Come detto, la depressione non è sempre riconducibile a un singolo evento, spesso sono diversi eventi negativi sommati nel tempo, o eventi di disconferma tra ciò che la persona ha raggiunto e ciò che la persona si aspettava a produrre un sostanziale calo dell’umore e a delineare quindi un quadro depressivo.
La risposta la troviamo nel circolo vizioso che segue, dove il paziente, ad esempio, si sente stanco e senza energie per cui ridurrà la sua attività giornaliera, senza sapere che la passività e l’inattività hanno, invece, l’effetto di aumentare il senso di stanchezza.
Di conseguenza, si sentirà ancora più senza energie e si convincerà, schiacciato dalla demotivazione, di non riuscire a fare nulla; questo, farà avere un’impennata ai pensieri negativi, i quali saranno accompagnati dalla mancanza di piacere nel fare qualunque cosa e, di conseguenza, l’umore subirà un crollo sostanziale che aumenterà il suo senso di inadeguatezza, la sua convinzione di essere malato, senza via d’uscita.
Ciò porta la persona ad isolarsi, tenendo a distanza anche i familiari più stretti, che potrebbero reagire, a loro volta, con risposte di rifiuto e critica; questa risposta esterna verrà interpretata come una conferma delle proprie convinzioni negative, con un conseguente aumento di autocritica e isolamento.
I fattori di mantenimento sono quei meccanismi che possono stabilizzare e cronicizzare quello che a volte poteva essere un episodio depressivo isolato.
Le persone che sono state depresse reagiscono alla tristezza o a un cambiamento dell’umore in modo diverso rispetto a chi non lo è mai stato e questo dipende da una caratteristica distintiva del nostro sistema di memoria. Non è un caso che svariati contesti attivino diversi ricordi: ascolto una canzone e mi torna in mente un ricordo, una persona, un luogo a cui non pensavo da tempo.
Inoltre, è noto che quando apprendiamo qualcosa di nuovo le probabilità di rievocarlo sono maggiori se lo richiamiamo nello stesso ambiente in cui lo abbiamo imparato. Applicando questo stesso principio alla nostra mente e ai nostri stati interni, quando ci sentiamo tristi, scoraggiati o depressi, probabilmente avremo anche dei pensieri negativi di autocritica legati a quel particolare stato d’animo.
Quindi ogni volta che proveremo nuovamente un’emozione negativa per qualsiasi motivo, la nostra mente tenderà a richiamare quei pensieri negativi.
Sulla base di ciò, andando incontro ad un nuovo episodio depressivo, la connessione tra umore depresso e pensieri negativi si consoliderà, innalzando quindi le probabilità che il ciclo torni a ripetersi (Siegel, 2012).
Ecco di seguito i principali meccanismi che mantengono il disturbo:
Gli schemi depressogeni
Il concetto di schema mette in evidenza come mai un paziente depresso continua a soffrire e a sentirsi sconfitto nonostante i fatti dimostrino la presenza di aspetti ed eventi positivi nella sua vita. Gli schemi spiegano il mantenimento di atteggiamenti negativi duraturi verso sé stessi, il mondo e il futuro che gli individui possono aver costruito sin dall’infanzia.
La persona depressa tenderà a interpretare gli eventi come una conferma degli schemi depressogeni preesistenti, selezionando e distorcendo tutte le altre informazioni disponibili.
La ruminazione
Il costante lavorio che il paziente fa sui suoi pensieri depressivi, sui suoi sintomi, sulle perdite, gli insuccessi, sul suo modo di essere, sulle motivazioni che lo hanno portato a stare male, provocherà un aumento della sintomatologia depressiva e un mantenimento/cronicizzazione del disturbo stesso.
Questo processo prende il nome di ruminazione: è una forma ripetitiva di attenzione rivolta a sé, al fatto che si è depressi, ai propri sintomi e alle loro cause, significati e conseguenze, caratterizzata da ricorrenza e persistenza (Nolen-Hoeksema, 2000; Nolen-Hoeksema, Parker, Larson, 2000); rappresenta una modalità errata, basata sulle emozioni e centrata sulla persona, per fronteggiare la situazione problematica che si vive, ossia combattere l’umore depresso.
Ruminando si ha la mera illusione che prima o poi ci si sentirà meglio, invece l’unico esito possibile è la focalizzazione, da parte della persona, solo sugli aspetti negativi e catastrofici, che incrementa la sofferenza e quindi l’umore depresso.