Sindrome premestruale e Disforia premestruale: caratteristiche, sintomi, trattamento

Sindrome premestruale e Disforia premestruale: caratteristiche, sintomi, trattamento

Che cos’è la disforia premestruale?

La maggior parte delle donne in età fertile sperimenta sintomi come irritabilità e umore depresso durante la fase luteale (che va dall’ovulazione fino all’arrivo delle mestruazioni) del ciclo mestruale, che dura circa 14 giorni. Spesso questi sintomi sono accompagnati da varie lamentele somatiche, come:

  • tensione al seno,
  • dolori alla schiena
  • un senso di gonfiore

Nella maggioranza delle donne, questi sintomi legati al ciclo sono lievi e si possono gestire facilmente senza trattamento farmacologico. Le donne in età riproduttiva possono però soffrire di una variante grave di questa condizione, che potrebbe portare a una drastica riduzione della qualità della vita e probabilmente a un maggior rischio di sviluppare altri disturbi dell’umore. Questa forma di sindrome premestruale è chiamata disturbo disforico premestruale (PMDD) e costituisce una condizione seria che non deve essere né banalizzata né trascurata (Epperson et al., 2012).

I termini “sindrome premestruale” (PMS) e “tensione premestruale” (PMT) vengono utilizzati frequentemente per descrivere il malessere premestruale, ma sono poco precisi. Una donna che riceve diagnosi di PMS (o PMT) potrebbe soffrire solo di sintomi somatici o mentali, o riportare un misto di lamentele somatiche e mentali. Al contrario, il termine “disforia premestruale” (PMD) implica che i sintomi dell’umore – come irritabilità, umore depresso e labilità affettiva – siano prominenti e che la condizione sia di una severità tale da influenzare significativamente il lavoro, le attività sociali, o le relazioni con gli altri.

Il termine “disturbo disforico premestruale” (PMDD) è equivalente a PMD, ma si dovrebbe usare solo quando la condizione viene diagnosticata facendo riferimento ai criteri elencati nel DSM-5 di seguito riportati (APA, 2013).

Quali sono le caratteristiche della disforia premestruale e quanto è diffusa?

Le lamentele premestruali a volte sono state considerate un fenomeno moderno, strettamente correlato a vari fattori culturali e sociali (Johnson, 1987; Gurevich, 1995). Soffrire di sintomi psicologici e somatici durante la fase luteale del ciclo mestruale non è, tuttavia, per nulla esclusivo della civiltà occidentale di oggi: la prima descrizione di una sindrome da tensione premestruale dettagliata è apparsa nel 1931, quando Frank riportò che molte donne nell’ultima parte del ciclo mestruale sperimentano uno stato di “tensione indescrivibile” (Frank, 1931). Nonostante fattori sociologici e culturali possano influenzare l’abilità di gestione dei sintomi premestruali, la disforia premestruale (PMD) dovrebbe essere considerata come una manifestazione della biologia femminile. Questo assunto è supportato anche da studi che suggeriscono che la disforia premestruale (PMD) sia in larga parte ereditaria e dall’osservazione che sintomi psicologici possono essere aboliti con l’inibizione dell’attività ovarica, e riavviate con la somministrazione di steroidi sessuali (Condon, 1993; Kendler et al., 1998; Schmidt et al., 1998; Hantsoo & Epperson, 2015; Epperson & Hantsoo, 2017).

Il disturbo disforico premestruale (PMDD) è una condizione modestamente comune. La prevalenza è del 3% -9% (Robinson & Ismail, 2015). Numeri simili sono stati segnalati grazie a uno studio su 62 donne: Banerjee et al. (2000) hanno ottenuto una prevalenza del 6,4% per la PMDD a Nuova Delhi. In uno studio più ampio e più recente, Raval et al. (2016) hanno identificato una prevalenza del 3,7% in un campione di 489 ragazze universitarie a Bhavnagar, nel Gujarat. Mishra et al. (2015) hanno ottenuto una prevalenza del 37% su 100 studentesse di medicina residenti in ostelli ad Ahmedabad, nel Gujarat; altre cifre ottenute sono state del 4,7% in un campione di 1355 ragazze adolescenti ad Anand, Gujarat (Kamat et al., 2012), il 12,2% in un campione di 221 ragazze delle scuole superiori di Ahmedabad, (Parikh et al., 2015) e il 10% in un campione di personale infermieristico e studenti a Wardha, Maharashtra (Padhy et al., 2015).

La prevalenza di sindrome premestruale non è associata a età, rendimento scolastico o stato lavorativo. La persistenza e la gravità dei sintomi tendono a fluttuare. Uno studio ha rilevato che solo il 36% delle donne cui è stata diagnosticata la PMS ha continuato a soddisfare i criteri diagnostici un anno dopo. Le donne che hanno avuto un aumento di peso o hanno vissuto un evento stressante nell’ultimo anno hanno più probabilità di ricevere diagnosi di sindrome premestruale (PMS) (Hofmeister & Bodden, 2016).

Quali sono le cause della disforia premestruale?

Non è esattamente noto ciò che causa la disforia premestruale, ma diversi fattori possono contribuire alla condizione:

  • Cambiamenti ciclici negli ormoni: segni e sintomi della sindrome premestruale cambiano con le fluttuazioni ormonali e scompaiono con la gravidanza e la menopausa.
  • Cambiamenti chimici nel cervello: le fluttuazioni della serotonina, una sostanza chimica(neurotrasmettitore) del cervello  che svolge un ruolo cruciale negli stati dell’umore, potrebbero innescare i sintomi della sindrome premestruale. Quantità insufficienti di serotonina possono contribuire alla depressione premestruale, nonché alla stanchezza, alla voglia di cibo e ai problemi del sonno.
  • Depressione: alcune donne con sindrome premestruale grave hanno una depressione non diagnosticata, anche se la depressione da sola non causa tutti i sintomi.

Sintomi della disforia premestruale

L’elenco dei potenziali segni e sintomi per la sindrome premestruale è lungo, ma la maggior parte delle donne sperimenta solo alcuni di questi problemi. Vediamo quali.

Segni e sintomi emotivi e comportamentali

  • Tensione o ansia
  • Umore depresso
  • Crisi di pianto
  • Sbalzi d’umore e irritabilità o rabbia
  • Cambiamenti di appetito e voglie di cibo
  • Difficoltà ad addormentarsi (insonnia)
  • Ritiro sociale
  • Poca concentrazione
  • Cambiamento della libido

Segni e sintomi fisici

  • Dolore alle articolazioni o ai muscoli
  • Mal di testa
  • Fatica
  • Aumento di peso correlato alla ritenzione di liquidi
  • Gonfiore addominale
  • Tensione al seno
  • Riacutizzazioni dell’acne
  • Costipazione o diarrea
  • Intolleranza all’alcool

Come si diagnostica il disturbo disforico premestruale?

Secondo il DSM-5 (APA, 2013) per fare diagnosi di disturbo disforico premestruale devono essere soddisfatti i seguenti criteri:

Criterio A: Nella maggior parte dei cicli mestruali, almeno cinque sintomi devono essere presenti nella settimana precedente le mestruazioni, iniziare a migliorare entro pochi giorni dall’insorgenza delle mestruazioni e ridursi al minimo o scomparire nella settimana successiva alle mestruazioni. Il Criterio A dovrebbe essere confermato da valutazioni prospettiche quotidiane per almeno due cicli sintomatici.

Criterio B: Uno (o più) dei seguenti sintomi deve essere presente:

  • Marcata labilità affettiva (per es., sbalzi di umore; sentirsi improvvisamente tristi o tendenti al pianto, oppure aumentata sensibilità al rifiuto).
  • Marcata irritabilità o rabbia oppure aumento dei conflitti interpersonali.
  • Umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione o pensieri autocritici.
  • Ansia marcata, tensione e/o sentirsi con i nervi a fior di pelle.

Criterio C: Uno (o più) dei seguenti sintomi deve essere presente, in aggiunta ai sintomi del Criterio B, per un totale di cinque sintomi combinati:

  • Diminuito interesse nelle attività abituali (per es., lavoro, scuola, amici, hobby).
  • Difficoltà soggettiva di concentrazione.
  • Letargia, facile faticabilità o marcata mancanza di energia.
  • Marcata modificazione dell’appetito; sovralimentazione; o forte desiderio di cibi specifici.
  • Ipersonnia o insonnia.
  • Senso di sopraffazione o di essere fuori controllo.
  • Sintomi fisici come indolenzimento o tensione del seno, dolore articolare o muscolare, sensazione di “gonfiore” oppure aumento di peso.

I sintomi sono associati a disagio clinicamente significativo o a interferenza con il lavoro, la scuola, le consuete attività sociali, oppure nelle relazioni con gli altri (per es., evitamento di attività sociali; diminuzione della produttività e dell’efficienza sul posto di lavoro, a scuola o a casa).

L’alterazione non è solamente l’esacerbazione dei sintomi di un altro disturbo, come un disturbo depressivo maggiore, un disturbo di panico, il disturbo depressivo persistente (distimia) o un disturbo di personalità (nonostante esso possa verificarsi in concomitanza con uno qualsiasi di questi disturbi).

I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco, un altro trattamento) o di un’altra condizione medica (per es., ipertiroidismo).

Disforia premestruale e depressione

La prevalenza lifetime della depressione è più alta nelle donne con disforia premestruale (PMD) che nei controlli; questa alta comorbilità tra PMD e depressione, insieme alla nozione secondo cui l’umore depresso è un sintomo importante nelle pazienti con PMD e l’osservazione che molti farmaci antidepressivi sono efficaci nel trattamento della PMD, ha portato a ritenere che le due condizioni siano espressioni diverse di meccanismi patofisiologici simili. La maggior parte dei ricercatori in questo campo tende ormai a concordare sul fatto che la PMD non deve essere vista come disturbo a sè e non come mera variante della depressione (Endicott et al., 1999, Hantsoo & Epperson, 2015; Hofmeister & Bodden, 2016; Epperson & Hantsoo, 2017).

Disforia premestruale e bulimia nervosa

La voglia di carboidrati, lo scarso controllo degli impulsi e l’umore depresso sono sintomi prominenti in alcuni soggetti affetti da disforia premestruale (PMD), e anche in pazienti con bulimia nervosa. Un ulteriore supporto ad una relazione tra PMD e bulimia nervosa è fornito dal fatto che la bulimia è molto più comune nelle donne che negli uomini, dall’osservazione che i sintomi della bulimia nervosa tendono ad aggravarsi nella fase premestruale e dalla scoperta che entrambe le condizioni rispondono agli SSRI; inoltre, dati preliminari suggeriscono che alcune donne con PMD così come donne con bulimia nervosa mostrano livelli relativamente alti di testosterone (Hantsoo & Epperson, 2015; Hofmeister & Bodden, 2016; Epperson & Hantsoo, 2017).

Una cura efficace per la disforia premestruale

Un gran numero di trattamenti è stato sperimentato per il disturbo disforico premestruale (PMDD). Questi includono trattamenti ormonali, trattamenti psicologici (dalla gestione dello stress alla psicoterapia, prevalentemente di orientamento cognitivo-comportamentale), trattamenti fisici (ad es. Yoga, Mindfulness, esercizio aerobico), integratori minerali (ad es. Calcio), integratori alimentari (ad es. Vitamine, acidi grassi omega-3), integratori a base di erbe (ad es. Ginkgo biloba, Crocus sativus) e, ultimo ma non meno importante, i farmaci antidepressivi (AD) (Hantsoo & Epperson, 2015). Altri interventi hanno incluso la restrizione del sale, la restrizione della caffeina, gli agenti diuretici e i farmaci antinfiammatori.

Alla luce di numerose ricerche, i risultati suggeriscono che gli esercizi basati sulla consapevolezza e la terapia cognitivo-comportamentale basata sull’accettazione possono essere utili per ridurre i sintomi (Hofmeister & Bodden, 2016).

Una cura efficace per la disforia premestruale

Un gran numero di trattamenti è stato sperimentato per il disturbo disforico premestruale (PMDD). Questi includono trattamenti ormonali, trattamenti psicologici (dalla gestione dello stress alla psicoterapia, prevalentemente di orientamento cognitivo-comportamentale), trattamenti fisici (ad es. Yoga, Mindfulness, esercizio aerobico), integratori minerali (ad es. Calcio), integratori alimentari (ad es. Vitamine, acidi grassi omega-3), integratori a base di erbe (ad es. Ginkgo biloba, Crocus sativus) e, ultimo ma non meno importante, i farmaci antidepressivi (AD) (Hantsoo & Epperson, 2015). Altri interventi hanno incluso la restrizione del sale, la restrizione della caffeina, gli agenti diuretici e i farmaci antinfiammatori.

Alla luce di numerose ricerche, i risultati suggeriscono che gli esercizi basati sulla consapevolezza e la terapia cognitivo-comportamentale basata sull’accettazione possono essere utili per ridurre i sintomi (Hofmeister & Bodden, 2016).

I farmaci

Il trattamento di PMS e PMDD si concentra sulla riduzione dei sintomi fisici e psichiatrici. Molti dei farmaci utilizzati mirano a regolare l’attività ormonale del corpo attraverso la soppressione dell’ovulazione, mentre altri influenzano la concentrazione di neurotrasmettitori come la serotonina, la noradrenalina o la dopamina nel cervello. Viene anche utilizzato un terzo gruppo di agenti complementari o alternativi con vari meccanismi di azione. Negli Stati Uniti, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono approvati per il trattamento primario. Sebbene gli SSRI siano considerati farmaci psichiatrici, quando vengono usati per trattare disturbi premestruali, migliorano i sintomi fisici e psichiatrici nella maggior parte dei pazienti (Marjoribanks et al., 2013; Hofmeister & Bodden, 2016).

Per approfondire puoi consultare la sezione Approfondimenti.

Riferimenti Bibliografici

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, APA, Washington DC.
  • Banerjee, N. et al. (2000). Premenstrual dysphoric disorder – A study from India. Int J Fertil Womens Med, 45:342–4.
  • Condon, J.T. (1993). The premenstrual syndrome: a twin study, Br J Psychiatry, 162:481-6.
  • Endicott, J. et al. (1999). Is premenstrual dysphoric disorder a distinct clinical entity?Women’s Healt, 8:663-79.
  • Epperson, C.N. et al. (2012). Premenstrual Dysphoric Disorder: Evidence for a New Category for DSM-5.Am J Psychiatry, 169: 465-475.
  • Epperson, C.N. & Hantsoo, L. (2017). Making Strides to Simplify Diagnosis of Premenstrual Dysphoric Disorder. Am J Psychiatry, 174(1):6–7.
  • Frank, R.T. (1931). Hormonal causes of premenstrual tension, Arch Neurol Psychiatry, 26:1053-7.
  • Gurevich, M. (1995). Rethinking the label: who benefits from the PMS construct?Women Heaalth, 23:67-98.
  • Hantsoo, L. & Epperson, C.N. (2015). Premenstrual dysphoric disorder: Epidemiology and treatment.Curr Psychiatry Rep., 17:87
  • Hofmeister, S. & Bodden, S. (2016). Premenstrual Syndrome and Premenstrual Dysphoric Disorder. Am Fam Physician, 94(3):236-240.
  • Johnson, T.M. (1987). Premenstrual syndrome as a western culture-specific disorder, Cult Med Psychiatry, 11:337-56.
  • Kamat, S.V. et al. (2012). Premenstrual syndrome in adolescents of anand – Cross-sectional study from India using premenstrual symptoms screening tool for adolescents (PSST-A)Arch Dis Child, 97:A136.
  • Kendler, K.S. et al. (1998). Longitudinal population-based twin study of retrospectively reported premenstrual symptoms and lifetime major depression, Am J Psychiatry, 155:1234-40.
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  • Parikh, M.N. et al. (2015). Premenstrual dysphoric disorder in adolescent girls in Western India. Gujarat Med J., 70:65–9.
  • Raval, C.M. et al. (2016). Prevalence of premenstrual syndrome and premenstrual dysphoric disorder among college students of Bhavnagar, Gujarat. Indian J Psychiatry, 58:164–70.
  • Robinson, L.L. & Ismail, K.M. (2015). Clinical epidemiology of premenstrual disorder: Informing optimized patient outcomes. Int J Womens Health, 7:811–8.
  • Schmidt, P.J. et al. (1998). Differential behavioral effects of gonadal steroids in women with and in those without premenstrual syndrome, N Engl J Med, 338:209-16.
  •  Link esterni di Approfondimento
  • https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/premenstrual-syndrome/symptoms-causes/syc-20376780

Autore/i

Dott.ssa Mariangela Ferrone

Dott.ssa Mariangela Ferrone

Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, Psicoterapeuta TMI (terapia metacognitiva interpersonale) livello EXPERT. Per molti anni è stata Coordinatrice del Centro di Psichiatria Perinatale e Riproduttiva, del Servizio di Psicoterapia e Counseling Universitario presso la UOC di Psichiatria – Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma. Attualmente è docente per l’insegnamento di “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” nel corso di laurea in Scienze Infermieristiche, sede Sant’Andrea presso la Facoltà di Medicina e Psicologia – Sapienza Università di Roma, nonché docente interno e supervisore clinico dell’Istituto A.T. Beck per le sedi di Roma e Caserta. Socio Aderente della SITCC (Società Italiana di Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva).

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