Linee guida per terapeuti con clienti LGBTQIA+
L’American Psychological Association (APA) indica con l’espressione sexual minority persons le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, pansessuali, queer, gender fluid) e gli orientamenti sessualmente asessuali (2021). Si tratta di una popolazione caratterizzata, nella sua complessa pluralità di esperienze e percorsi esistenziali individuali, da specifiche caratteristiche di natura sociale, culturale, religiosa, politica e relazionale.
Già vent’anni fa, Antonella Montano in Psicoterapia con clienti omossessuali (prima edizione 2000), indicava come imprescindibile, in una terapia efficace con clienti LGBTQIA+, una adeguata formazione degli specialisti del settore, lontana da stereotipie e pregiudizi omofobici, contaminata dal sapere antropologico e sociologico, in una prospettiva psico-fisico-relazionale.
I dati in letteratura e la pratica clinica dimostrano innegabilmente che alla difficoltà/ritardo di accesso ai contesti di cura da parte dei clienti non eterosessuali, – dovuta soprattutto alla minaccia dello stereotipo – si associa spesso l’inadeguatezza dello spazio terapeutico: ciò a prescindere dall’orientamento sessuale del terapeuta (Montano, Manuale di Psicoterapia per la popolazione LGBTQIA+, 2021).
Se, dunque, la formazione specifica è determinante nella presa in carico dei pazienti e nell’uso qualificato degli strumenti operativi idonei, è altrettanto fondamentale che il lavoro quotidiano del terapeuta si fondi su principi condivisi e validati dalla comunità scientifica, quale quello delle Linee Guida APA per la pratica psicologica con le persone appartenenti alle minoranze sessuali, aggiornate al 2021.
Le linee guida sono organizzate in cinque sezioni tematiche: conoscenza e consapevolezza di base; impatto dello stigma, della discriminazione e dello stress delle minoranze sessuali; relazioni e famiglia; istruzione e alla formazione professionale; istruzione, formazione e ricerca professionali.
Conoscenza e Consapevolezza di base
- Lo psicologo è consapevole che l’orientamento sessuale di un individuo si interseca sempre con differenti identità e contesti, culturalmente specifici, estremamente variabili, anche all’interno delle stesse comunità di appartenenza.
- Lo psicologo sa distinguere i problemi dell’orientamento sessuale da quelli dell’identità ed espressione di genere, tenendo conto del contesto culturali di riferimento.
- Lo psicologo si impegna ad affermare, nel corso del lavoro terapeutico, le identità bi+ (bisessuali, pansessuali, queer, gender fluid), alla luce del proprio privilegio di status monosessuale, se non sono membri della comunità bi+, o di esaminare la loro binegatività interiorizzata, se lo sono.
- Lo psicologo sa che la variabilità dell’orientamento sessuale non è più considerata psicopatologia all’interno della comunità scientifica e che ogni pratica “riparativa” o di “conversione” dell’orientamento sessuale, è destituita di ogni fondamento scientifico e dannosa per il cliente
Impatto di stigma, discriminazione e minority stress
- Lo psicologo riconosce l’influenza della discriminazione istituzionale nei confronti della popolazione LGBTQIA+ e la necessità di promuovere il cambiamento sociale.
- Lo psicologo è consapevole che nell’arco di vita sono soggetti a fattori di stress distali (discriminazione interpersonale, vittimizzazione, reati omofobici, microaggressioni ed altri problemi nella vita quotidiana) e la necessità di promuovere il cambiamento sociale.
- Lo psicologo riconosce le conseguenze dei fattori di stress prossimali (eterosessismo interiorizzato, binegatività interiorizzata, stress e stigma anticipatorio).
- Lo psicologo riconosce gli aspetti positivi dell’essere parte della comunità LGBTQIA+ e le modalità individuali e collettive di resilienza e resistenza allo stigma e all’oppressione .
Relazioni e Famiglia
- Lo psicologo è consapevole della necessità di rispettare le specificità delle relazioni affettive all’interno della popolazione LGBTQIA+, in termini strutturali, etnici e razziali.
- Lo psicologo riconosce l’importanza e la complessità della salute sessuale nella vita delle persone appartenenti alla della popolazione LGBTQIA+, dal punto di vista fisiologico, socio-culturale e psicologico.
- Lo psicologo si sofferma sui rapporti tra gli appartenenti alla comunità LGBTQIA+ e le loro famiglie (di origine o acquisite).
- Lo psicologo si adopera per comprendere le esperienze, le sfide e gli sforzi che i genitori ed i figli degli appartenenti alla popolazione LGBTQIA+ affrontano durante la loro vita.
Scuola e orientamento professionale
- Lo psicologo è consapevole dell’impatto che il sistema scolastico e universitario esercita sui minori appartenenti alla comunità LGBTQIA+ .
- Lo psicologo si sofferma sullo sviluppo professionale e sulle problematiche lavorative per le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+.
Formazione professionale, e ricerca
- Lo psicologo educa sé stesso e gli altri al riconoscimento di specifiche questioni relative alla popolazione LGBTQIA+, anche al fine di arricchire e perfezionare i percorsi di formazione rivolti a counselors, insegnanti, operatori dei servizi sociali e dei servizi per la salute mentale, componenti della comunità.
- Lo psicologo tiene conto, nella pianificazione, gestione, disseminazione e applicazione di un disegno di ricerca, della necessità di promuovere la salute psicologica ed il benessere nella popolazione e nella comunità LGBTQIA+, al fine di ridurre le disparità terapeutiche.