Il Disturbo Borderline di Personalità e trauma

Il Disturbo Borderline di Personalità e trauma

Dati sperimentali hanno indicato che la percentuale di persone con  il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) e storia di abuso sessuale varia dal 40% al 76% (Crowell et al., 2009). E’ stato mostrato, per esempio, che le donne che avevano subìto abusi sessuali infantili con penetrazione presentavano sintomi di DBP in misura maggiore rispetto a chi aveva subìto un abuso che non prevedeva i rapporti sessuali completi (p.e., Luthra, 2009).

L’insorgenza del DBP viene spiegata con “la teoria biosociale”. L’aspetto biologico determina la predisposizione genetica alla vulnerabilità emotiva, mentre l’ambiente invalidante rifiuta o punisce l’espressione delle emozioni e dei pensieri del bambino, quindi si tratta di un contesto in cui gli altri non lo aiutano o supportano. Un ambiente viene definito invalidante nei casi in cui si presenta almeno una delle diverse forme di abuso (abuso fisico, emotivo, ecc.), tra cui anche l’abuso sessuale. Come spiegato da Marsha Linehan, l’abuso sessuale rappresenta la più grave forma di invalidazione che si può presentare durante l’infanzia.

L’abuso sessuale, oltre a essere un fattore ambientale di stress, può anche agire sulla vulnerabilità fisiologica alla disregolazione emotiva. Quest’ultima, infatti, è il prodotto dell’ipersensibilità e dell’iperreattività del sistema di risposta e di regolazione dell’emozione. Quindi, nel DBP gioca un ruolo molto importante la combinazione di una vulnerabilità emotiva e di un’inabilità a regolare adeguatamente l’emozione, entrambe altamente influenzate dal trauma precoce.

Un’esperienza traumatica grave e prolungata che si presenta durante i primi anni di vita cronicizza l’incapacità di modulare le emozioni. Dopo l’abuso, infatti, le persone possono iniziare a mettere in atto una serie di comportamenti distruttivi (condotte autolesionistiche, assunzione di sostanze d’abuso, tentativi di suicidio, ecc.) che rappresentano dei tentativi di soluzione della sofferenza sperimentata.

Spesso le persone con DBP presentano delle notevoli difficoltà nelle relazioni intime che risultano strettamente legate al trauma precoce. Nella vita attuale, infatti, tendono a ri-attivare lo scenario traumatico sentendosi, di volta in volta, aggredite, attaccate, abusate, terrorizzate, colpevoli, arrabbiate o angosciate. L’esperienza dell’abuso determina l’alternanza di atteggiamenti di dominanza e sottomissione nelle relazioni, per cui la persona passa (anche molto rapidamente) dall’assumere una posizione di potere a una di arrendevolezza in cui sperimenta, per esempio, paura/disgusto/mancanza di speranza.

E’ necessario sottolineare che, nei pazienti con DBP, l’aspettativa che il mondo sia un posto malevolo e caratterizzato da privazioni sembra essersi instaurata (e poi radicata) proprio a partire dalla ripetizione degli abusi sessuali infantili.

Vi è una strettissima associazione tra DBP, PTSD e PTSD complesso. Per esempio, lo studio di Harned e collaboratori (2010) ha mostrato che donne con PTSD e DBP, rispetto a donne con sintomi di PTSD ma senza DBP, presentavano.

  • maggiore frequenza di atti intenzionali di autolesionismo (in presenza di trigger legati al trauma);
  • flashback;
  • incubi;
  • pensieri sull’abuso sessuale subìto;
  • maggior numero di eventi sessuali indesiderati nella vita.

La DBT è il trattamento di prima scelta per i sopravvissuti ad abuso infantile che presentano il DBP per tre motivi.

1) Consente di intervenire sugli aspetti legati alla sofferenza associata al trauma mediante il raggiungimento di una stabilizzazione “emotiva”, prima che vengano introdotti gli interventi basati sull’esposizione ai trigger legati ai ricordi dell’abuso;

2) La DBT prevede diversi stadi di trattamento, di cui il primo è finalizzato al raggiungimento di una condizione di maggior sicurezza/controllo del paziente e alla creazione di una buona alleanza terapeutica (che rappresenta anche l’obiettivo iniziale del trattamento del trauma e del PTSD);

3) Consente di affrontare i problemi specifici legati alla storia traumatica e alla marcata disregolazione emotiva mediante l’uso di strategie orientate all’accettazione e al cambiamento (Follette & Ruzek, 2006).

La consapevolezza dell’importante ruolo del trauma nella spiegazione della sofferenza, passata e attuale, è fondamentale per un trattamento efficace. Approfondire aspetti legati all’abuso  sessuale infantile può aiutare a comprendere le difficoltà di questi pazienti nelle relazioni, nella tolleranza della sofferenza, nel controllo del comportamento e nel mantenimento di una stabile valutazione di sé. Inoltre, istruire il paziente sulle principali conseguenze legate alla vittimizzazione precoce ed entrare in empatia nel momento in cui si affrontano gli effetti negativi che essa ha prodotto nella vita del paziente facilitano l’instaurarsi dell’alleanza terapeutica. E’ necessario, infine, che il terapeuta fornisca validazione e supporto costanti per impedire la ri-attivazione del trauma nel paziente.

Per concludere, anche per trattare il trauma legato all’abuso sessuale infantile nelle persone con DBP viene utilizzata l’EMDR (Brown & Shapiro, 2006), poiché aiuta il paziente a non reagire in maniera condizionata agli stimoli legati al trauma e facilita la creazione di una definita rappresentazione mentale dell’esperienza passata, che consente la giusta collocazione (nel tempo e nello spazio) del terrore e della sofferenza.


Riferimenti

Brown, S. & Shapiro, F. (2006). EMDR in the Treatment of Borderline Personality Disorder. Clinical Case Studies, 5(5): 403-420.

Crowell, S.E., Beauchaine, T.P. & Linehan, M.M. (2009). A Biosocial Developmental Model of Borderline Personality: Elaborating and Extending Linehan’s Theory. Psychological Bulletin, 135(3): 495-510.

Follette, V.M. & Ruzek, J.I. (2006). Cognitive-Behavioral Therapies for Trauma, Second Edition. New York: Guilford Press.

Harned, M.S., Rizvi, S.L. & Linehan, M.M. (2010). Impact of Co-Occurring Posttraumatic Stress Disorder on Suicidal Women With Borderline Personality Disorder. American Journal of Psychiatry, 167: 1210-1217.

Luthra, R., Abramovitz, R., Greenberg, R., Schoor, A., Newcorn, J., Schmeidler, J., Levine, P., Nomura, Y. & Chemtob, C.M. (2009). Relationship between type of trauma exposure and posttraumatic stress disorder among urban children and adolescents. Journal of Interpersonal Violence, 24: 1919-1927.

Se hai bisogno di aiuto o semplicemente vuoi contattare l’Istituto A.T. Beck per qualsiasi informazione,
compila il modulo nella pagina contatti.

Back To Top
Cerca