L’associazione fra l’insonnia e i disturbi d’ansia è clinicamente e scientificamente nota (Taylor et al., 2005). Il legame fra questi due disturbi è sancito anche dal DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico per i Disturbi Mentali – quinta edizione,2014) che annovera, tra i criteri diagnostici del disturbo d’ansia generalizzata (GAD), la presenza di “alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e insoddisfacente)”. Le persone con questo tipo di disturbo, infatti, oltre che soffrire di difficoltà di addormentamento, tendono anche a svegliarsi spesso durante la notte, riducendo la qualità del proprio sonno e alimentando l’ansia e la paura di non riuscire più a dormire bene. In questo modo, l’ansia si inserisce all’interno di un circolo vizioso cruciale per l’insonnia che alimenta il cronicizzarsi del disturbo stesso. La relazione fra insonnia e disturbi d’ansia è influenzata anche dall’eventuale presenza di comorbilità (coesistenza di due o più disturbi) con il disturbo depressivo maggiore. La severità dell’insonnia, in questi casi, è aumentata. Questo è un dato molto rilevante in quanto oltre la metà delle persone con diagnosi di depressione maggiore soffre anche di un disturbo d’ansia. L’ansia può interferire col sonno anche in presenza di disturbo da panico. Coloro che ne soffrono possono, infatti, sperimentare risvegli notturni provocati da episodi angoscianti di panico. Questo li può portare a sviluppare una forma di ansia anticipatoria che si presenta prima di andare a dormire e che, attraverso il circolo vizioso dell’insonnia, può portare a difficoltà di addormentamento e all’aumento dell’ansia stessa. Una scarsa qualità di sonno e significative difficoltà di addormentamento sono documentate anche nelle persone con fobia sociale. Il trattamento cognitivo-comportamentale è una terapia che, lavorando sulla ristrutturazione dei pensieri e dei comportamenti che alimentano sia l’ansia che un sonno non soddisfacente, è altamente indicata per entrambi i disturbi (Olatunji et al., 2010; Mitchell et al., 2012). L’eventuale necessità di supporto farmacologico è valutata, in accordo col medico curante.
Riferimenti:
- Mitchell MD, Gehrman P, Perlis M, et al. “Comparative effectiveness of cognitive behavioural therapy for insomnia: a systematic review”. BMC Family Practice. 2012. 13:40.
- Olatunji BO, Cisler JM, Deacon BJ. “Efficacy of cognitive behavioral therapy for anxiety disorders: a review of meta-analytic findings”. Psychiatr Clin North Am. 2010. 33:557-77.
- Taylor DJ, Lichstein KL, Durrence HH, et al. “Epidemiology of Insomnia, Depression, and Anxiety”. Sleep. 2005. 28:11.