Che cos’è?
L’insonnia in età pediatrica/adolescenziale rappresenta uno dei disturbi per cui viene più frequentemente richiesta una consultazione pediatrica. Le cause possono essere legate a problemi di natura medica (ad es. assunzione di determinati farmaci, dolori ecc.) o comportamentali (mancanza di un ritmo sonno-veglia regolare, scarsa igiene del sonno, associazioni negative con il sonno ecc.). Similmente all’insonnia dell’adulto, possiamo avere disturbi di inizio e/o di mantenimento del sonno, anche se, dal punto di vista clinico, specialmente nei bambini più piccoli, le manifestazioni più frequenti sono il “rifiuto” di andare a dormire e la difficoltà a riaddormentarsi autonomamente (senza l’intervento dei genitori) durante i risvegli notturni.
Quanto è diffusa?
L’epidemiologia dell’insonnia del bambino presenta una variabilità legata all’età: l’insonnia è presente in circa il 20-30% dei bambini nei primi 2 anni di vita e si riduce al 15% dai 3 anni in poi. In generale i bambini italiani dormono meno rispetto ai bambini americani ed europei: si coricano più tardi e si svegliano più frequentemente durante la notte.
Quali sono le cause e quali sono le conseguenze per il bambino?
Possiamo distinguere diversi tipi di insonnia, ognuno dei quali è maggiormente rappresentativo di una particolare fascia di età:
Insonnia comportamentale infantile. Definita come una difficoltà ad iniziare e/o mantenere il sonno, ha origine da comportamenti errati appresi dal bambino. La prevalenza di questo disturbo nella popolazione generale è molto comune ed è compresa tra il 25-30%. Possiamo distinguere due categorie di insonnia comportamentale, ovvero:
- Disturbo da inizio del sonno per associazione. Riguarda bambini molto piccoli che si addormentano solo in presenza di determinate circostanze (con i genitori, usando il biberon, ecc.) e che durante i loro frequenti e lunghi risvegli notturni non si riaddormentano se tali circostanze non sono ripristinate.
- Disturbo da inadeguata definizione del limite. Tipico dell’età pre-scolare, si caratterizza per il rifiuto, da parte del bambino, di andare a dormire all’orario stabilito, determinando un ritardo nell’orario di addormentamento e quindi una ridotta durata totale del sonno. Alla base del disturbo vi è generalmente una difficoltà da parte dei genitori di stabilire e di far rispettare delle regole all’addormentamento.
Insonnia causata da condizioni mediche. Diverse condizioni mediche possono essere causa d’insonnia della prima e seconda infanzia. L’otite media cronica e l’asma possono tipicamente disturbare il sonno dei bambini, ma di maggiore rilevanza clinica sono le coliche dei primi 3 mesi e le allergie alimentari, in particolare l’allergia al latte.
Insonnia in età adolescenziale. In questa fascia d’età l’insonnia è fondamentalmente legata ad una cattiva igiene del sonno, in contrasto con un fisiologico aumento della sonnolenza tipico dello sviluppo puberale. I disturbi del sonno negli adolescenti richiedono un approccio particolarmente attento, in quanto potrebbero costituire un segnale d’allarme per un disturbo psichiatrico (depressione maggiore, schizofrenia) in fase di sviluppo.
Tipicamente un bambino che dorme poco e/o male, presenta problematiche a livello comportamentale (disattenzione e/o iperattività) e cognitivo (difficoltà di apprendimento e memoria). Inoltre il sonno riveste un’importanza cruciale, poiché è proprio durante il sonno che viene prodotto l’ormone della crescita. Infine, conseguenze importanti riguardano la relazione madre/bambino: un bimbo che non dorme, determina problemi di insonnia anche nel genitore, che vede interrompere il suo sonno dai risvegli del figlio; questo determina malumori e nervosismi in casa. Quindi nei casi di insonnia infantile è molto importante un intervento tempestivo al fine di ripristinare il normale ritmo sonno/veglia.
In cosa consiste il trattamento?
Per migliorare il sonno del bambino, il cui problema non è cronico, è spesso sufficiente intervenire sulle abitudini di vita e sui fattori ambientali (il rumore, la temperatura nella stanza, la luce nella stanza, ecc.), applicando i principi di igiene del sonno (aiutare il bambino ad associare il sonno con il suo lettino, mantenere costanti gli orari di addormentamento e risveglio, mandare il bambino a dormire già sazio) e i comportamenti di prevenzione di un disturbo del sonno. Quando questo non è sufficiente, si consiglia di rivolgersi a un esperto.
Quasi tutti i trattamenti sul sonno nella prima infanzia, hanno come obiettivo il fare in modo che il bambino riesca ad addormentarsi autonomamente. Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia dell’utilizzo di tecniche comportamentali nel trattamento del disturbo del sonno nella prima e seconda infanzia, determinando nel 50-80% dei casi una risoluzione dei sintomi notturni, oltre a benefici nel funzionamento diurno e sul benessere familiare. Tra le tecniche più efficaci riportiamo:
- Estinzione “non modificata”: consiste nella rimozione di ogni risposta di rinforzo di comportamenti errati del bambino. Si ottiene programmando una breve routine di addormentamento che preveda: un’interazione reciproca minima; il non intervento quando il bambino piange (per un massimo di tempo definito); se il bambino si sveglia e si alza, il riportarlo a letto e farlo riaddormentare con le stesse modalità. È una tecnica tipicamente usata nei bambini piccoli e può essere utilizzata anche con i lattanti e con i bambini più grandi.
- Estinzione graduale: è indicata nei bambini di età compresa fra i sei mesi e i cinque anni nei casi di “disturbo da inizio del sonno per associazione” e di “disturbo da inadeguata definizione del limite”. Così come con l’estinzione “non modificata”, l’obiettivo è quello di rimuovere il rinforzo di comportamenti errati del bambino ma, in questo caso, la procedura è programmata in modo graduale. Questa tecnica prevede la creazione, insieme al genitore, di una routine di addormentamento quotidiana in grado di estinguere gradualmente i condizionamenti negativi. È una tecnica generalmente meno stressante per i genitori, rispetto all’ “estinzione non modificata” e ugualmente efficace.
- Estinzione in presenza dei genitori: è indicata nei bambini con età compresa tra i sei mesi e i due anni, con disturbi dell’addormentamento e della continuità del sonno, nei casi in cui il bambino richieda la presenza del genitore per addormentarsi o per riaddormentarsi dopo un risveglio. Con questa tecnica il bambino inizia a dormire da solo attraverso un programma predefinito che prevede l’iniziale vicinanza del genitore, associata ad un nuovo stimolo positivo (esempio: dormire insieme nella cameretta del bambino). Durante il periodo di trattamento il bambino apprende l’associazione positiva con i nuovi stimoli ambientali che ridurrà gradualmente la necessità di dormire col genitore.
- Lasciapassare al momento di andare a letto (bedtime pass): tecnica indicata per i bambini che si mostrano oppositivi al momento di coricarsi e che sono già in grado di dormire in maniera indipendente nel proprio letto. Si tratta di un protocollo basato sull’estinzione e consente al bambino di opporsi una sola volta al coricamento. Questo tipo di intervento permette una riduzione graduale dei comportamenti oppositivi (piangere, alzarsi dal letto, lasciare la stanza).
- Rinforzo positivo: si utilizza nei bambini di almeno 3 anni, con cui è possibile interagire verbalmente. La tecnica consiste nel patteggiare col bambino un premio se eseguirà il comportamento desiderato (es. se questa notte riesci ad addormentarti da solo domani mattina compreremo il regalo che desideri). Il rinforzo positivo può consistere anche in frasi come “sei stato bravo, tranquillo e calmo quando non c’ero”, all’interno di un protocollo comportamentale che prevede allontanamenti progressivi del genitore dal letto del bambino.
È importante ricordare che ogni tipologia di trattamento è programmata dal terapeuta che, dopo un’accurata raccolta di informazioni, e con la collaborazione del genitore, delinea il tipo di intervento più adeguato al disturbo, allo sviluppo e alle necessità del bambino, alle routine sul sonno già in essere e al contesto.
Trattamento farmacologico
Il trattamento farmacologico dell’insonnia può essere utilizzato come soluzione temporanea soprattutto per facilitare il successo delle tecniche cognitivo-comportamentali, in quanto il bambino si addormenta più rapidamente. La terapia farmacologia senza l’associazione con un’adeguata ristrutturazione delle abitudini del sonno comporta, infatti, la ricomparsa dei disturbi del sonno nel momento in cui viene interrotta l’assunzione del farmaco. Nei bambini piccoli vengono spesso utilizzati antistaminici e la melatonina, negli adolescenti si possono utilizzare le terapie comunemente somministrate in età adulta.
Per saperne di più
Bruni O., Uggeri G., Novelli L. L’insonnia in età evolutiva. Sonnomed. Vol 1, 4: 19-24. 2008
Bruni O, Novelli L. Berillo L, Del Pozzo M, Forlani M. Insonnia in età pediatrica. Il Medico Pediatra 3: 33-38. 2010
Perlis M, Aloia M, Kuhn B. Trattamenti comportamentali per i disturbi del sonno. Giovanni Fioriti ed. pp. 258-312. 2015.