Le teorie complottiste come strumento che crea ordine nel caos
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Il fenomeno del complottismo è molto presente nella nostra società e rivolge l’attenzione ai temi più disparati, soprattutto in un periodo, come quello attuale, in cui ci sentiamo sempre più vulnerabili ed in balia degli eventi.
Il nucleo centrale delle teorie complottiste prevede che vi sia un potere nascosto esercitato da un gruppo ristretto di figure influenti (presidenti, banchieri…) che agisce in modo subdolo, con finalità poco chiare.
Da cosa nasce questo ormai diffusissimo bisogno di creare un’oscura spiegazione a vari tipi di eventi?
Complotti e complottismi
E’ doveroso distinguere tra i complotti reali verificatisi nella storia e le teorie complottiste. Nel nostro paese un esempio di autentico complotto lo ha rappresentato la loggia P2. Solitamente la scoperta di fenomeni cupi di questo tipo, è possibile grazie all’intervento di istituzioni lontane dalle dinamiche di corruzione (come i servizi segreti o la magistratura) e che sono ritenute affidabili poiché i dati che raccolgono divengono a loro volta oggetto di verifiche e materiale di indagine per futuri processi giudiziari.
Le teorie del complotto, invece, elaborano una spiegazione di un evento facendo riferimento spesso a motivazioni politiche, nonostante le altre spiegazioni già fornite siano più realistiche. Le benzina che alimenta le teorie complottiste è spesso collegabile al fallimento delle istituzioni. Quando accade ciò, ha luogo un danno di immagine globale dell’istituzione chiamata in causa, motivo di perdita di credibilità. Una siffatta condizione, contribuirebbe a creare il terreno fertile per lo sviluppo di un tipo di ragionamento approssimato che vede, dietro all’inaffidabilità, un qualcosa di più profondo e nascosto.
La mente del complottista
Le teorie del complotto sembrerebbero essere elaborate da coloro che si sentono vittime del caos ed hanno bisogno di un’ancora di salvezza per gestire l’ansia del “non compreso”. Il senso di impotenza del complottista, genera a sua volta emozioni quali frustrazione, risentimento, rabbia e il conseguenziale bisogno di smascherare l’ipotizzato complotto.
Anni fa Michael Wood, dell’Università del Kent, ha condotto uno studio mirato ad approfondire le credenze tipiche dei complottisti. I risultati emersi hanno reso noto come chi aderisce alle teorie complottiste, tenda a credere anche ad altre teorie che contraddicono le prime. Un esempio di fenomeno di elaborazione di “doppia credenza” lo ha rappresentato l’uccisione di Osama Bin Laden. Alcuni complottisti, infatti, erano convinti che il terrorista fosse stato eliminato grazie ad una missione segreta e, al contempo, non escludevano l’idea che fosse vivo e nascosto grazie al contributo di qualche potente.
Conclusioni
Il diffuso fenomeno del complottismo, sembrerebbe emergere da una sofferenza pervasiva sociale, che porterebbe a costruire un significato laddove la realtà è vissuta come incontrollabile. Il ricorso a teorie oscure non confermate, offrirebbe sollievo e mitigherebbe il senso di smarrimento e paura.