Il Disturbo Dissociativo dell’ Identità

Il Disturbo Dissociativo dell’ Identità

I traumi infantili, soprattutto se gravi, prolungati nel tempo e ricorsivi, rappresentano un importante fattore di rischio per lo sviluppo del Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID – Dissociative Identity Disorder). La manifestazione principale del DID è la presenza di disgregazione dell’identità caratterizzata da due o più stati di personalità distinti o da un’esperienza di possessione. La discontinuità del senso di sé e della consapevolezza delle proprie azioni è accompagnata da alterazioni:

  • dell’affettività;
  • della memoria;
  • della percezione;
  • del funzionamento senso-motorio.

Questi sintomi possono essere rilevati dall’individuo stesso o osservati da altre persone  (APA, 2013). Il fenomeno della dissociazione si può manifestare in diverse forme, lungo un continuum che va dalla dissociazione di pensieri, emozioni, corpo o identità, all’amnesia e alla fuga dissociativa, fino ad arrivare alla depersonalizzazione e alla frammentazione dell’identità  (Vogelsang, 2010).

Le due o più identità dell’individuo prendono il controllo del comportamento in maniera ricorsiva e il passaggio da un’identità a un’altra è spesso scatenato da un evento negativo o stressante (Scmidt, 2007).

Un altro sintomo importante del DID è l’amnesia dissociativa, che si riferisce all’incapacità di richiamare informazioni personali importanti della propria storia di vita, ma anche di accedere al ricordo di azioni e compiti quotidiani.

Un’altissima percentuale delle persone con disturbi dissociativi riporta delle esperienze traumatiche infantili. Negli Stati Uniti, in Canada e in Europa la prevalenza del DID nelle persone abusate è di circa il 90% (APA, 2013). Nello specifico, i sopravvissuti a traumi infantili che presentano sintomi dissociativi hanno riferito: abuso sessuale (57.1%-90.2%), emotivo (57.1%), fisico (62.9-82.4%) e neglect (62.9%; Sar, 2011).

Inoltre, la natura dell’abuso sembra contribuire direttamente alle caratteristiche della dissociazione, poiché più l’abuso è grave (p.e., abuso sessuale con penetrazione), di lunga durata, precoce, più sono gravi i sintomi dissociativi sperimentati in età adulta.

Le ipotesi eziologiche sono varie. Alcuni autori affermano che la tendenza alla dissociazione rappresenti un tratto ereditario successivamente influenzato/aggravato da eventi traumatici, mentre altri ritengono che la dissociazione sia legata agli aspetti psicobiologici dell’ansia, per cui degli alti livelli di arousal (in situazioni stressanti) innescherebbero la risposta dissociativa.

La dissociazione si verifica spesso durante l’evento traumatico e rappresenta, dunque, un meccanismo di coping finalizzato a garantire la sopravvivenza dell’individuo durante l’esperienza traumatica. Secondo alcuni autori, infatti, durante un evento traumatico infantile, il rifiuto dell’abuso subìto spingerebbe il bambino a “credere” che quella terribile esperienza stia accadendo a un’altra persona (p.e., a un compagno immaginario) e, con il passare del tempo, questa strategia di fronteggiamento diventerebbe uno strumento efficace per superare ogni situazione percepita come pericolosa e fonte di sofferenza.

Secondo la prospettiva comportamentale, il DID è il risultato della ciclica messa in atto della risposta dissociativa in presenza di eventi stressanti e di un meccanismo di condizionamento in cui l’individuo rinforza “l’azione del dimenticare” per fuggire alle emozioni intense (Comer, 2007). Ovviamente, la dissociazione consente alla persona di difendersi inizialmente dal trauma ma, a lungo andare e nella vita di tutti i giorni, la frammentazione dell’identità riduce la capacità di problem solving, aumentando il senso di confusione e di inquietudine/agitazione.

Secondo la teoria della dissociazione strutturale della personalità, il DID è la forma più complessa di dissociazione che può presentare un individuo traumatizzato e l’approccio d’intervento raccomandato è il trattamento a più fasi della dissociazione strutturale.


Riferimenti

American Psychiatric Association, (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C: American Psychiatric Association.

Comer, R. (2007). Abnormal Psychology (6th ed.). New York: Worth Publishers.

Şar, V. (2011). Epidemiology of dissociative disorders: An overview. Epidemiology Research International. DOI: 10.1155/2011/404538

Vogelsang, T.K. (2010). Dissociative identity disorder: The mystery surrounding its etiology and its connection to satanic ritual abuse. Adler Graduate School, Richfield, MN.

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