Traumi o stress durante l’infanzia: quali effetti sul cervello?

Traumi o stress durante l’infanzia: quali effetti sul cervello?

Traumi o stress durante l’infanzia

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Gli eventi negativi sperimentati durante l’infanzia, inclusi traumi e maltrattamenti, sono stati riconosciuti come un importante fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo depressivo maggiore in età adulta (Lindert et al., 2014). Gli eventi negativi possono infatti indurre alcuni cambiamenti biologici nelle strutture cerebrali legate allo stress, rendendole quindi disadattive nel corso dell’età adulta e conducendo le persone che li sperimentano ad una maggiore vulnerabilità rispetto all’insorgenza di patologie psichiatriche.

Precedenti studi di risonanza magnetica hanno messo in luce come gli eventi negativi sperimentati durante l’infanzia siano associati ad una modificazione del volume di alcune strutture cerebrali quali corteccia cingolata anteriore, corteccia prefrontale dorsolaterale e orbitofrontale, ippocampo e amigdala (Teicher et al., 2016).

Lo studio recente

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Alberta (Aghamohammadi-Sereshki et al., 2020), si è occupato di indagare la relazione tra il maltrattamento infantile – misurato utilizzando il Childhood Trauma Questionnaire (CTQ) – e i volumi di alcune strutture del cervello nelle persone con un disturbo depressivo maggiore, misurate attraverso metodi di imaging a risonanza magnetica (MRI) ad alta risoluzione.

Per lo studio sono stati reclutati un totale di 35 partecipanti con disturbo depressivo maggiore, di età compresa tra 18 e 49 anni e 35 soggetti sani di controllo, abbinati per età, sesso e istruzione.

Risultati

I risultati dello studio hanno evidenziato come gli eventi negativi sperimentati durante l’infanzia si associano negativamente ai volumi di strutture cerebrali quali ippocampo e amigdala.

Gli effetti negativi dell’esposizione a traumi e maltrattamenti durante l’infanzia, misurati dal CTQ-25, sono stati osservati bilateralmente nei volumi dell’ippocampo anteriore e nella regione CA1 dell’ippocampo; nell’amigdala, questi effetti erano limitati all’amigdala basolaterale nell’emisfero destro.

Inoltre, lo studio ha mostrato come il volume dell’amigdala era significativamente inferiore nei partecipanti con disturbo depressivo maggiore e una storia di abuso sessuale o fisico infantile, rispetto ai partecipanti con dì disturbo depressivo maggiore che non avevano una tale storia.

In contrasto con i risultati riferiti all’amigdala, i risultati sugli effetti degli avvenimenti negativi in età infantile sull’ippocampo includevano storie di abuso emotivo e fisico e abbandono.

Conclusioni

Lo studio recente mostra come lesperienza di traumi o stress estremo durante l’infanzia può portare a cambiamenti strutturali nell’ippocampo e nell’amigdala, i cui effetti possono emergere dopo decenni.

Comprendere i cambiamenti cerebrali strutturali e neurochimici specifici che sono alla base dei disturbi della salute mentale costituisce un passo cruciale verso lo sviluppo di potenziali nuovi trattamenti per queste condizioni, aumentate drasticamente dall’inizio della pandemia COVID-19.

 

Riferimenti

  • Aghamohammadi-Sereshki A., Coupland N. J., Silverstone P. H., Huang Y., Hegadoren K. M, Carter R., Seres P., Malykhin N. V.  (2020)Effects of childhood adversity on the volumes of the amygdala subnuclei and hippocampal subfields in individuals with major depressive disorder. Journal of Psychiatry & Neuroscience.
  • Lindert J, von Ehrenstein OS, Grashow R, et al. (2014) Sexual and physical abuse in childhood is associated with depression and anxiety over the life course: systematic review and meta-analysis. Int J Public Health ;59:359-72.
  • Teicher MH, Samson JA. Annual research review: enduring neurobiological effects of childhood abuse and neglect (2016). J Child Psychol Psychiatry 57:241-66.

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Salvati Morena
Psicologa, psicoterapeuta in formazione. Si occupa da diversi anni di disturbi dell’età evolutiva, e possiede esperienza in particolare nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi dello Spettro autistico e dei disturbi del comportamento. Attualmente esercita la libera professione in collaborazione con l’Istituto Beck for Kids di Roma.

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