Vademecum per genitori: cyberbullismo e COVID-19

Vademecum per genitori: cyberbullismo e COVID-19

Vademecum per genitori

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L’incremento del cyberbullismo ai tempi del COVID-19: vademecum per i genitori

La pandemia di COVID-19 ha fortemente influito sull’uso delle piattaforme digitali da parte di bambini ed adolescenti. Per la maggior parte dei giovani, infatti, le linee guida di allontanamento sociale hanno limitato i contatti tra i pari unicamente a livello virtuale. Di conseguenza, i ragazzi usano piattaforme online come Instagram, TikTok, Teams e Zoom molto più frequentemente rispetto al passato non solo a scopo personale, ma anche educativo. Gli adolescenti, in particolare, traggono indubbiamente beneficio dalle interazioni online, come ad esempio la connessione al mondo esterno, ma allo stesso tempo sono maggiormente esposti a rischi diversi: secondo L1ght, un’organizzazione che tiene traccia delle molestie online, da aprile 2020 i casi di cyberbullismo sono aumentati del 70%. Oltre all’incremento dell’uso della tecnologia, sono presenti altri fattori che contribuiscono all’aumento di questo fenomeno come:

  • Aumento dello stress: la pandemia è un fenomeno stressante per tutti. Spesso quando i ragazzi si sentono stressati o confusi, agiscono impulsivamente e questo potrebbe portarli a scagliarsi contro gli altri, a litigare con gli amici e ad assumere comportamenti rischiosi in risposta.
  • Isolamento: gli ordini obbligatori di rimanere a casa possono causare sentimenti di solitudine, che possono portare a relazioni frammentate. Alcuni ragazzi possono avere un accesso limitato a Internet, il che può farli sentire ulteriormente isolati. Di conseguenza potrebbero scrivere commenti meschini o crudeli sui social per frustrazione, specialmente se si sentono fuori dal giro dei loro gruppi di amici.
  • Diminuzione della supervisione online: molti genitori che cercano di bilanciare il lavoro da casa con le più normali attività quotidiane, di conseguenza non sono disponibili a prestare molta attenzione all’attività online dei propri figli.
  • Noia: i ragazzi, a volte, attuano del cyberbullismo perché sono annoiati, si sentono soli o desiderano attirare l’attenzione. La pandemia ha, indubbiamente, influenzato negativamente questo aspetto che, di conseguenza, può portare a un comportamento meschino online da parte dei ragazzi.

Allo stesso tempo, molte reti di supporto per le vittime di bullismo sono limitate. In alcune situazioni, il supporto risulta inaccessibile così come le conversazioni dal vivo con insegnanti e altre figure di sostegno come allenatori sportivi o consulenti scolastici. Inoltre molti ragazzi non parlano spesso con i loro genitori di quello che sta succedendo, poiché preoccupati di poter ricevere imposizioni e limitazioni circa il loro uso della tecnologia che corrisponde al loro unico collegamento con l’esterno.

In questi casi il ruolo della famiglia risulta fondamentale. La condizione di lavoro in smart working è caratteristica di molti genitori: questi ultimi hanno, dunque, un’importante opportunità di osservare con attenzione le attività online dei propri figli, prestando particolare attenzione a come le loro interazioni sui social media possono influenzarli. Al fine di limitare i rischi relativi al cyberbullismo sarebbe, dunque, opportuno:

  • Creare delle linee guida: limitando il tempo trascorso online per dedicarlo alla famiglia, ai giochi e ad altre attività offline.
  • Parlare di ciò che sta accadendo: è importante avere conversazioni oneste con bambini e adolescenti su quello che stanno provando, soprattutto durante la pandemia.
  • Sollecitare le connessioni funzionali: rimanere a casa e non vedere gli amici è particolarmente difficile per bambini e adolescenti, perché hanno bisogno di coltivare queste relazioni per crescere e svilupparsi. Incoraggiateli a usare le piattaforme di video chat per rimanere in contatto con gli amici, purché sia in modo sano.

In altre parole, costruire un dialogo basato sulla sicurezza e sulla fiducia è necessario per permettere ai ragazzi di essere aperti sui loro problemi. La maggior parte dei giovani, infatti, ha paura di confidarsi con i propri genitori poiché convinti di perdere i privilegi legati all’uso della tecnologia. Di conseguenza, è importante che i genitori riconoscano che i rischi associati al cyberbullismo sono notevolmente aumentati dall’inizio della pandemia. Per questo motivo, è necessario porre ai ragazzi delle domande sulle loro esperienze, prestare attenzione ad eventuali segnali di pericolo e non sottovalutare i loro silenzi anche se peculiari della loro giovane età.

 

BIBLIOGRAFIA

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  • MKHIZE, S., GOPAL, N. (2021). Cyberbullying Perpetration: Children and Youth at Risk of Victimization during Covid-19 Lockdown. International Journal of Criminology and Sociology, 10, 525-537.

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Giulia Gabelli - Psicologa - Istituto Beck
Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio dal 17/09/2012 n. 19457. Esperta in psicopatologia dell’apprendimento e delle dipendenze. Negli anni ha maturato una esperienza clinica sia in ambito pubblico che in strutture private. Attualmente svolge attività clinica con pazienti adulti occupandosi prevalentemente di disturbi d’ansia, disturbi depressivi e disturbi di personalità. Per l’età evolutiva il suo lavoro si concentra prevalentemente sugli aspetti di  valutazione, diagnosi e trattamento dei disturbi cognitivi, dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e delle problematiche associate, quali difficoltà comportamentali, emotive e relazionali. Si è interessata a progetti di prevenzione di disagio durante l’infanzia e l’adolescenza sia a carattere regionale che per il Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). E’ inoltre Terapeuta EMDR di primo livello.

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