Tradimento: Mi ha tradito, mi vendico o perdono?
Tradimento: Mi ha tradito, mi vendico o perdono?
In molte coppie non si dice esplicitamente, ma essere monogami (cioè avere una relazione di coppia esclusiva con un solo partner) è una sorta di accordo implicito. Nonostante ciò, presupporre che per tutta la vita saremo attratti solamente da una persona è poco probabile e molti cedono alla “tentazione”: l’infedeltà di coppia accade tra il 20 e il 65% delle coppie a lungo termine. Un dato abbastanza elevato, dovuto anche alle condizioni sociali che cambiano e influenzano questo aspetto della cultura umana: social media, diffusione dei contraccettivi, minore aderenza ai dettami della religione. Anche la disparità tra i generi è cambiata, con le donne che riportano più che in passato di aver tradito il partner.
Quali sono le ragioni dell’infedeltà? Non è necessaria l’insoddisfazione sessuale nella coppia, quanto più il desiderio di un’altra persona, l’opportunità che si presenta, bassa soddisfazione della relazione in generale, il sentirsi dati per scontato dal partner, solitudine e noia.
Dell’infedeltà coniugale esistono due categorie principali: il tradimento sessuale, prettamente fisico, e quello emotivo, dove il partner prova sentimenti per un’altra persona. Nelle coppie eterosessuali, i maschi tollerano meno il primo, le donne il secondo. Questa differenza non si trova negli altri tipi di coppie.
Quando percepiamo una terza persona come una minaccia per la nostra relazione, proviamo gelosia. Per gelosia ci sentiamo nervosi, ansiosi, arrabbiati e vulnerabili; la paura dell’abbandono può portare a tentativi di suicidio, rottura della relazione o all’aggressione. La gelosia è un vissuto ancestrale che aiuterebbe le femmine ad assicurarsi protezione e cura da parte dei maschi e questi ultimi ad essere sicuri della paternità della prole: test del DNA e indipendenza economica delle donne non ha ancora cambiato questo meccanismo evolutivo.
Quando veniamo a sapere di essere stati traditi dal nostro partner, una delle prime reazione al tradimento potrebbe essere la rabbia. La temperatura corporea, la frequenza cardiaca e la tensione muscolare si alzano, serriamo le mascelle o i pugni. A portare ad una reazione di rabbia, verbale o con aggressione fisica, sono soprattutto le nostre credenze e valutazioni negative su quello che ci ha provocato. Contenere la rabbia potrebbe portare a ruminazione e risentimento e ostacolarne la soluzione.
Confucio affermava “Prima di intraprendere la strada della vendetta, scavate due tombe”: chi si vendica o non prova soddisfazione o si sente peggio di prima. Meditare vendetta porta sensazioni di calore, sudore, eccitazione cardiovascolare, ulcere, emicranie, artriti e contratture muscolari. Ma anche numerosi effetti negativi sul piano psicologico e interpersonale: offuscando le conseguenze per le proprie azioni, la vendetta è il 20% delle cause di omicidio. La maggior parte delle volte però ci ferma l’impianto sociale che abbiamo creato, in cui le ingiustizie vengono risolte dal sistema giudiziario. Da un punto di vista evolutivo, la vendetta scoraggia gli altri dal ripetere l’offesa, dà l’idea di un individuo forte e permette di “salvare la faccia” d’avanti agli altri e per propria autostima.
Nonostante il tradimento subito, però, potremmo decidere di non punire l’altro e di riconciliarci. Il perdono, anche se non significa dimenticare o giustificare il comportamento offensivo, è considerato un meccanismo adattivo in quanto permette di mantenere la relazione e quindi le possibilità di sopravvivenza. Secondo il Modello dell’Investimento di Rusbul, perdonare significa anche continuare ad avere tutte le risorse che la relazione mette a disposizione. E altri vantaggi: meno rabbia e minori attivazioni somatiche (come dolore fisico ed emotivo), periodi di recupero più brevi, minore uso di alcool e farmaci, più emozioni positive. È proprio quando riusciamo a sostituire le emozioni negative con quelle positive, come empatia e compassione, che abbiamo i maggiori benefici.
Dal punto di vista della psicoterapia cognitivo-comportamentale, la capacità di perdonare può essere appresa attraverso pratiche di perspective taking (cambiare prospettiva), uno strumento terapeutico che potrebbe essere usato per ridurre le emozioni negative come la rabbia: le vittime sono incoraggiate a raccontare l’evento che ha portato ai loro vissuti negativi dal punto di vista del trasgressore, valutando quindi le sue possibilità fisiche e cognitive (o la loro mancanza) che hanno portato all’offesa.
La perspective taking non mira alla giustificazione del comportamento del trasgressore, ma ad aiutare la vittima a riconoscere, gestire e diminuire le proprie emozioni negative, aumentare la possibilità di risolvere il conflitto intra e interpersonale e attivare le risposte di riparazione.
Benino Argentieri