Uscire dal circolo vizioso della depressione

Uscire dal circolo vizioso della depressione

Uscire dalla depressione

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Depressione e riattivazione comportamentale: come uscire dal circolo vizioso

Introduzione

La depressione non è sempre riconducibile a un singolo evento, spesso sono diversi eventi negativi sommati nel tempo, o eventi di disconferma tra ciò che la persona ha raggiunto e ciò che la persona si aspettava, a far sì che si strutturi un quadro depressivo. È chiaro, ormai, che non tutti gli eventi di perdita conducono alla depressione.

Il circolo vizioso della depressione

Come mai una persona arriva a vivere una fase di scompenso che la incastra in un loop depressivo?

Con il verificarsi di un evento negativo si attiva una visione negativa relativa alla percezione di sé, del mondo e del futuro (triade cognitiva); a questo punto l’individuo esperisce i sintomi motivazionali, emotivi, comportamentali e fisiologici tipici della depressione, i quali verranno interpretati in modo negativo e andranno a supporto della propria difettosità, motivo per cui si sentirà ancora più depresso. Con questo stato mentale attivo, al prossimo evento negativo, risponderà esattamente alla stessa maniera. Tutto comincia ad essere autoriferito negativamente. Ecco, allora, che il circolo vizioso prende corpo: ogni giudizio negativo rafforza l’immagine di sé negativa che a sua volta facilita l’interpretazione negativa delle esperienze successive che a sua volta, consolida ulteriormente il concetto di sé negativo. Quanto più negativi sono i pensieri del paziente, tanto peggio si sente, quanto peggio si sente tanto più negativi sono i suoi pensieri.

Cosa fare

In terapia cognitivo-comportamentale, immediatamente dopo o contemporaneamente alla psicoeducazione, si inizia a lavorare per spezzare il circolo vizioso della depressione. In questo primo momento, considerando le difficoltà di attenzione, concentrazione, memoria del soggetto depresso, non è consigliabile intervenire subito sui pensieri e sulle emozioni e di conseguenza si utilizzano le tecniche comportamentali, che possono dare risultati migliori e utili. In che modo?

  • Scomporre grandi problemi in problemi più piccoli
  • Capire quali attività prima producevano piacere
  • Gestire e affrontare la noia
  • Conoscere i propri limiti
  • Creare uno “spazio personale”
  • Aumentare il livello di distrazione
  • Affrontare le difficoltà del sonno
  • Pianificare attività positive
  • Non fare di più, ma fare ciò che ci piace

Tutto ciò ha come obiettivo aumentare il livello di attività della persona, partendo da quanto fa attualmente durante la settimana; inoltre, serve a modificare il concetto negativo di sé intaccando il circolo vizioso di mantenimento dei sintomi che aggravano la condizione di depressione.

 ConclusioniLa riattivazione comportamentale non consiste solo in “fare di più”: il terapeuta deve scoprire quali attività sono utili e quali piccoli e maneggevoli passi il paziente deve cominciare a fare. Essa è basata sull’idea che gli eventi e il modo in cui il soggetto risponde a essi influenzano il modo in cui si sente.

 

Riferimenti

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Mariangela Ferrone - Psicologa - Psicoterapeuta - Istituto Beck
Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, Psicoterapeuta TMI (terapia metacognitiva interpersonale) livello EXPERT. Per molti anni è stata Coordinatrice del Centro di Psichiatria Perinatale e Riproduttiva, del Servizio di Psicoterapia e Counseling Universitario presso la UOC di Psichiatria – Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma. Attualmente è docente per l’insegnamento di “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” nel corso di laurea in Scienze Infermieristiche, sede Sant’Andrea presso la Facoltà di Medicina e Psicologia – Sapienza Università di Roma, nonché docente interno e supervisore clinico dell’Istituto A.T. Beck per le sedi di Roma e Caserta. Socio Aderente della SITCC (Società Italiana di Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva).

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