Che cos’è il Coming Out?
Il coming out è il processo attraverso cui una persona sceglie di rivelare informazioni personali non osservabili, ad altre persone (es. dichiarare la propria religione, orientamento sessuale, affiliazione politica).
L’espressione “Coming out of the closet”, abbreviata in coming out, significa letteralmente “uscire dallo stanzino”, ovvero “uscire allo scoperto”. Un esempio di coming out è quello condotto dalle persone LGBT verso sé stesse, verso amici, familiari, parenti o colleghi di lavoro etc…
Il coming out ha un’importanza centrale per un sano sviluppo dell’identità sessuale. Prima di poter “uscire allo scoperto” con altre persone, è infatti necessario “uscire allo scoperto” con sé stessi. Il viaggio che porta una persona a riconoscere, accettare, integrare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, nasce da una presa di consapevolezza.
Fare coming out, quindi, non vuol dire esclusivamente intraprendere un processo di comunicazione esterna, ma significa affermare profondamente la propria identità, in primis a sé stessi, e successivamente agli altri significativi.
Molte persone faticano a identificarsi come persone LGBT, a causa dei pregiudizi, anche interiorizzati, omofobici, eterosessisti, transfobici… della società. Altre rimangono in una completa e solitaria riservatezza, accontentandosi, nel migliore dei casi, di sporadici contatti anonimi. Altre persone ancora vivono con più tranquillità una relazione romantica o sessuale con il partner, ma senza rendere gli altri partecipi delle proprie gioie e dei propri dolori. Le combinazioni e le varianti sono infinite. Di certo, la presenza di un ambiente supportivo e aperto, come di un ambiente rigido, omofobico e controllante, possono rendere più o meno facile fare coming out con sé stessi e con gli altri. La paura di rifiuto, isolamento, esclusione, licenziamento o violenza, possono rappresentare barriere molto solide contro la costruzione di una vita libera e significativa.
Il mancato coming out, potremmo dire, è una conseguenza diretta dell’omofobia sociale e/o interiorizzata. Senza discriminazione, senza il dare per scontato che le persone siano eterosessuali e cisgender (sentirsi appartenenti al proprio genere biologico – non transgender), non sarebbe necessario dover comunicare agli altri questo tipo di informazioni. Enrico ad esempio, potrebbe presentare il suo ragazzo alla famiglia senza preoccuparsi di dover comunicare loro di essere gay. Giulia potrebbe vestirsi da uomo o chiedere di essere chiamato Giulio senza pensare che tutto questo sia sbagliato o deviante.
Il Coming Out dura tutta la vita
Le persone divengono consapevoli della propria attrazione intorno ai 7-13 anni, con i maschi in lieve anticipo. Il coming out, in media, avviene fra i 16 e i 20 anni sia per i maschi che per le femmine.
Le persone LGBT si troveranno, nel corso della propria vita, davanti a numerose occasioni in cui dovranno scegliere se aprirsi o meno all’esterno. La serie di coming out necessari per potersi disvelare è potenzialmente infinita. Sarebbe quindi più opportuno parlare di “tanti coming out”. Possiamo ad esempio distinguere il coming out fatto con i membri familiari, da quello condotto nel gruppo di amici, o dalle rivelazioni fatte in ambito lavorativo o con il personale sanitario. Per questo motivo, con il succedersi delle esperienze, il coming out assume la forma di un processo che finisce per durare tutta la vita.
Le modalità di svelamento di sé cambieranno man mano che la persona prenderà consapevolezza e accetterà la propria identità sessuale. Potranno esserci coming out più diretti, nei quali si prende la persona da parte per dirgli “io sono gay/lesbica/bisessuale/transgender…”, oppure coming out più indiretti come l’utilizzo di una lettera, di un video, o come il parlare di sé, anche sui social, inserendo dei dettagli che indichino il proprio essere LGBT (un esempio è un ragazzo che presenta ai suoi amici “Marco, il mio compagno”).
Qual’è la differenza fra Coming Out e Outing?
Il termine coming out non va confuso con il termine “Outing”, utilizzato invece per identificare il processo attraverso cui una persona svela l’identità sessuale di qualcun altro senza il suo consenso. Se il coming out è una pratica positiva, non si può dire lo stesso dell’outing.
Le fasi del Coming Out
Quella parte della propria identità sessuale, che raccoglie la percezione del nostro genere e le nostre attrazioni romantiche e sessuali, deve essere coltivata e segue un processo di sviluppo. Ciò significa che per poter vivere in modo pieno e soddisfacente la propria identità sessuale, è necessario percorrere una serie di tappe. Ogni persona le vive con durata, intensità e manifestazioni diverse.
Molti modelli che considerano lo sviluppo identitario e il coming out fanno riferimento, più o meno direttamente, alla relazione tra l’individuo e la comunità LGBTQI. Il modello di Coleman (1982), costruito sulle basi del modello di Cass, è utile per superare questo limite perché presta attenzione alle dinamiche sociali e alle relazioni romantiche.
Coleman individua 5 stadi che descrivono le tendenze predominanti nello sviluppo identitario delle persone LGBTQI e sono:
- Pre-coming out: in questa fase la persona si percepisce più o meno consapevolmente come diversa. L’individuo non è ancora consapevole della sua identità sessuale e può trovarsi a esprimere la sua confusione tramite sintomi somatici, comportamenti disfunzionali, ecc. Inizia a comprendere implicitamente che definire la sua identità sessuale potrebbe esporlo a rifiuto e vittimizzazione
- Coming out: la persona viene a conoscenza dei suoi sentimenti omosessuali ma non significa che ne sia pienamente consapevole. Può anche sperimentare la sua sessualità, agita o meno, ma non la etichetta
- Esplorazione: la persona inizia a sperimentare la propria identità sessuale; può anche avere dei rapporti sessuali o vivere i primi momenti di socializzazione, fisica o virtuale, nella comunità LGBTQI. Nel caso di individui adulti, questa fase è assimilabile a una seconda adolescenza
- Prima relazione: le occasioni di socializzazione grazie alle tre fasi precedenti potrebbero permettere all’individuo di impegnarsi in relazioni più intime, ben distinguibili da semplici incontri occasionali.
- Integrazione: è lo stadio finale ed è un processo che dura tutta la vita. Rappresenta il continuo incorporare l’immagine di sé stessi come persona gay e lesbica con la propria immagine pubblica. Si costruiranno relazioni autentiche e sincere a livello familiare, amicale e anche lavorativo.
Quali sono le conseguenze positive del Coming Out e le conseguenze negative del mancato Coming Out?
Coltivare un’identità sessuale sana e integrata all’interno della propria vita favorisce il benessere personale e la salute mentale e fisica. Il coming out è uno dei modi tramite i quali una persona LGBT può coltivare questa identità. Fra le conseguenze positive del coming out troviamo un aumento della qualità della vita, della soddisfazione a lavoro, una riduzione dei livelli di ansia, depressione, rabbia, senso di solitudine, un aumento delle risorse di coping e della resilienza.
Per capire quanto il coming out possa influenzare lo stato di salute e benessere, si consideri che tenere nascosta la propria identità sessuale, aumenta la probabilità di vivere ansia, depressione, sintomi somatici, disturbi del sonno, infiammazioni, scarso supporto sociale, stress cronico etc…Da alcuni studi, è emerso che gli omosessuali che nascondono la propria identità sessuale hanno una probabilità pari circa al triplo di sviluppare polmonite, bronchite, sinusite e altre malattie infettive nell’arco di un periodo di 5 anni, rispetto alle persone che manifestano la propria identità omosessuale.
Coming Out e omofobia interiorizzata
L’omofobia interiorizzata, ovvero l’insieme di atteggiamenti, emozioni e pensieri negativi verso l’omosessualità che le stesse persone gay e lesbiche hanno interiorizzato dalla società, è stata identificata come un fattore fondamentale nella scelta di fare coming out con i propri genitori. In particolare, individui con alti livelli di omofobia interiorizzata sono meno propensi a fare coming out verso membri della propria famiglia, rispetto alle persone con bassi livelli di omofobia interiorizzata.
Riferimenti bibliografici
- Montano, A., & Rubbino, R. (2021). Manuale di psicoterapia per la popolazione LGBTQIA+. Aspetti socio-culturali, modelli teorici e protocolli di intervento. Erikson