Il legame di Attaccamento: concetti chiave

Il legame di Attaccamento: concetti chiave

Uno dei primi e cruciali compiti che un bambino si trova affrontare, da un punto di vista relazionale, è formare un legame di attaccamento con la propria figura principale di accudimento, generalmente definita caregiver (letteralmente, “colui/colei che fornisce cure”).Il legame di attaccamento viene definito come una relazione di lunga durata, emotivamente significativa, con una persona specifica (Schaffer, 1998). Secondo lo psicologo britannico John Bowlby, padre della cosiddetta “teoria dell’attaccamento”, il bambino nasce con una ‘predisposizione biologica’ a sviluppare un attaccamento per chi si prende cura di lui: l’attaccamento avrebbe la funzione biologica di proteggere il bambino e la funzione psicologica di fornire sicurezza (Bowlby, 1983).Numerose ricerche sottolineano il forte impatto che la qualità di questo legame ha sullo sviluppo futuro del bambino, per le sue capacità cognitive e lo sviluppo cerebrale, per la sua salute mentale e la formazione di future relazioni. Il più delle volte il caregiver è rappresentato dalla madre, ma è possibile che questo ruolo sia rivestito daun’altrafigura, come il padre, i nonni, la tata; comunque dauna delle persone che maggiormentesi prendono cura del bambino.

Quando e come si forma l’attaccamento tra bambino e caregiver?

Il legame di attaccamento non si instaura solo dopo la nascita del bambino, ma comincia a formarsi addirittura ancor prima del parto e in fase perinatale. Tra i fattori che possono contribuire alla buona qualità di tale legame, ci sono anche il desiderio e il tipo di preparazione dei genitori relativamente alla nascita del figlio, lo stato emotivo e mentale della madre durante la gravidanza, il suo livello ormonale e le modalità del parto. Relativamente a questi ultimi due aspetti,più elevati livelli di ossitocina e un parto di tipo naturale risultano più spesso associati ad una migliore qualità dell’attaccamento (e.g., Vittner et al., 2017; Zavardehi et al., 2018).

Dopo la nascita, sono fondamentalile pratiche di accudimento e la qualità delle interazioni tra caregiver e bambino. Lo scambio reciproco di sguardi, ad esempio, è importantissimo ed è evidente già a partire dai primi due mesi di vita del bambino: in una tipica interazione faccia a faccia, possiamo facilmente osservare il bambino che guarda la madre, la madre che risponde al suo sguardo magari aggiungendo un sorriso, il bambino che a sua volta può rispondere con un altro sorriso, e così via. Si innesca così una sorta di danza, in cui entrambi i partner dell’interazione si muovono in sincronia e ciascuno risponde in modo armonico ai passi dell’altro (Schaffer, 1998).

Quando il caregiver risponde ai bisogni del bambino in modo soddisfacente e consistente nel corso del tempo, si instaura un cosiddetto attaccamento di tipo sicuro (Ainsworth et al., 1978), grazie al quale il bambino sviluppa sicurezza verso se stesso e la propria figura di attaccamento, fiducia verso il mondo, da lui percepito come luogo sicuro, e capacità di muoversi e di esplorare l’ambiente circostante con una sempre maggiore autonomia.La presenza di una figura importante su cui poter contare sarà inoltre cruciale per il bambino nelle situazioni dal forte impatto emotivo o addirittura traumatiche, come incidenti, ospedalizzazioni, perdite importanti, abusi. In tali situazioni il bambino avrà ancor più bisogno di sostegno e protezione, per poter recuperare il proprio stato di calma e procedere in modo sereno nel proprio sviluppo(Levine & Kline, 2009).

Gli “stili” insicuri di attaccamento

Circa un terzo dei bambini sperimenta però un attaccamento di tipo insicuro, che tende poi a trasmettersi di generazione in generazione. Grazie alla procedura sperimentale della “Strange Situation” utilizzata negli studi pionieristici di Mary Ainsworth (1978), allieva di Bowlby, e a numerosi studi successivi, oggi si fa riferimento a due “stili” o tipi di attaccamento insicuro e ad un tipo di attaccamento disorganizzato:

  1. Stile di attaccamento insicuro-evitante: si instaura quando il caregiver è costantemente rigettante, non responsivo o emotivamente non disponibile. Il bambino, quindi,impara a non poter contare su di lui, rinuncia a cercarne la vicinanza perché apprende che il suo bisogno è futile o non verràsoddisfatto;
  2. Stile di attaccamento insicuro-ambivalente: questo stile caratterizza quelle relazioni in cui il caregiver non risponde in modo costante e coerente ai bisogni del bambino; a volte è presente e amorevole, altre volte si mostra non disponibile e rigettante. Il bambino, in questo caso, non sa cosa aspettarsi. La paura dell’abbandono lo porta a ricercare la vicinanza del caregiver, ma allo stesso tempo può mostrare rabbia e ostilità;
  3. Stile di attaccamento disorganizzato: rappresenta il tipo di attaccamento maggiormente problematico, quello che è più spesso associato a situazioni di abuso. Il bambino alterna comportamenti tipici di uno o più stili di attaccamento insicuro a momenti di confusione e paura. Il caregivernon mette mai in atto lo stesso comportamento, infatti questo può cambiare da un momento all’altro. Il bambino, quindi,può sentirsi stordito o confuso in presenza di un genitoretanto imprevedibile, che in alcune circostanze può mostrarsi rassicurante, in altre non responsivo, in altre ancoramaltrattante o abusante.

Quali sono i comportamenti tipici che si possono osservare in bambini con attaccamento sicuro, insicuro e disorganizzato?

Aseconda del tipo di attaccamento che si è instaurato all’interno della diade, è possibile osservare nel bambino comportamenti diversinelle varie fasi di avvicinamento e separazione dal caregiver (Ainsworth, 1978; Schaffer, 1998).

Attaccamento sicuro: il bambino mostra un livello moderato di ricerca della vicinanza del caregiver, quindi può giocare serenamente vicino a lui senza controllarne continuamente la presenza. E’ turbato quando il caregiversi allontana, ma lo accoglie con entusiasmo quando torna. Infine, generalmente mostra un interesse positivo verso persone estranee.

Attaccamento insicuro-evitante: il bambino non sembra essere influenzato dalla vicinanza o dalla lontananza dal caregiver, quindi evita il contatto con lui e lo ignora quando vengono riuniti dopo una separazione. Inoltre, può fare resistenza quando il caregiver tenta di consolarlo e può manifestare lo stesso tipo di interesse indistintamente per il caregiver e per un estraneo.

Attaccamento insicuro-ambivalente: il bambino mostra una maggiore difficoltà in una situazione non familiare, generalmente non esplora l’ambiente circostante e rimane abbracciato al caregiver. E’ molto turbato quando viene separato da lui ed è difficile consolarlo quando vengono riuniti. Mostra quindi un comportamento contraddittorio: da un lato ricerca la vicinanza del caregiver, ma dall’altro ne rifiuta i tentativi di consolazione e di contatto.

Attaccamento disorganizzato: il bambino mette in atto comportamenti contraddittori, oscillando tra un comportamento di attaccamento e di ricerca di contatto con il caregiver a comportamenti di evitamento o di momentaneo congelamento. Il bambino può mostrare espressioni stupefatte del volto oppure mostrarsi impaurito o angosciato in presenza del caregiver.

Effetti dell’attaccamento sullo sviluppo futuro del bambino

La qualità del legame di attaccamento ha un impatto importante su diversi processi evolutivi.

Primo, ha una forte influenza sulla formazione dell’autostima: un bambino che si sente amato, valorizzato e considerato “speciale” dal proprio caregiver, è un bambino che impara a percepirsi come una persona forte e competente, degna di cure e amore(e.g., Orth, 2018).

Secondo, il legame di attaccamento ha un ruolo fondamentale sul modo in cui il bambino da adulto interagirà con il mondo esterno. Una buona qualità dell’attaccamento fornisce al bambino una base sicura su cui poter contare in caso di bisogno e da cui poter partire per esplorare il mondo. Fornisce, quindi, i primi eimportanti strumenti con cui il bambino può iniziare a costruire la sua indipendenza.

Altri fattori spesso correlati ad una migliore qualità dell’attaccamento sono una buona regolazione emotiva, un migliore funzionamento sociale e più elevate abilità cognitive (e.g., Oldfield et al., 2015).

Altri studi, invece, mostrano come diverse forme di attaccamento insicuro siano associate a rigidità emotiva, difficoltà nelle relazioni sociali, nelle capacità attentive e nell’empatia (e.g., Troyer&Greitemeyer, 2018).L’insicurezza nell’attaccamento, inoltre, è stato mostrato essere un fattore predisponente per l’insorgenza di alcuni disturbi psicologici, con esordio soprattutto in adolescenza, tra i quali l’ansia (e.g., Colonnesi et al., 2011), la depressione (e.g., Lee &Hankin, 2009), i disturbi alimentari (e.g., Monteleone et al., 2018) e nei casi più gravi anche i disturbi psicotici (e.g., Carr et al., 2018) o alla presenza di un trauma dell’attaccamento. Inoltre chi presenta uno stile di attaccamento disorganizzato, inoltre, può sviluppare sintomi dissociativi ed essere maggiormente predisposto, in seguito ad esperienze traumatiche, alla comparsa del Disturbo da Stress Post-Traumatico (e.g., Liotti, 2004).

Un ulteriore fattore strettamente correlato alla qualità dell’attaccamento è la tolleranza alle frustrazioni e allo stress. Bambini con attaccamento insicuro generalmente presentano più alti livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e più bassi livelli di tolleranza alle frustrazioni(e.g., Luijk et al., 2010).

Alcuni consigli per riconoscere da adulti lo stile di attaccamento che ha caratterizzato la relazione con il nostro caregiver e che quindi potrebbe influenzare il modo di interagire con il proprio bambino

Da adulti è difficile richiamare alla memoria in modo preciso gli aspetti che hanno caratterizzato il rapporto che abbiamo avuto con la nostra figura principale di accudimento durante l’infanzia. Jasmine Lee Cori, autrice del libro “The emotionallyabsentmother” (2017), suggerisce alcune domande che potremmo rivolgere a noi stessi per poter riflettere sul tipo di attaccamento che abbiamo avuto:

  • Quali ricordi ho delle mie prime relazioni?
  • Posso ricordare mia madre (o altro caregiver) che mi tiene tra le sue braccia in modo amorevole, sorridendo o assumendo un’espressione affettivamente positiva?
  • Ho ricordi del me bambino che si rivolge a mia madre per chiedere aiuto? Quale tipo di aiuto chiedevo? E come rispondeva mia madre a tali richieste?
  • I miei tentativi di avvicinamento in cerca di affetto erano ben accolti?
  • Come venivo descritto da bambino?
  • Quali sensazioni ho adesso ripensando alla relazione che avevo da bambino con mia madre?

Le emozioni e i piccoli ricordi che emergono dalle risposte che diamo a queste domande possono costituire degli indizi sul nostro stile di attaccamentoe possono fornirci utili spunti su cui riflettere per poter apprendere qualcosa in più su noi stessi.

Bibliografia:

  • Ainsworth, M.D. et al. (1978). Patterns of attachment: A psychological study of the Strange Situation.Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum.
  • Bowlby, J. (1983). Attaccamento e perdita, 3: La perdita della madre. Torino: Boringhieri.
  • Carr, S.C. et al. (2018). Relationship between attachment style and symptom severity across the psychosis spectrum: A meta-analysis.Clinical Psychology Review, 59, 145-158. doi: 10.1016/j.cpr.2017.12.001.
  • Colonnesi, C. et al. (2011). The relation between insecure attachment and child anxiety: A meta-analytic review. Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology, 40(4), 630-645. https://doi.org/10.1080/15374416.2011.581623
  • Cori, J.L. (2017). The emotionally absent mother: How to recognize and heal the invisible effects of childhood emotional neglect. The Experiment Publishing; Second Edition, Revised edition.
  • Lee, A. &Henkin, B.L. (2009). Insecure attachment, dysfunctional attitudes, and low self-esteem predicting prospective symptoms of depression and anxiety during adolescence. Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology, 38(2), 219-231. https://doi.org/10.1080/15374410802698396
  • Liotti, G. (2004). Trauma, dissociation, and disorganized attachment: Three strands of a single braid.Psychotherapy: Theory, Research, Practice, Training, 41(4), 472-486.
  • Luijk, M.P.C.M. et al. (2010). Attachment, depression, and cortisol: Deviant patterns in insecure‐resistant and disorganized infants. Developmental Psychobiology, 52, 441-452. https://doi.org/10.1002/dev.20446
  • Monteleone, A.M. et al. (2018). Attachment and motivational systems: Relevance of sensitivity to punishment for eating disorder psychopathology. Psychiatry Research, 260, 353–359. https://doi.org/10.1016/j.psychres.2017.12.002
  • Oldfield, J. et al. (2015). The role of parental and peer attachment relationships and school connectedness in predicting adolescent mental health outcomes. Child and Adolescent Mental Health, 21(1), 21-29.https://doi.org/10.1111/camh.12108
  • Orth, U. (2018). The family environment in early childhood has a long-term effect on self-esteem: A longitudinal study from birth to age 27 years. Journal of personality and social psychology, 114(4), 637-655.DOI: 10.1037/pspp0000143.
  • Poole, K.L. et al. (2017). Trajectories of Social Anxiety in Children: Influence of Child Cortisol Reactivity and Parental Social Anxiety. Journal of Abnormal Child Psychology.https://doi.org/10.1007/s10802-017-0385-3.
  • Schaffer, H.R. (1998). Social Development. Oxford, Blackwell.
  • Troyer, D. & Greitemeyer, T. (2018). The impact of attachment orientations on empathy in adults: Considering the mediating role of emotion regulation strategies and negative affectivity. Personality and Individual Differences,122(1), 198-205. https://doi.org/10.1016/j.paid.2017.10.033
  • Vittner, D. et al. (2017). Increase in Oxytocin From Skin-to-Skin Contact Enhances Development of Parent–Infant Relationship. Biological Research for Nursing, 20(1), 54-62.
  • Zavardehi, Z.P. et al. (2018). Quality of mother–infant attachment after physiological birth. International Journal of Pediatrics, 6(7), 7929-7936. DOI: 10.22038/IJP.2017.26765.2306

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