Disturbo Esplosivo Intermittente

Disturbo Esplosivo Intermittente

Che cos’è il Disturbo Esplosivo Intermittente

Il “Disturbo Esplosivo Intermittente” (DEI) è un disturbo comportamentale con esordio nell’infanzia e nell’adolescenza. Tale disturbo è caratterizzato da esplosioni di rabbia improvvise ed esagerate rispetto alle situazioni che si presentano all’interno del contesto.

Nella quinta edizione del DSM-5, il Disturbo Esplosivo Intermittente è incluso nei Disturbi del comportamento Dirompente, del Controllo degli Impulsi e della Condotta. In questo capitolo vengono trattati una serie di disturbi esternalizzanti, tra cui il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) e il Disturbo della Condotta (DC), definiti così in quanto il malessere e le problematiche del bambino o dell’adolescente sono rivolte all’esterno sotto forma di aggressività, iperattività, impulsività, disobbedienza od oppositività verso l’ambiente o le persone, arrivando così a compromettere importanti aree del funzionamento della vita di chi ne è affetto.

Caratteristiche e sintomi del Disturbo Esplosivo Intermittente

I bambini o adolescenti con Disturbo Esplosivo Intermittente reagiscono in maniera estremamente rabbiosa ed aggressiva nei confronti di situazioni normalmente gestibili.

Vi è un’incapacità nel resistere all’impulso violento e, solo dopo averlo messo in atto, la persona riesce a calmarsi e a sciogliere la tensione derivante dall’esposizione all’evento percepito come una minaccia o una provocazione.

I primi sintomi appaiono solitamente nella tarda infanzia o nell’adolescenza e raramente si verificano per la prima volta dopo i 40 anni.

Nello specifico, le esplosioni di aggressività che caratterizzano il DEI hanno le seguenti caratteristiche:

  • si scatenano rapidamente;
  • sono impulsive;
  • non hanno un periodo prodromico;
  • durano tipicamente meno di 30 minuti;
  • si verificano in risposta ad una provocazione di scarsa entità, reale o percepita, da parte di un familiare stretto o un amico;
  • non sono premeditate o strumentali, non hanno perciò alcuna finalità alla base (criterio C);
  • sono associate a disagio significativo o a compromissione del funzionamento psicosociale (Criterio D).

Gli episodi aggressivi possono essere accompagnati o preceduti da una serie di sintomi, sia fisiologici che cognitivi, quali:

  • irritabilità;
  • iperarousal;
  • formicolio;
  • tremori;
  • tachicardia;
  • senso di pressione alla testa;
  • sensazione di aumento di forza ed energia;
  • pensiero accelerato.

Dal momento che il Disturbo Esplosivo intermittente, seppur episodico, può essere cronico e persistere negli anni, molto spesso implica una serie di problemi di tipo:

  • sociale: perdita di amici, parenti o instabilità con il partner;
  • lavorativo: retrocessione o perdita del posto di lavoro;
  • finanziario: numerose spese per rimediare alla rottura degli oggetti distrutti;
  • legale: numerose cause civili e/o penali per aggressione.

Cause e fattori di rischio del Disturbo Esplosivo Intermittente

Come per la gran parte degli altri disturbi psichiatrici, non è facile risalire a una singola causa responsabile dell’esordio del disturbo. Anche per quando riguarda il DEI è dunque necessario adottare un approccio di tipo bio-psico-sociale che identifica una serie di diversi fattori di rischio tra cui:

  • Fattori genetici:
    • parenti di primo grado di persone con DEI hanno maggiore probabilità di sviluppare tale disturbo;
    • è presente un’anomalia serotoninergica a livello cerebrale;
  • Fattori ambientali: molte persone con DEI riportano storie di traumi sia di tipo fisico che emotivo nell’arco dei primi due decenni di vita;
  • Fattori temperamentali: un temperamento difficile del bambino sembra essere un importante fattore predittivo per l’esordio di un DEI.

Diffusione del Disturbo Esplosivo Intermittente

Studi epidemiologici affermano che il 4% degli adulti e l’8.9% dei bambini/adolescenti soddisfano i criteri del DSM-5 per il Disturbo Esplosivo Intermittente.

Il disturbo, inoltre, risulta essere meno frequente in individui con formazione scolastica che arriva fino alla fine delle scuole superiori piuttosto che in ragazzi i quali abbiano interrotto gli studi precedentemente.

Per quanto riguarda le differenze di genere esistono studi che indicano una prevalenza nei maschi e altri che non riscontrano questo tipo di differenza.

Diagnosi del Disturbo Esplosivo Intermittente

I criteri diagnostici sono i seguenti:

  1. Devono essere presenti accessi comportamentali ricorrenti che rappresentano l’incapacità di controllare gli impulsi aggressivi, come manifestato da uno dei seguenti sintomi:
    • Aggressione verbale (per es. accessi di collera all’interno dell’aggressione verbale, invettive, discussioni o litigi verbali) o aggressione fisica verso proprietà, animali o altre persone, che si verifica, in media, due volte alla settimana per un periodo di 3 mesi. L’aggressione fisica non comporta danneggiamento o distruzione di proprietà e non provoca lesioni ad animali o ad altre persone.
    • Tre accessi comportamentali che implicano danneggiamento o distruzione di proprietà e/o aggressione fisica che provocano lesioni ad animali o ad altre persone e si verificano in un periodo di 12 mesi.
  2. Il grado di aggressività espresso durante gli accessi ricorrenti è grossolanamente esagerato rispetto alla provocazione o a qualsiasi fattore psicosociale stressante precipitante.
  3. Le ricorrenti esplosioni di aggressività non sono premeditate e non hanno lo scopo di raggiungere qualche obiettivo concreto.
  4. Le ricorrenti esplosioni di aggressività causano o disagio marcato nell’individuo o compromissione del suo funzionamento in ambito interpersonale e possono avere conseguenze finanziarie o legali.
  5. L’età cronologica è almeno 6 anni (o livello di sviluppo equivalente).
  6. Le ricorrenti esplosioni di aggressività non sono meglio spiegate da un altro disturbo mentale (ad esempio Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo Bipolare, Disturbo da Disregolazione dell’Umore Dirompente, un Disturbo Psicotico, Disturbo Antisociale di Personalità, Disturbo Borderline di Personalità) e non sono attribuibili a un’altra condizione medica (ad esempio trauma cranico, malattia Alzheimer) o agli effetti fisiologici di una sostanza (droga di abuso, alcol o farmaci).

Inoltre, per porre una diagnosi di DEI a un minore di età compresa tra i 6 e i 18 anni, non deve essere preso in considerazione un comportamento aggressivo che si verifica come parte di un Disturbo dell’Adattamento o come conseguenza dell’esposizione a uno o più eventi traumatici.

Per porre correttamente diagnosi di Disturbo Esplosivo Intermittente è opportuno effettuare una diagnosi differenziale con:

  • Il disturbo antisociale o borderline di personalità: nel Disturbo di Personalità Antisociale o Borderline il livello dell’aggressione impulsiva è inferiore rispetto a quella degli individui con disturbo esplosivo intermittente.
    Esiste una componente di disregolazione degli impulsi, però in questo caso non è solo un disturbo di comportamento ma di personalità in quanto ha a che fare con un’architettura mentale dell’individuo;
  • Delirium, Disturbo neuro-cognitivo maggiore, se è presente un’altra condizione medica non può essere posta diagnosi di Disturbo Esplosivo Intermittente;
  • Intossicazione o astinenza da sostanze: può essere posta diagnosi di disturbo esplosivo intermittente quando un numero sufficiente di esplosioni aggressive impulsive si verificano anche in assenza di intossicazione o astinenza da sostanze;
  • ADHD: gli individui sono impulsivi quindi sono presenti aggressività impulsive, ma non così frequentemente come nel DEI;
  • Disturbo della Condotta: in questo caso le esplosioni di aggressività impulsive, la forma di aggressione è proattiva e predatoria ed ha una finalità di fondo, cosa non presente in un DEI;
  • Disturbo Oppositivo Provocatorio: gli accessi di collera e alterchi verbali sono rivolti esclusivamente a figure che rappresentano le autorità;
  • Disturbo da Disregolazione dell’Umore Dirompente: lo stato d’animo negativo, caratterizzato da irritabilità e rabbia, si protrae per la maggior parte della giornata, quasi ogni giorno;
  • Disturbo dello spettro autistico: le esplosioni di aggressività sono presenti ma in maniera non così frequente come nel DEI.

  Il Disturbo Esplosivo Intermittente spesso si presenta in concomitanza con:

È da sottolineare che per quanto riguarda ADHD, DC, DOP, e Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, è possibile fare una diagnosi di Disturbo Esplosivo Intermittente qualora le ricorrenti e impulsive esplosioni di aggressività siano superiori a quelle solitamente presenti in quei disturbi.

Trattamento del Disturbo Esplosivo Intermittente

Nella terapia per il Disturbo Esplosivo Intermittente è importante adottare un approccio multimodale e che tenga conto dei diversi contesti di appartenenza del bambino o dell’adolescente.

Sono dunque previsti:

  • interventi psicoterapeutici sul minore;
  • interventi psicoterapeutici sui genitori;
  • counseling agli operatori dei diversi contesti in cui il minore vive (scuola, sport, gruppi di socializzazione).

Qualora fosse necessario è da prendere in considerazione un intervento di tipo farmacologico.

Dal punto di vista terapeutico la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) risulta essere uno degli strumenti elettivi nel trattamento del Disturbo Esplosivo Intermittente.

La finalità dell’intervento Cognitivo-Comportamentale è quella di insegnare e favorire la messa in atto di una modalità di gestione della rabbia che possa portare all’adozione di comportamenti più funzionali.

Per fare ciò è necessario innanzitutto andare a creare una solida relazione terapeutica con il minore.

Dopodiché bisogna andare a identificare quali possono essere, di volta in volta, i fattori e gli eventi scatenanti che hanno portato all’esplosione di rabbia da parte del bambino e l’adolescente.

A questo punto è necessario andare ad indagare le modalità di funzionamento del paziente e quali sono i pattern cognitivi che generano un determinato tipo di emozione e il comportamento conseguente.

Solo in questo momento è possibile identificare insieme possibili strategie alternative che possano portare il ragazzo ad esperire emozioni più gestibili e meno intense, le quali porteranno conseguentemente alla messa in atto di comportamenti più funzionali.

Riferimenti bibliografici:

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