Disturbo Borderline di Personalità negli anziani

Disturbo Borderline di Personalità negli anziani

Disturbo Borderline di Personalità negli anziani

Photo by Matthew Bennett on Unsplash

Come discusso altrove in questo sito, il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) costituisce un patologia altamente prevalente e problematica sul piano del funzionamento personale, lavorativo e sociale. Ciononostante, la maggior parte delle nostre conoscenze su questo disturbo provengono da studi su popolazioni di adolescenti e adulti, mentre gli anziani che ne soffrono sono stati storicamente trascurati dalla ricerca e dalla clinica. Ciò può essere in parte ricondotto ad alcuni studi sui disturbi di personalità nel ciclo di vita, come il Collaborative Longitudinal Personality Disoders Study (Gunderson et al., 2000) e il McLean Study of Adult Development (Zanarini et al., 2012), che suggeriscono che i sintomi del DBP tenderebbero a diminure in quantità e gravità con il passare del tempo. Gli autori hanno ipotizzato diverse spiegazioni per questi dati: è possibile che siano dovuti ad effetti di maturazione, per cui i sintomi si allevierebbero naturalmente nel tempo, o di apprendimento di nuove strategie di coping più funzionali per gestirli. Altri ancora affermano che il relativo isolamento che spesso accompagna la terza età porterebbe ad un evitamento delle situazioni interpersonali in cui le difficoltà delle persone con DBP spesso si manifestano.

D’altra parte, la prevalenza dei Disturbi di Personalità nei anziani si aggira intorno al 10% (ad esempio, Amad et al., 2013), per cui è ragionevole pensare che in una significativa percentuale di individui i sintomi problematici persistano e continuino ad avere un impatto fortemente disabilitante.

Per quanto riguarda il Disturbo Borderline in particolare, è probabile che ciò che cambi sia la presentazione clinica del disturbo, rendendolo più difficile da identificare tramite criteri e strumenti diagnostici pensati per i giovani adulti. Ad esempio, una delle caratteristiche nucleari del DBP è l’impulsività, che spesso si esprime in comportamenti autodistruttivi (uso sostanze, autolesionismo, disturbi alimentari ecc.) e/o ad alto rischio (come promiscuità sessuale). La ricerca ha mostrato che sia l’impulsività come tratto che i comportamenti autolesivi tendono a diminuire con l’avanzare dell’età, per cui questi aspetti potrebbero non essere gli indicatori più appropriati della presenza di DBP negli anziani. È dunque necessario che i professionisti della salute mentale siano formati a riconoscere le manifestazioni del BPD in questa particolare popolazione. Alcune delle prinicipali caratteristiche distintive del Disturbo Borderline negli anziani sono le seguenti (Valdivieso-Jiménez, 2018):

  • maggiore persistenza e rilevanza dell’instabilità emotiva e delle difficoltà relazionali, rispetto a presentazioni impulsive e “drammatiche”. Gli anziani con DBP possono contribuire a generare ambienti familiari caotici, avere difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti legati all’età (come il pensionamento) o tendere a ritirarsi maggiormente, anche a causa di lutti e perdite di precedenti fonti di supporto sociale;
  • maggiore presenza di affettività negativa e cronici sentimenti di vuoto, che spesso si manifestano sotto forma di comorbidità con la depressione, un altro disturbo spesso non riconosciuto negli anziani o confuso con sintomi di demenza;
  • rilevanza di sintomi e lamentele somatiche, che talvolta si traducono in ripetute visite e insistenti richieste di trattamenti medici, eccessivo uso di farmaci, lunghe ospedializzazioni e conflitti con il personale sanitario;
  • minore frequenza di comportamenti sucidari, ma maggiore presenza di tentativi di suicidio fatali. Infatti, alcuni dati mostrano che ben il 44% degli anziani suicidi avrebbe un disturbo di personalità (Harwood et al., 2011);
  • peggiore qualità di vita rispetto ai coetanei senza DBP e alterazione del contenuto del pensiero, con maggiore svalutazione della propria vita e della propria persona. Sul piano comportamentale, ciò può corrispondere ad una scarsa cura personale, mancanza di aderenza a cure farmacologiche o a regimi alimentari, e rifiuto di seguire interventi di riabilitazione fisica, quando necessari.

Trattamento del DBP negli anziani

Sebbene la letteratura sull’efficacia della psicoterapia negli anziani con DBP sia ancora scarsa, alcuni trattamenti sembrano avere effetti comparabili a quelli riportati negli adolescenti e nei giovani adulti. Ad esempio, la Schema Therapy si è dimostrata efficace nel ridurre i sintomi depressivi e gli schemi maladattivi in un campione di anziani con disturbi di personalità e depressione cronica (Videler et al., 2014), mentre la Terapia Dialettico Comportamentale (DBT) in combinazione con farmaci antidepressivi si è dimostrata un intervento utile nell’agire sull’ipersensibilità interepersonale e sull’aggressività in questa popolazione (Lynch et al., 2007). Risultati promettenti sono stati anche ottenuti rispetto all’uso della Terapia Familiare (Mordekar et al., 2008). Al di là della specifica modalità d’intervento, è importante che la presa in carico del paziente di terza età con DBP tenga in considerazione gli specifici bisogni psicologici e fisici che caratterizzano questa fase della vita. Il terapeuta deve inoltre essere preparato a lavorare in maniera multidisciplinare con altri professionisti che si occupano del paziente, ad esempio in caso di eventuali disturbi neurologici e disabilità fisiche. 

Riferimenti

  • Amad, A., Geoffroy, P. A., Vaiva, G., & Thomas, P. (2013). Personality and personality disorders in the elderly: diagnostic, course and management. L’Encephale39(5), 374-382.
  • Gunderson, J. G., Shea, M. T., Skodol, A. E., McGlashan, T. H., Morey, L. C., Stout, R. L., … & Keller, M. B. (2000). The Collaborative Longitudinal Personality Disorders Study: development, aims, design, and sample characteristics. Journal of Personality Disorders14(4), 300-315.
  • Harwood, D., Hawton, K., Hope, T., & Jacoby, R. (2001). Psychiatric disorder and personality factors associated with suicide in older people: a descriptive and case‐control study. International journal of geriatric psychiatry16(2), 155-165.
  • Lynch, T. R., Cheavens, J. S., Cukrowicz, K. C., Thorp, S. R., Bronner, L., & Beyer, J. (2007). Treatment of older adults with co‐morbid personality disorder and depression: A dialectical behavior therapy approach. International Journal of Geriatric Psychiatry: A journal of the psychiatry of late life and allied sciences22(2), 131-143.
  • Mordekar A, Spence SA. Personality Disorders in Older People: How Common is it and What Can Be Done? Adv Psychiatr Treat2008;14(1):71–7.
  • Valdivieso-Jiménez, G. (2018). Borderline personality disorder in the elderly: brief review. MOJ Gerontol Ger3(5), 395-398.
  • Videler, A. C., Rossi, G., Schoevaars, M., Van der Feltz-Cornelis, C. M., & Van Alphen, S. P. J. (2014). Effects of schema group therapy in older outpatients: a proof of concept study. International Psychogeriatrics26(10), 1709-1717.
  • Zanarini, M. C., Frankenburg, F. R., Reich, D. B., & Fitzmaurice, G. (2012). Attainment and stability of sustained symptomatic remission and recovery among patients with borderline personality disorder and axis II comparison subjects: a 16-year prospective follow-up study. American Journal of Psychiatry169(5), 476-483.

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