Esperienze traumatiche infantili come l’abuso sessuale, fisico o emotivo possono causare la presenza di esperienze di depersonalizzazione e/o derealizzazione nell’adulto. Il quadro sintomatologico è caratterizzato dalla presenza di frequenti “disgregazioni e interruzioni” del senso di sé e del mondo circostante. Spesso ciò è fonte di spavento e preoccupazione per gli individui che, a lungo andare, si rendono conto di perdere sempre più il controllo della loro vita e iniziano a presentare alti livelli di ansia (sviluppando anche attacchi di panico), depressione, problemi nell’ambito sociale, comportamenti disfunzionali (come l’abuso di sostanze; Sacco, 2011).
La depersonalizzazione/derealizzazione cronica, infatti, rende gli individui incapaci di sentirsi e percepirsi sufficientemente connessi al presente e preclude la possibilità di interazioni soddisfacenti con gli altri e il mondo circostante. Studi effettuati negli Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Turchia e Germania hanno rilevato una prevalenza del disturbo di circa il 3%.
La depersonalizzazione e la derealizzazione rappresentano delle strategie difensive per i bambini che crescono in ambienti violenti, traumatizzanti, che producono paura e senso di impotenza costante, perché proprio quella perdita di contatto con sé e con il mondo consente di diminuire la sofferenza che provano (Spiegel et al., 2011). Sottraendosi mentalmente da se stesse e dalla realtà, le vittime possono proteggersi dal dolore troppo intenso provocato dall’abuso fisico, sessuale e/o emotivo.
L’ingresso in uno di questi due stati durante l’esperienza traumatica, infatti, rappresenta una strategia di regolazione e di fronteggiamento dell’intensa attivazione fisiologica che si presenta nel momento in cui la vittima (quando è ancora consapevole di ciò che le sta accadendo) inizia a “processare” (elaborare) gli stimoli e le informazioni ambientali che vengono interpretati come pericolosi e fonte di sofferenza. Questa risposta difensiva che si scatena durante l’evento traumatico, nel corso del tempo, sarà poi generalizzata ed estesa ad altre situazioni e stimoli associati (ma anche non associati) al trauma passato (Lanius et al., 2012). Si tratta, quindi, di una brusca e rapida risposta inibitoria (da parte del sistema psicobiologico che garantisce la sopravvivenza dell’individuo) finalizzata alla riduzione dell’ansia nelle situazioni percepite come minacciose (Sierra, 2008).
I trattamenti raccomandati sono l’EMDR, la TCC centrata sul trauma, interventi basati sulla Mindfulness e la terapia a più fasi della dissociazione strutturale.
In linea generale il trattamento (Gentile et al., 2014) deve prevedere interventi per:
- la gestione delle crisi (soprattutto quando i pazienti si trovano in periodi di stress acuto e presentano frequentemente i sintomi di dissociazione ansia e depressione);
- l’individuazione di strategie di coping efficaci, da mettere in atto quando le persone si trovano di fronte ai problemi della loro vita;
- il miglioramento delle interazioni sociali .
Va sottolineato che gli interventi basati sulla Mindfulness risultano particolarmente efficaci in questi pazienti poiché aumentano la consapevolezza enterocettiva e diminuiscono il distacco da sé e dalla realtà, in quanto insegnano a prestare attenzione sia all’esperienza individuale che al mondo circostante (Lanius, 2015).
Riferimenti
Gentile, J.P., Snyder, M. & Gillig, P.M. (2014). Stress and Trauma: Psychotherapy and Pharmacotherapy for Depersonalization/Derealization Disorder. Innovations in Clinical Neuroscience, 11 (7-8).
Lanius, R.A., Brand, B., Vermetten, E., Frewen, P.A. & Spiegel, D. (2012). The dissociative subtype of posttraumatic stress disorder: rationale, clinical and neurobiological evidence, and implications. Depression and Anxiety, 29: 701-708.
Lanius, R.A. (2015). Trauma-related dissociation and altered states of consciousness: a call for clinical, treatment, and neuroscience research. European Journal of Psychotraumatology, 6: 10.3402/ejpt.v6.27905.
Sacco, R.G. (2011). The Development of the Sense of Self in Adolescence and Early Adulthood: Implications for Understanding Depersonalization/Derealization Disorder. Journal of Social and Cognitive Psychology, 2(4).
Sierra, M. (2008). Depersonalization disorder: pharmacological approaches. Expert Review of Neurotherapeutics, 8: 19-26.
Spiegel, D., Loewenstein, R.J., Lewis-Fernandez, R., Sar, V., Simeon, D., Vermetten, E., Etzel Cardena, E. & Dell, P.F. (2011). Dissociative disorders in DSM-5. Depression and Anxiety, 28: 824-852.