Lo stress e il sonno negli adolescenti
Photo by Hernan Sanchez on Unasplsh
L’adolescenza è un periodo dello sviluppo potenzialmente stressante, caratterizzato da una maggiore indipendenza, cambiamenti biologici, richieste accademiche e nuove esperienze. L’adolescenza è caratterizzata anche da cambiamenti nel ritmo sonno-veglia, con un gran numero di adolescenti che non raggiungere le 8-10 ore di sonno consigliate, soprattutto durante i giorni di scuola. I fattori biologici e psicosociali implicati possono essere molteplici.
In primo luogo, i processi di maturazione producono un ritardo progressivo nel ritmo circadiano e una riduzione del controllo omeostatico sul sonno, che contribuiscono a un ritardo del sonno stesso e abbassano la propensione al sonno notturno. Questi fattori biologici, insieme all’orario di inizio della scuola, contribuiscono a limitare la durata del sonno durante i giorni di scuola, e sostanzialmente tempi di sonno più lunghi e sempre più ritardati durante i fine settimana e le vacanze.
Inoltre, fattori psicosociali quali la riduzione del controllo parentale, la comparsa di interessi culturali e sociali e gli obblighi che possono interferire sia sulle ore di sonno che sui comportamenti pre-sonno, hanno dimostrato di influenzare il sonno degli adolescenti.
Lo stress e il sonno sono intimamente correlati.
Secondo l’APA (American Psychological Association), il 32% degli adolescenti tra i 13-17 anni riporta di rimanere sveglio durante la notte a causa dello stress. Tra questi adolescenti con livelli di stress elevati, il 43% riporta di non riuscire a dormire abbastanza a causa di una “mente agitata”, e il 39% riporta di sentirsi più stressato quando il sonno è insufficiente.
Lo stress può influenzare direttamente il sonno attraverso l’arousal pre-sonno (PSA), una attivazione che può essere vissuta come cognitiva, ad esempio preoccupazione, rimuginio, allerta mentale, e/o come somatica, come l’elevata frequenza cardiaca o la sudorazione.
Il PSA di tipo cognitivo è considerato un importante fattore che contribuisce al mantenimento dei disturbi del sonno, come l’insonnia cronica, negli adulti.
In giovani adulti sani, l’arousal pre-sonno media la relazione tra stress quotidiano e la qualità del sonno, mentre l’arousal cognitivo indotto sperimentalmente posticipa la latenza
dell’addormentamento.
Nei bambini e negli adolescenti, un maggior livello di PSA cognitivo (ma non somatico)
è stato associato a disturbi del sonno e sintomi dell’insonnia in bambini di 8-10 anni, minore durata del sonno segnalata dai genitori in bambini ansiosi di 7-14 anni e peggiore qualità soggettiva del sonno in adolescenti con dolore cronico.
A sostegno di questi risultati, un recente studio fisiologico ha dimostrato che l’iper.eccitazione corticale superiore discriminava gli adolescenti con disturbi del sonno dai buoni dormienti.
Quando si parla di stress e dei disturbi del sonno collegati allo stress, non si può non parlare di coping. Il coping, definito come le strategie cognitive e comportamentali impiegate in risposta alla valutazione dello stress, modera gli effetti dello stress sul benessere globale dell’individuo.
Le strategie di coping sono molteplici. In un recente studio che ha preso in considerazione la relazione tra stress, sonno e coping, ne sono state valutate tre : problem-focused coping (PFC) che mira a gestire e modificare la situazione; emotion-focused coping (EFC) definito come la regolazione (tollerare, ridurre, eliminare) delle reazioni fisiologiche, emotive, cognitive e comportamentali che accompagnano l’esperienza di eventi; avoidance coping (AVO) che consiste nella negazione cognitiva e nel disinvestimento comportamentale rispetto all’esperienza stressante.
L’utilizzo di strategie di coping emotion-focused e avoidance-focused per fronteggiare eventi stressanti sono associate ad un numero maggiore di disturbi del sonno. Lo stesso vale per i giovani adulti, dove l’utilizzo di EFC correla con una riduzione del sonno e di PFC con un sonno prolungato e qualitativamente migliore.
Gli autori suggeriscono che un coping maladattivo riduce la regolazione emotiva, aumentando negativamente la valutazione degli eventi stressanti, e conseguentemente portando ad un iper-arousal nelle ore di sonno e ad un sonno disturbato.
Il PSA cognitivo e il coping posso essere due fattori che, se resi funzionali, potrebbero modificare l’influenza dello stress sulla qualità del sonno negli adolescenti.
Interventi volti a ridurre l’eccitazione cognitiva al momento di coricarsi possono quindi abbreviare la latenza di addormentamento sia nei periodi scolastici che nelle vacanze.
Inoltre, l’uso di strategie di coping incentrate sul problema (PFC) potrebbero essere protettive contro gli effetti dello stress sull’inizio del sonno,specialmente durante le vacanze.
Riferimenti:
- Bei B, Allen NB, Nicholas CL, Dudgeon P, Murray G, Trinder J. Actigraphy-assessed sleep during school and vacation periods: A naturalistic study of restricted and extended sleep opportunities in adolescents. J Sleep Res 2014
- Shen L, van Schie J, Ditchburn G, Brook L, Bei B. Positive and negative emotions: Differential associations with sleep duration and quality in adolescents. J Youth Adolesc 2018
- Crowley SJ, Van Reen E, LeBourgeois MK, Acebo C, Tarokh L, Seifer R, et al. A longitudinal assessment of sleep timing, circadian phase, and phase angle of entrainment across human adolescence.2014
- Harbard E, Allen NB, Trinder J, Bei B. What’s keeping teenagers up? Prebedtime behaviors and actigraphy-assessed sleep over school and vacation. J Adolesc Heal 2016
- Chue AE, Gunthert KC, Kim RW, Alfano CA, Ruggiero AR. The role of sleep in adolescents’ daily stress recovery: Negative affect spillover and positive affect bounce-back effects. J Adolesc 2018;66:101–11. doi:10.1016/j.adolescence.2018.05.006.