esiste davvero, ma che quando ha scritto questo messaggio aveva davvero soltanto sedici anni (non che ora ne abbia molti di più…). E i giovani sono stati un’altra fantastica sorpresa regalatami prima dal blog e poi dal libro, perché in tanti si sono appassionati a questa storia, in tanti mi hanno scritto, in tanti sono venuti alle presentazioni. Per questo mi sono offerta di andare a parlare di questo libro nelle scuole, dove spesso si annidano bullismo e difficoltà di accettazione: perché, come scriveva il mio amico sedicenne, la risata è davvero la più grande forma di normalizzazione.
4 Questa è una domanda che siamo sicuri non ti abbia fatto mai nessuno. Nel libro, lo abbiamo detto, sono presenti tantissimi personaggi: dall’amica Carlona, al meccanico Bruno, passando per la dottoressa Giacinti, il piacione Lorenzo, la sadica Catena e tanti altri. Va da sé che, sebbene tutti realmente esistenti, tu abbia avuto l’accortezza di cambiare i loro nomi, a protezione della loro privacy. Ma li hai cambiati proprio tutti o magari, lungo la strada, te ne sei dimenticata qualcuno?
Mi rifiuto categoricamente di rispondere a questa domanda che insinua dubbi sulla mia professionalità e sul rispetto che nutro per la privacy altrui… Comunque sì, dannazione, me ne sono dimenticato uno. Un personaggio del libro è presente con il suo vero nome. Ma sono fiduciosa che la persona in questione non si accorgerà di nulla, visto che non credo leggerà mai questo libro. Ovvio che se invece dovesse leggerlo, io sarei finita. Altro che i miei genitori… Ok, vi ho praticamente detto chi è. Mi fermo qui prima di compromettermi del tutto. Grazie a tutti, è stato molto bello ma ora ho quel volo per la Papuasia che mi aspetta…