Conseguenze psico sociali ed economiche: obesità

Conseguenze psico sociali ed economiche: obesità

Conseguenze psico-sociali: gli effetti del weight bias (pregiudizio sul peso) nelle società occidentali

Negli ultimi anni vi è stato un rapido aumento della quantità di persone in sovrappeso nel mondo [LINK p. 2, Diffusione] – dati relativi al 2005 stimavano oltre un miliardo di persone in sovrappasso (dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). D’altronde l’obesità è decisamente stigmatizzata, specie nelle società occidentali che valorizzano la magrezza e l’essere in forma, sia in termini di percezione di un aspetto fisico non desiderabile che in termini di difetti caratteriali attribuiti alle persone in sovrappeso. Già a sei anni, i bambini nei paesi dell’Unione Europea percepiscono i coetanei obesi come ‘pigri, sporchi, stupidi, brutti, bugiardi e imbroglioni’. (Wadden, T.A. and A.J. Stunkard, Social and psychological consequences of obesity. Annals of Internal Medicine, 1985. 103: pp. 1062-1067).

A una persona stigmatizzata perché in sovrappeso o perché obesa, vengono attribuiti stereotipi negativi che aumentano la probabilità che essa incorra in trattamenti ingiusti, nel pregiudizio e nel rischio di essere discriminata. In questi casi si parla di weight bias (pregiudizio sul peso), termine adottato per indicare quegli atteggiamenti negativi che influenzano le nostre relazioni interpersonali in un certo modo. (Brownell KD, Puhl RM, Schwartz MB, Rudd L (edited by). Weight Bias: Nature, Consequences and Remedies”, New York: 2005. The Guildford Press).

Il weight bias (pregiudizio sul peso) può emergere in forme sottili o può essere espresso in modo più aperto; esso infatti ha diverse sfaccettature tra cui:

  • Derisione o presa in giro verbale: appellativi denigratori, attribuzione di soprannomi negativi legati al peso, insulti, ecc.
  • Bullismo:  in particolare a livello fisico (spintoni, calci, pugni, ecc.) e tramite le nuove tecnologie (cyberbullismo: denigrazioni via Internet, via cellulare, e-mail, ecc.).
  • Vittimizzazione relazionale o isolamento sociale: l’esclusione sociale è la naturale conclusione del fatto di essere ignorati, evitati, presi in giro, fatti oggetto di pettegolezzo, additati, ecc..

(Brownell KD, Puhl RM, Schwartz MB, Rudd L (edited by). Weight Bias: Nature, Consequences and Remedies”, New York: 2005. The Guildford Press).

Gli ambiti del weight bias (pregiudizio sul peso) negli adulti

Gli ambiti del weight bias (pregiudizio sul peso) in età adulta Nelle società occidentali viene valorizzata la magrezza per cui a coloro che non hanno tale attributo vengono attribuiti stereotipi negativi che aumentano la probabilità di incorrere in trattamenti ingiusti, nel pregiudizio e nella discriminazione. In questi casi si parla di weight bias (pregiudizio sul peso) per indicare come una persona in sovrappeso o obesa sia oggetto di stereotipi negativi e quindi venga stigmatizzata in seguito al proprio peso. (Brownell KD, Puhl RM, Schwartz MB, Rudd L (edited by). Weight Bias: Nature, Consequences and Remedies”, New York: 2005. The Guildford Press). Per quanto riguarda gli adulti, il weight bias (pregiudizio sul peso) si esplicita specialmente nei seguenti ambiti:

  • Familiare: i famigliari frequentemente mettono in atto comportamenti e/o fanno affermazioni cariche di pregiudizio nei confronti dei propri familiari in sovrappeso o obesi. Uno studio pubblicato nel 2006 ha indagato lo stigma legato al peso e le fonti del pregiudizio in un campione di 2.400 donne adulte in sovrappeso o obese. Lo studio ha rilevato che i familiari rappresentavano la più frequente fonte di stigma; 72% delle donne hanno infatti affermato che lo stigma arrivava dai componenti della propria famiglia e 62% ha rivelato che i familiari le avevano stigmatizzate in più occasioni. (Puhl R, Brownell KD. Confronting and coping with weight stigma: An investigation of overweight and obese individuals. Obesity. 2006; 14: pp.1802-1815.);
  • Relazionale e affettivo (rapporti interpersonali, relazioni sentimentali, sessuali):  l’obesità spesso crea difficoltà all’interno della vita di coppia, con i propri amici e conoscenti. Non è così raro che chi è grasso venga preso in giro, magari con sarcasmo, anche in età adulta. Inoltre, la sessualità è a volte limitata, se non assente, in seguito a isolamento sociale, stigma e/o difficoltà oggettive di movimento. Le conseguenze relazionali e affettive sono particolarmente rilevanti. (Puhl R, Brownell KD. Confronting and coping with weight stigma: An investigation of overweight and obese individuals. Obesity. 2006; 14: pp. 1802-1815.)
  • Universitario: nel 1994 è stato condotto uno studio negli USA che ha evidenziato come per gli studenti in sovrappeso o obesi, l’esperienza scolastica sia caratterizzata da continuo pregiudizio e discriminazione. Lo studio ha riscontrato anche come all’università le persone grasse sperimentino ostracismo, vengano scoraggiate e a volte subiscano atti di violenza. (1994 Report on Discrimination Due to Physical Stance, National Education Association.) Questa situazione di pregiudizio e discriminazione scolastica comporta negli anni conseguenze socio-economiche.
  • Lavorativo (assunzione, promozioni, possibilità limitate di carriera, rapporti con i colleghi):  negli ultimi 30 anni, numerose ricerche hanno cominciato a studiare la discriminazione che uomini e donne obese subiscono in ambito lavorativo. È stato riscontrato che il pregiudizio sul sovrappeso e l’obesità sembra accompagnare ogni fase del processo dell’esperienza lavorativa. Per quanto riguarda la fase di selezione, le persone in sovrappeso o obese sono discriminate in quanto, presentandosi a un colloquio di lavoro, prima ancora che questo abbia inizio, hanno meno possibilità di essere assunte, specialmente per lavori che, ad esempio nel settore vendite, richiedono interazioni faccia a faccia. In seguito all’assunzione, le cose non vanno molto meglio in quanto, rispetto ai colleghi normopeso, vi sono:
    • Minori probabilità di essere promossi;
    • Retribuzioni inferiori;
    • Maggiore probabilità di essere licenziati.

(Larkin JC, Pines HA. No fat persons need apply: Experimental studies of the overweight stereotype and hiring preference. Social World Occup. 1979; 6:12-327. Pingitoire R, Duroni R, Tindale S, Spring B. Bias against overweight job applicants in a simulated employment interview. J Appl Psychol. 1994; 79: 909-917.) Le difficoltà, se non vere e proprie discriminazioni, che la persona in sovrappeso o obesa affronta in ambito lavorativo sono riconducibili a stereotipi che etichettano la persona grassa come:

  • ‘Pigra’;
  • ‘Carente a livello dell’autodisciplina’;
  • Meno coscienziosa’;
  • ‘Meno competente’;
  • ‘Sciatta’;
  • ‘Negligente’;
  • ‘Emotivamente instabile’.

(Paul RJ, Townsend JB. Shape up or ship out? Employment discrimination against the overweight. Emp Respons Rights J. 1995; 8: 133-145. Roehling MV. Weight-based discrimination in employment: Psychological and legal aspects. Pers Psychol. 1999; 52: 969-1017.) Il pregiudizio come le discriminazioni incontrate nel mondo del lavoro, possono frequentemente comportare, negli anni, conseguenze socio-economiche per la persona in sovrappeso.

  • Quotidiano: nella vita quotidiana, la persona in sovrappeso o obesa affronta numerose difficoltà tra cui:
  • Disagio fisico
  • Difficoltà di movimento
  • Frustrazioni continue per via della propria stazza

Il grasso accumulato schiaccia gli organi: accade quindi che una persona obesa o in sovrappeso soffra, stando seduta, di disagi quali difficoltà a respirare, dolore alla schiena, male ai piedi, dolore alle giunture e ai muscoli. L’eccesso di peso rende inoltre difficoltoso il movimento. È infatti faticoso e difficile spostarsi e camminare, con inevitabili conseguenze e limitazioni sia a livello interpersonale che di svolgimento delle attività quotidiane. Questa situazione peggiora la sedentarietà facilitando, a sua volta, l’aumento di peso. Si instaura quindi un pericoloso circolo vizioso. Infine, una stazza sopra la media comporta frustrazioni continue. Si pensi ad esempio a spazi inadeguati sui sedili dei mezzi pubblici, sulle poltrone delle sale cinematografiche e teatrali, sulle sedie nei bar o nei ristoranti, sui voli aerei, fino alla difficoltà nella ricerca di abbigliamento ‘alla moda’

Conseguenze psico-sociali: gli effetti del weight bias (pregiudizio sul peso) negli adulti obesi

È fondamentale essere consapevoli del weight bias (pregiudizio sul peso) e delle problematiche a esso legato. È auspicabile che si comincino a intraprendere iniziative per prevenire il pregiudizio in tutte le sue forme e negli ambiti in cui si esplicita.

Il pregiudizio sul peso (weight bias) può condurre a diversi esiti negativi per:

  • La salute fisica: il pregiudizio sul peso può implicare comportamenti alimentari dannosi. Una recente ricerca del 2006 su 2.000 donne in sovrappeso o obese ha riscontrato che una netta maggioranza (79%) del campione di donne ammette di aumentare il proprio consumo di cibo come meccanismo per affrontare lo stigma legato al peso e allo stress. La persona in sovrappeso o obesa tende, sotto stress, a sfogarsi con il cibo invece di adottare strategie più salutari di gestione della tensione e dell’ansia. Il sovrappeso o l’obesità sono anch’essi motivo di stress (specie relazionale) per cui si viene a creare un potente circolo vizioso. Il 75% del campione afferma inoltre di non intraprendere una dieta per via del pregiudizio legato al peso. (Puhl R, Brownell KD. Confronting and coping with weight stigma: An investigation of overweight and obese individuals. Obesity. 2006; 14: pp. 1802-1815.) Inoltre, chi è in sovrappeso o obeso è meno propenso a intraprendere un’attività fisica: è negli spogliatoi delle palestre infatti che il pregiudizio e lo stigma verso tali la persone si palesano maggiormente attraverso uno scherno più o meno velato.Le persone obese difficilmente frequentano le palestre in quanto si sentono osservate, svalutate e quindi provano sentimenti di vergogna e inadeguatezza.
  • La salute psichica (psicologica): vi sono una serie di conseguenze psicologiche negative per gli adulti vittime di pregiudizio sul peso, tra cui:
    • Depressione (difficoltà nella progettualità, nella vita sociale, relazionale, amicale, sentimentale, affettiva, familiare)
    • Ansia
    • Bassa autostima
    • Immagine corporea negativa ovvero l’immagine mentale ed emotiva che ci formiamo del nostro corpo e che ci deriva anche dalle relazioni con gli altri
  • Le relazioni interpersonali e affettive: le principali conseguenze a livello sociale sono imputabili al rifiuto sociale. La persona obesa viene generalmente respinta dal gruppo dei pari per cui diminuiscono le possibilità di intraprendere attività sociali e relazionali piacevoli, la probabilità di incontrare nuove persone, un partner, ecc. Inoltre, anche quando il gruppo è accogliente, vi è comunque un crescente isolamento sociale; la difficoltà di movimento è spesso oggettiva e rende difficile alla persona obesa intraprendere molte attività sociali e ricreative. Il sovrappeso e l’obesità hanno quindi delle conseguenze a livello dei rapporti interpersonali spesso anche all’interno della famiglia.(Pearce MJ, Boergers J, Prinstein MJ. Adolescent obesità, overt and relational peer victimization, and romantic relationships. Obes Res. 2002 May: 10 (5): 386-93.)
  • La condizione socio-economica: il pregiudizio legato al peso è particolarmente pesante e rilevante nell’ambito scolastico e lavorativo, con possibili ricadute sullo status socio-economico della persona. A livello scolastico prima e universitario poi, la persona incontra numerose difficoltà e ostacoli con la conseguenza che viene scoraggiata e rischia di ottenere un titolo di studio inferiore alle reali capacità con posizioni lavorative e retribuzioni inferiori alle proprie potenzialità. In seguito, la persona in sovrappeso o obesa viene ostacolata anche in ambito lavorativo (maggiori difficoltà a trovare un lavoro; una volta assunta, maggiore probabilità di essere licenziata e una minore probabilità di essere retribuita e di fare carriera come una persona normopeso). Le conseguenze economiche del pregiudizio scolastico e lavorativo sono dunque facilmente intuibili e sono state confermate da un ampio studio che ha dimostrato che uomini e donne (16-24 anni) in sovrappeso percepivano, dopo 7 anni, salari inferiori a soggetti con caratteristiche simili ma normopeso. (Gorthmaker SL, Must A, Perrin JM, Sobol AM, Dietz WH. Social and economic consequences of overweight in adolescence and young adulthood. N Engl J Med. 1993 Sep 30; 329 (14): 1008-12. Sargent JD, Blanchflower DG. Obesity and stature in adolescence and earnings in young adulthood. Arch Pediatr Adolesc Med. 1994 Jul; 148(7): pp. 681-7.)

Conseguenze economiche

In base a studi effettuati a livello internazionale, si è riscontrato che i costi economici legati all’obesità e al sovrappeso rappresentano dal 2% al 7% dei costi sanitari totali. (World Heath Organization, Obesity: preventing and managing the global epidemic. WHO Technical Report Series 894. 2000: Geneva.)

  • In Francia, per esempio, il costo diretto delle malattie correlate all’obesità (compresi assistenza sanitaria personale, assistenza ospedaliera, servizi medici e farmaci per le patologie con un rapporto evidente con la stessa) ammonta al 2% circa della spesa sanitaria totale. (Levy, E., et al., The economic costs of obesity: the French situation. International Journal of Obesity, 1995. 19: pp. 788-792.)
  • In Inghilterra, si stima che il costo finanziario annuale per il trattamento dell’obesità ammonti a 0,5 miliardi di sterline a carico del Servizio Sanitario Nazionale e abbia ripercussioni a livello economico nell’ordine dei 2 miliardi di sterline. (National Audit Office, Tackling Obesity in England. 2001, The stationery Office: London.)

Il costo umano stimato è di 18 milioni di giorni di malattia all’anno e 30.000 decessi all’anno, che determinano una perdita di 40.000 anni di vita lavorativa e un accorciamento della vita di nove anni in media. (Seidell, J.C. and I. Deerenberg, Obesity in Europe – prevalence and consequences for the use of medical care. PharmacoEconomics, 1994. 5: pp. 38-44.)

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