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Il fiore di loto è l’immagine simbolo del nostro Centro Mindfulness.
Lo abbiamo scelto perché – oltre a essere bellissimo – è un fiore in grado di nascere e crescere in condizioni estreme. Per noi rappresenta la capacità di trasformazione e resilienza che è insita in ogni persona. La sua magnificenza ci ricorda che possiamo tutti sbocciare e splendere, a partire da dove siamo ora, qui e adesso.
La natura racconta…
Il loto è una pianta acquatica che sboccia in fiori di grandi dimensioni dalle tinte svariate e accese, allargando i petali copiosi su un letto intricato di foglie galleggianti. Troneggia nei laghi artificiali, nelle pozze estemporanee che si formano nei mesi dei monsoni, nei laghi di pianura e collina. Si appropria delle piane dove si coltiva il riso, svetta allegro nelle paludi o nella fanghiglia ai margini di una discarica. Ovunque attecchisca, che sia nell’immondizia o nell’acqua limpida, manifesta con squisita fierezza la sua grazia regale.
Il seme del loto è un nocciolo duro ricoperto di una scorza spessa, apparentemente impenetrabile.
Non basta che sia gettato nell’acqua. Per schiudersi ha bisogno di essere scalfito. Per questo si radica più facilmente nelle paludi e nel fango, perché i residui trascinati dalla mota, battendo colpi continui, gli procurano trafitture simili a ferite. Il seme non piange, non si lamenta. Non muore. Non perde coraggio e non smarrisce il suo obiettivo di crescere. Può restare lì senza aprirsi per settimane, conservando intatta la propria vitalità. Alcune leggende raccontano di semi di loto trattenuti nelle profondità per migliaia di anni prima di sbocciare. Se si trova nell’acqua pulita, dovrà sbattere più e più volte contro rocce e sassi trascinato dalle correnti, prima di provocarsi il taglio che gli permetterà di germogliare. Una volta aperto, però, ovunque si trovi riesce a ricavare tutto il nutrimento di cui ha bisogno. Nulla può la sporcizia. Niente lo distoglie dal manifestare la sua natura splendida. Trasforma ogni scarto in alimento, ogni rifiuto in opportunità di crescita.
Un poco alla volta sboccia. Grande, maestoso, perfetto, meravigliosamente in contrasto con la trasparenza dell’acqua o col grigiore del fango in cui si trova. I suoi petali sono carnosi, resistenti e offrono riparo ad anfibi e insetti, mentre i pesci saltellano fra le sue foglie.
Il fiore di loto nella tradizione orientale
Nella tradizione orientale il fior di loto è universalmente riconosciuto come simbolo di bellezza prorompente e di perseveranza. Si dice che al passaggio di molte divinità indiane nate nella sfortuna e nella povertà esso sbocciasse a indicare che quel bambino reietto e sudicio sarebbe divenuto un giorno dio. Lo Yoga, dal canto suo, ha sviluppato una postura delle mani (Padma-mudra) che lo rappresenta nell’atto di aprirsi, a raffigurare il cuore che si allarga alla comprensione profonda e potente della vita. Mantenendo i palmi bene uniti, gli indici, i medi e gli anulari si separano verso l’esterno, mentre i pollici e i mignoli si mantengono in contatto. Il fiore si schiude ma resta ben radicato in quello stesso fango che lo ha generato, per ricordare che la sua genesi sfortunata ha alimentato la sua audace bellezza.
Il Buddhismo lo adopera scolpito nella pietra, per adornare la bocca del Buddha parlante o la pianta dei suoi piedi; la corrente Mahayana, diffusa maggiormente in Cina e Giappone, intitola al loto il suo Sutra più importante: il Sutra del Loto.
Essere come un fiore di loto
Essere un fior di loto significa convertire l’avversità in meraviglia, perseverare nel proprio obiettivo, sorridere danzando nel fango, con i piedi che, nel perder la presa, si fanno più forti e abili per non scivolare. Significa avere la capacità di cambiare la situazione senza opporsi a quel che ci è capitato. Significa modificare il solco di un destino che sembrava segnato in un sentiero di inatteso incanto.
Sono un fiore di loto
Nasco nella fatica e nel dolore
Con pazienza e con consapevolezza so attendere
Quello che mi colpisce mi segna ma non mi annienta
Quando il momento arriva, so cosa cosa fare della ferita che mi è stata inflitta
Non perdo lo sguardo, sono attento alle cose della vita, posso sbocciare
Custodisco la gioia, la creatività, la capacità di trasformare il difficile in prezioso
Il fango, i sassi, le scalfiture sono il mio destino di bellezza
Tu che mi guardi non vedi i colpi, le cicatrici, l’immondizia che mi hanno nutrito
Vedi solo un fiore di loto
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