Ti ricordi? Come la pandemia ci ha fatti tornare nostalgici
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Pandemia e nostalgia
Più i boomer che i millennials ricorderanno Marcella Bella che canta: “mi ricordo montagne verdi e le corse di una bambina”, il pezzo nostalgico per eccellenza; probabilmente per i secondi un esempio più calzante è quello della piccola Heidi che, a Francoforte, soffriva a tal punto la lontananza dal nonno e le Alpi svizzere – da cui fu strappata contro la propria volontà – da incorrere in vere e proprie crisi di sonnambulismo. La nostalgia, termine derivante dal greco nostos e algos e stante letteralmente a significare “dolore del ritorno”, è quel desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo ormai lontano, ma che in passato fu meta abituale (https://www.treccani.it/vocabolario). Gli ultimi mesi ci stanno offrendo l’opportunità di sperimentare di nuovo ed intensamente il sentimento della nostalgia: pensiamo, ad esempio, a quelli impossibilitati a tornare dai propri familiari a causa delle limitazioni alla mobilità interregionale e agli spostamenti da e per l’estero (in tedesco, Heimweh); ai globetrotter frustrati nel loro desiderio di raggiungere mete lontane (Fernweh); a tutti noi, orfani del mondo di prima.
Il bello, il buono e il cattivo della nostalgia
La nostalgia è stata a lungo considerata un’emozione esclusivamente negativa: già abilmente descritta da Omero nell’Odissea, assurge allo status di malattia nel XVII secolo quando Johannes Hofer, studente di medicina alsaziano, la osservò nei mercenari svizzeri al servizio del sovrano di Francia, talvolta così afflitti dal pensiero della madrepatria da preferire l’onta della diserzione. Solo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso si si è cominciato a esplorarne aspetti ed implicazioni positive (Wulf T., Sedikides C., Wildschut T. (2020) Nostalgia di ieri, in Mind Mente & Cervello, n.187).
Le ricerche
Alcuni recenti esperimenti supportano la teoria, avanzata per la prima volta dal sociologo Fred Davis, secondo la quale indugiare sul passato spesso provochi sensazioni di benessere e sicurezza e rappresenti, pertanto, un modo per definire e consolidare la propria identità. Sedikides e Wildschut sono andati oltre, identificando tre funzioni della nostalgia:
Di auto-orientamento: la nostalgia, secondo gli autori, rafforzerebbe l’autostima e gli atteggiamenti mentali positivi. Focalizzarsi consapevolmente su difficoltà superate in passato e analoghe a quelle che ci accingiamo a fronteggiare può renderci più ottimisti e self-confident;
Esistenziale: la nostalgia porterebbe a puntare la lente sul significato che ciascuno di noi attribuisce alla propria vita, generando la sensazione che, anche in presenza di frammentazione e caos, vi sia un Leitmotiv e che le caratteristiche della personalità o i valori importanti persistano nel tempo (continuità del sé);
Sociale: ripensare alle esperienze passate importanti consoliderebbe il legame con le persone con le quali le abbiamo condivise e a cui ci siamo affezionati, con un incremento del sostegno sociale percepito. Questo effetto riguarderebbe soprattutto i soggetti più resilienti, cioè più capaci di rialzarsi e riorganizzarsi dopo i momenti di crisi.
Riferimenti sito-bibliografici
Davis F. (1979) Yearning for yesterday: A sociology of nostalgia, New York, NY: Free Press.
Hofer J. (1688) Dissertazione medica sulla nostalgia ovvero Heimweh.
Spyri J. (1880) Heidis Lehr- und Wanderjahre, Gotha: Perthes.
Van Tilburg W. A. et al. (2019) How Nostalgia Infuses Life with Meaning: From Social Connectedness to Self-Continuity, in «European Journal of Social Psychology», Vol. 49.
Zhou X., Sedikides C., Wildschut T., Gao D.G. (2008) Counteracting loneliness: On the restorative function of nostalgia. Psychological science 19 (10), 1023-1029.