La Schema-focused cognitive therapy: un approccio integrato per il trattamento di problematiche difficili, croniche e di personalità

La Schema-focused cognitive therapy: un approccio integrato per il trattamento di problematiche difficili, croniche e di personalità

La Schema-Focused Cognitive Therapy, sviluppata da Young e colleghi (1990-1999), è un modello teorico e un approccio psicoterapeutico innovativo e articolato che combina le tecniche di Terapia Cognitivo Comportamentale, ampiamente dimostrate, con elementi derivati dalla teoria dell’attaccamento, dalla Gestalt, da terapie interpersonali e psicodinamiche al fine di aiutare i pazienti affetti da problematiche psicologiche radicate. La Schema Therapy è particolarmente utile nel trattamento di pazienti con difficoltà complesse come i Disturbi di Personalità, in particolar modo il Disturbo Borderline di Personalità. E’ dimostrata, inoltre, la sua efficacia nel trattamento di ansia e depressione cronica, disturbi dell’alimentazione, problemi di coppia, e nella prevenzione delle ricadute del disturbo da uso di sostanze. Alcuni studi evidenziano come vi siano degli effetti positivi anche con pazienti che soffrono di Disturbo Evitante di Personalità e Disturbo Antisociale di Personalità, nonché con patologie psichiatriche definite croniche.

La Schema Therapy trae le sue origini dal riconoscimento dell’esistenza di una serie di bisogni emotivi universali che ogni essere vivente presenta fin dalla nascita e per tutta la vita. Il soddisfacimento adeguato di questi bisogni nell’infanzia favorisce un equilibrio psicologico interno sano che rende l’individuo capace, nell’arco della sua vita, di imparare a soddisfare da solo tali bisogni in modo funzionale al benessere psicofisico. Questi bisogni emotivi universali includono:

a) i bisogni di sicurezza, stabilità, cura e accettazione;
b) i bisogni di autonomia, abilità e senso d’identità;
c) il bisogno di essere liberi di esprimere le proprie esigenze ed emozioni;
d) il bisogno di spontaneità e gioco;
e) il bisogno di limiti realistici che favoriscano l’emergere dell’auto-controllo.

La Schema Therapy, pur sostenendo l’universalità di questi bisogni emotivi, reputa che gli individui possano differire tra loro per l’intensità di un particolare bisogno: alcuni, ad esempio, possono avere un forte bisogno di spontaneità e di espressione creativa, altri possono essere particolarmente predisposti alla richiesta di cure.

Come accennato poc’anzi i bisogni emotivi sono presenti fin dall’infanzia, infatti, molti di essi sono importantissimi a quest’età. Per esempio, il bisogno di sicurezza e stabilità ha, nel corso della vita, il maggior impatto e le maggiori implicazioni quando si è più vulnerabili e impotenti.

Secondo la Schema Therapy, il benessere psicologico deriva dall’abilità di soddisfare i propri bisogni in modo adattivo.

Lo sviluppo dei bambini, infatti, ruota soprattutto intorno al soddisfacimento dei propri bisogni di base da parte dei genitori o di coloro che se ne prendono cura. Laddove questi bisogni non vengano soddisfatti in maniera adeguata, invece, si verrebbero a formare quelli che vengono definiti “Schemi Maladattivi Precoci” (SMP). Uno schema maladattativo precoce viene definito da Jeffrey Young come: “un tema o un aspetto generale e pervasivo: comprende ricordi, emozioni e cognizioni. É relativo a sé e alle proprie relazioni con gli altri. Insorge durante l’infanzia o l’adolescenza e viene elaborato nel corso della vita”.

Nonostante ciò, pur essendo fonte di sofferenza, questi schemi maladattivi vengono mantenuti dalla persona in quanto rappresentano il conosciuto, il familiare da cui non ci si vuole distaccare. Ecco perche si viene attratti dalle situazioni che rafforzano gli schemi, rendendo difficile non solo il cambiamento ma anche il riconoscimento della loro disfunzionalità.

L’obiettivo della Schema Therapy e quindi quello di trasformare uno schema maladattivo in uno più funzionale e siccome lo schema è un insieme di ricordi, pensieri, emozioni, sensazioni somatiche la correzione consisterà nel diminuire proprio la pervasività e l’intensità di questi. Naturalmente si lavorerà per ottenere anche un cambiamento a livello comportamentale attraverso l’apprendimento di nuove strategie adattive e di stili di coping più funzionali. Attraverso questo triplice lavoro (cognitivo, emotivo e comportamentale) lo schema andrà via via a indebolirsi attivandosi di conseguenza sempre meno e sempre con minor intensità. Il lavoro è molto complesso perche gli schemi si sono venuti a formare durante l’infanzia e sono quindi convinzioni molto rigide e radicate su se stessi, gli altri e il mondo: il metro di valutazione che ognuno di noi quotidianamente usa. Abbandonare uno schema può essere pertanto un’esperienza molto destabilizzante. Il paziente deve essere pronto ad affrontare questo lavoro con costanza e impegno: Young parla di una vera e propria “dichiarazione di guerra” che paziente e terapeuta muovono insieme allo schema maladattivo. Insieme lavoreranno per imparare a rispondere all’attivazione di questi schemi in modo più funzionale e a sviluppare un’immagine di sè più positiva.

Cosa sono gli Schemi Maladattivi Precoci?

Come abbiamo prima descritto, uno Schema Maladattivo Precoce è costituito da ricordi, emozioni, sensazioni corporee e pensieri che traggono l’origine da 4 fattori specifici:
1. TEMPERAMENTO: ognuno di noi dalla nascita è dotato di uno specifico temperamento che trae origine da fattori biologici. Fin da bambini quindi ci caratterizziamo per la nostra timidezza oppure per la nostra propensione all’aggressività o all’estroversione… Il temperamento con cui nasciamo determinerà in buona parte il tipo di sensibilità che avremo nell’affrontare gli avvenimenti della vita.
2. ATTACCAMENTO: grazie alla teoria di Bowlby noi oggi sappiamo quanto sia importante fin dai primi attimi di vita instaurare una relazione stabile con la propria madre o con la persona che si prenderà cura di noi: quella sarà la nostra “base sicura” da cui partire per esplorare il mondo e a cui tornare non appena avvertiamo un pericolo. Il tipo di attaccamento avuto durante l’infanzia andrà a delineare il modello di sicurezza interiore e le dinamiche delle future relazioni interpersonali.
3. BISOGNI PRIMARI: questi bisogni sono universali e comuni a tutti gli uomini. Comprendono il bisogno di creare legami stabili (amore, protezione, cura, stabilità, accettazione, approvazione, empatia), la libertà di esprimere i propri sentimenti e i propri bisogni, la spontaneità, il gioco, l’autonomia e l’autocontrollo. Gli schemi maladattivi precoci possono quindi trarre origine dalla mancata soddisfazione di questi bisogni.
4. ESPERIENZE DURANTE L’INFANZIA: esperienze negative come la frustrazione dei bisogni primari, traumi, abusi, maltrattamenti, aver ricevuto eccessive attenzioni, identificazione con un familiare. Le esperienze poi possono anche trovare origine all’interno dell’ambiente scolastico, tra il gruppo di pari o tra gli amici.

Gli Schemi Maladattivi Precoci sono organizzati in modo tale da attivarsi in determinate situazioni nella vita di un individuo. Gli schemi vengono accettati come veri, senza porsi domande sulla loro validità e utilità, hanno la caratteristica di auto-perpetuarsi perché non vengono mai invalidati e sono, pertanto, molto resistenti al cambiamento.
Non sempre si è consapevoli dei propri schemi che possono operare in modo sottile, fuori dalla nostra consapevolezza. Tuttavia, quando uno schema viene innescato da specifici eventi, i nostri pensieri e sentimenti vengono dominati da esso. Ed è in questi momenti che le persone tendono a sperimentare emozioni negative estreme e formano pensieri disfunzionali che diventano terreno fertile per la psicopatologia.
Young e colleghi hanno individuato 18 schemi specifici suddivisi in 5 macro aree. La maggior parte dei pazienti ne presenta almeno due o tre e spesso anche di più. Qui di seguito è fornita una breve descrizione di ciascuno di essi.

1. DISTACCO E RIFIUTO

  • DEPRIVAZIONE EMOTIVA. Questo schema si riferisce alla credenza che i propri bisogni emotivi primari (bisogni di affetto, di vicinanza, di amore, di accudimento, di essere ascoltati e capiti, di essere consigliati, indirizzati e guidati) non saranno mai soddisfatti dagli altri. Generalmente questo schema si sviluppa in bambini i cui genitori sono freddi o lontani o noncuranti dei bisogni sopra descritti.
  • ABBANDONO/INSTABILITÀ. Questo schema si riferisce all’aspettativa che presto si perderà qualcuno a cui si era legati emotivamente. La persona ritiene che, in un modo o in un altro, i rapporti stretti finiranno. Questo schema si sviluppa generalmente in bambini che hanno vissuto il divorzio o la morte dei genitori oppure sono stati lasciati da soli per lunghi periodi, ad esempio a causa di una malattia della madre.
  • SFIDUCIA/ABUSO. Questo schema si riferisce all’aspettativa che gli altri intenzionalmente facciano del male, imbroglino o cerchino di approfittarsi di noi per trarre vantaggi. I pazienti con questo schema verosimilmente durante l’infanzia sono stati vittime di abusi o erano trattati ingiustamente dai genitori, fratelli o coetanei.
  • ESCLUSIONE SOCIALE/ALIENAZIONE. Questo schema si riferisce alla credenza che si è isolati dal mondo, diversi dalle altre persone e non facenti parte di una comunità. Tale convinzione solitamente si sviluppa in bambini che percepiscono se stessi o le loro famiglie come diversi.
  • INADEGUATEZZA/VERGOGNA. Questo schema si riferisce alla credenza di essere sbagliati internamente, tanto che se gli altri si avvicinassero se ne renderebbero conto e si allontanerebbero immediatamente. Questa sensazione di essere imperfetti e inadeguati spesso porta a un forte senso di vergogna. In genere questo schema si sviluppa in bambini i cui genitori sono stati molto critici e che li hanno fatti sentire indegni di amore.

2. MANCANZA DI AUTONOMIA E ABILITÀ

  • FALLIMENTO. Questo schema si riferisce alla credenza di essere incapaci di riuscire in ambiti come la carriera, la scuola o lo sport. I pazienti con questo schema possono sentirsi stupidi, inetti o senza talento e spesso non si sforzano di far nulla perché credono di non farcela. Questo schema si sviluppa in bambini che sono stati molto criticati , ad esempio per le proprie performance scolastiche o sportive.
  • DIPENDENZA/INCOMPETENZA. Questo schema si riferisce alla credenza di non essere in grado di gestire con competenza e indipendenza le responsabilità quotidiane. Persone con questo schema si appoggiano spesso in modo eccessivo agli altri per prendere decisioni o intraprendere nuove attività. In genere i genitori di questi pazienti non hanno incoraggiato i loro bambini a essere indipendenti e a sviluppare fiducia nella capacità di prendersi cura di se stessi.
  • VULNERABILITÀ AL PERICOLO E ALLE MALATTIE. Questo schema si riferisce alla credenza di essere sempre sul punto di vivere una catastrofe (finanziaria, naturale, medica, penale, ecc.). Di solito almeno un genitore di questi pazienti era estremamente timoroso e veicolava al bambino il messaggio che il mondo fosse un posto pieno di pericoli.
  • INVISCHIAMENTO/SE POCO SVILUPPATO. Questo schema riguarda l’eccessivo coinvolgimento emotivo nei confronti dei genitori o del partner, accompagnato da una scarsa identità individuale. Questo schema è spesso causato da genitori ipercontrollanti e iperprotettivi che scoraggiano il bambino a sviluppare un distinto senso di sé.

3. MANCANZA DI REGOLE 

  • PRETESE/GRANDIOSITÀ. Questo schema si riferisce alla convinzione di poter fare, dire o avere tutto quello che si vuole indipendentemente dalle conseguenze per sé e gli altri. Lo sviluppo di questo schema è favorito da genitori che trattano troppo bene i propri figli e che non fissano limiti su ciò che è socialmente appropriato e ciò che è inadeguato.
  • AUTOCONTROLLO O AUTODISCIPLINA INSUFFICIENTI. Questo schema si riferisce all’incapacità di tollerare qualsiasi frustrazione nel raggiungere i propri obiettivi, oppure all’incapacità di trattenere impulsi o sensazioni. La predisposizione a questo schema è favorita da genitori che non hanno modellato l’autocontrollo o che non hanno insegnato la disciplina ai loro figli.

 4. ECCESSIVA ATTENZIONE AI BISOGNI DEGLI ALTRI

  • SOTTOMISSIONE. Questo schema si riferisce alla credenza di doversi piegare al controllo altrui per evitare conseguenze negative. Spesso questi pazienti temono che, se non si sottomettono, gli altri si arrabbieranno o li rifiuteranno. Durante l’infanzia era generalmente presente un genitore ipercontrollante.
  • AUTOSACRIFICIO. Questo schema si riferisce al sacrificio eccessivo dei propri bisogni per aiutare gli altri. Quando questi pazienti prestano attenzione alle loro esigenze, spesso si sentono in colpa. Durante l’infanzia le persone con questo schema si sono sentite responsabili del benessere di uno o entrambi i genitori.
  • RICERCA DI APPROVAZIONE O RICONOSCIMENTO. Questo schema si riferisce all’eccessiva enfasi posta sul guadagnare l’approvazione e il riconoscimento degli altri a scapito delle proprie reali esigenze. I pazienti con questo schema sono in genere estremamente sensibili al rifiuto da parte degli altri. Di solito non hanno ricevuto amore incondizionato e accettazione da parte dei genitori nei loro primi anni di vita.

5. IPERCONTROLLO E INIBIZIONE

  • INIBIZIONE EMOTIVA. Questo schema si riferisce alla credenza che si debbano sopprimere le emozioni e gli impulsi spontanei, soprattutto la rabbia, perché qualsiasi espressione di sentimenti può danneggiare gli altri o portare alla perdita di autostima, all’imbarazzo o all’abbandono. Questi pazienti appaiono tesi e privi di spontaneità. Tale schema è spesso favorito da genitori che, direttamente o indirettamente, scoraggiano l’espressione dei sentimenti.
  • STANDARD SEVERI/IPERCRITICISMO. Questo schema si riferisce alla convinzione che qualunque cosa venga fatta non è mai abbastanza, che ci si debba sempre impegnare di più. Di solito i genitori di questi pazienti non erano mai soddisfatti e offrivano ai loro figli un amore condizionato e subordinato al successo, a scuola o nello sport.
  • NEGATIVITÀ/PESSIMISMO. Questo schema riguarda il concentrarsi sugli aspetti negativi della vita, minimizzando quelli positivi. I pazienti con questo schema non sono in grado di godere delle cose belle che accadono loro, perché sono preoccupati dei dettagli negativi o dei potenziali problemi che potrebbero insorgere. Normalmente hanno avuto un genitore che si preoccupava eccessivamente.
  • PUNIZIONE. Questo schema si riferisce alla convinzione che le persone meritano di essere punite duramente per gli errori commessi. Le persone con questo schema sono ipercritiche e spietate nei confronti di se stesse e degli altri. Durante l’infanzia almeno un genitore aveva uno stile punitivo nel controllare il comportamento.

Come si mantengono gli  Schemi Maladattivi Precoci?

Sono tre i principali meccanismi che mantengono e rinforzano gli schemi:
1.distorsioni cognitive: un modo alterato di percepire le situazioni in quanto si presta attenzione solamente a quelle informazioni che convalidano lo schema;
2.stili di vita autodistruttivi: la persona sceglie e promuove circostanze e relazioni che innescano e mantengono lo schema. Nelle relazioni con gli altri in particolare, la persona utilizzerà modalità tali da provocare nell’altro reazioni negative che non faranno altro che rinforzare lo schema;
3.stili di coping disfunzionali: resa, evitamento, ipercompensazione (per approfondimento vedi il prossimo paragrafo).

Il ruolo dei MODE

A partire dagli Schemi Maladattivi Precoci si sviluppano dei “MODE”.  Il mode può essere definito come l’aspetto più complesso della teoria della Schema Therapy.
É l’ insieme degli stati emotivi e delle risposte di coping (adattive e maladattative) che tutti noi esperiamo in determinati momenti: a seconda della situazione in cui ci troviamo, alcuni schemi con le relative modalità di coping rimangono inattivi mentre altri si  attivano e dominano il nostro umore e il nostro comportamento. Quando un mode disfunzionale si attiva  questo determina il funzionamento emotivo e comportamentale dell’individuo. Tutte le persone sviluppano diversi mode e questi prendono il sopravvento in determinate situazioni (es: una persona, se rimproverata può entrare in una modalità di contrattacco o, al contrario, di sottomissione incondizionata). I pazienti con disturbi di personalità (in particolare con Disturbo Borderline di Personalità) presentano una tendenza a passare da un mode all’altro in modo repentino, improvviso e senza rendersene conto. Sono completamente immersi nel mode attivo: un momento sono vittime, un momento più tardi sono persecutori, più tardi ancora possono trasformarsi in salvatori. In questi pazienti manca quindi l’integrazione di questi aspetti, la capacità di distaccarsi dal mode che li domina.
Nella pratica clinica il lavoro parte proprio da qui, dai mode.
É bene sottolineare, comunque,  che non tutti gli schemi e  i mode sono disfunzionali.

Introduzione alla Schema Therapy

Young identifica dieci mode che si possono raggruppare in 4 categorie. Alcuni di essi sono funzionali, altri no. Uno degli obiettivi della Schema Therapy è quindi quello di insegnare al paziente a rinforzare il mode Adulto Funzionale, imparando a esplorare quelli disfunzionali e modificandoli.

1. i mode BAMBINO: sono innati e universali:

  • BAMBINO VULNERABILE: si sente solo, isolato, triste, incompreso, non supportato, difettoso, sopraffatto, incompetente, dubbioso, bisognoso, impotente, senza speranza, spaventato, ansioso, preoccupato, vittima, abusato, senza valore, non amato o poco amabile, perdente, senza direzione, fragile, debole, sconfitto, oppresso, impotente, escluso, pessimista;
  • BAMBINO ARRABBIATO: si sente intensamente arrabbiato, infuriato, frustrato in  quanto i suoi bisogni primari fisici ed emotivi non sono stati soddisfatti;
  • BAMBINO IMPULSIVO/INDISCIPLINATO: agisce in modo impulsivo  e non riesce a ritardare la gratificazione. Spesso si sente arrabbiato, infuriato, frustrato, teso e impaziente soprattutto quanto non riesce a ottenere ciò che vuole.  Può apparire come “viziato”Agisce senza considerare le possibili conseguenze per se stesso e per gli altri;
  • BAMBINO FELICE: si sente amato, felice, soddisfatto, protetto, accettato, lodato, nutrito, seguito, compreso, sicuro di sé, competente, autonomo, autosufficiente, sicuro, flessibile, forte, versatile, incluso, ottimista, spontaneo.

2. i mode COPING DISFUNZIONALE: è attraverso questi tre stili che gli schemi esercitano la loro influenza sul nostro comportamento e lavorano per assicurare la propria sopravvivenza:

  • ARRENDERSI ALLO SCHEMA: significa cedere passivamente a esso, accettarlo come vero e agire in modo tale che venga confermato. Per esempio, un giovane con uno schema di Esclusione sociale potrebbe rintanarsi in casa e allontanarsi da qualunque contesto, confermando così il suo senso di isolamento. Questa modalità di coping darà luogo ad un mode che prende il nome di ARRESO COMPIACENTE: la persona si sottomette cioè agli schemi ridiventando il bambino passivo e impotente che si arrende agli altri;
  • EVITARE LO SCHEMA: significa evitare, cognitivamente, emotivamente e nei comportamenti, di attivare schemi che potrebbero causare emozioni negative. Le persone possono scegliere volontariamente di non concentrarsi su un aspetto della loro personalità o su un evento che ritengono inquietante; possono rendersi insensibili ai sentimenti al fine di ridurre al minimo il dolore, bere o abusare di droghe. Per esempio, una donna con uno schema di Fallimento potrebbe evitare di confrontarsi con un nuovo lavoro che potrebbe essere, in realtà, un’esperienza gratificante per lei.  Questa modalità di coping darà luogo ad un mode che prende il nome di PROTETTORE DISTACCATO: la persona fugge dal dolore attraverso il distacco dalle emozioni, l’assunzione di stupefacenti, la continua ricerca di stimoli o forme di fuga come l’isolamento
  • SOVRACOMPENSARE LO SCHEMA: significa comportarsi in modo diametralmente opposto a quello che suggerisce lo schema per evitare di innescarlo. Apparentemente questo meccanismo può sembrare sano, ma in molti casi genera ulteriori problemi. Per esempio, un giovane con uno schema di Inadeguatezza/Vergogna potrebbe ipercompensare facendo ogni cosa alla perfezione e criticando gli altri. Questo porterebbe probabilmente a critiche che, a loro volta, confermerebbero la sua convinzione di essere imperfetto. Questa modalità di coping darà luogo ad un mode che prende il nome di AUTOESALTATORE: la persona combatterà gli schemi maltrattando gli altri, assumendo comportamenti estremi e quasi sempre disfunzionali.

3. i mode GENITORE DISFUNZIONALE: il paziente acquisisce l’atteggiamento del genitore che ha interiorizzato:

  • GENITORE PUNITIVO: pensa spesso che se stesso o gli altri meritino punizioni o colpe e per questo mette in atto comportamenti punitivi a volte anche rivolti a sè (autolesionismo);
  • GENITORE ESIGENTE/CRITICO: crede fermamente nella necessità di essere perfetti e di riuscire sempre al massimo, è molto ordinato, preciso, ambisce ad avere uno status sociale alto, non vuole perdere tempo, critica chi esprime i propri sentimenti o si mostra eccessivamente spontaneo (questo è  il risultato dell’interiorizzazione di regole rigide e alti standard).

4. il mode ADULTO FUNZIONALE
Adulto sano, che si occupa di proteggere e accudire il bambino vulnerabile e di porre dei limiti al bambino arrabbiato e indisciplinato. É in accordo con i principi della reciprocità e dell’ autodisciplina. In questo modo, la persona risulta funzionale in più ambiti come ad esempio il lavoro o la famiglia e verrà percepito come più responsabile. Coltiva attività piacevoli come fare sport, partecipare ad attività culturali, prendersi cura di sè, avere una sana attività sessuale.

Come si contrastano gli Schemi? 
Il terapeuta che applica la Schema Therapy tenta di ricostruire lo sviluppo degli Schemi Maladattivi Precoci dalla prima infanzia al presente, attraverso una serie di colloqui clinici, l’analisi della storia di vita e la somministrazione di questionari mirati, dedicando particolare attenzione alle relazioni interpersonali del paziente.
Dopo di che, tra il terapeuta e la parte sana del paziente, si forma un’alleanza contro gli schemi maladattivi finalizzata a rendere il soggetto consapevole del loro impatto, consentendogli di agire libero da essi.

Attraverso la relazione terapeutica, si aiutano i i pazienti a capire i loro bisogni emotivi di base e ad apprendere le modalità per soddisfarli in maniera funzionale. In altre parole, si fa provare al paziente un’esperienza emozionale correttiva, che modifica modalità cognitive, emotive, relazionali e comportamentali inadeguate  che il paziente possiede e mette in atto da molto tempo.

Per lavorare con gli schemi ci sono diverse tecniche, quattro grandi cassette degli attrezzi che i terapeuti afferenti alla Schema Therapy hanno a loro disposizione; si tratta di tecniche immaginative, interpersonali, cognitive e comportamentali.

TECNICHE IMMAGINATIVE 
Le tecniche immaginative incoraggiano i pazienti a sperimentare ed esprimere i loro sentimenti immaginando, ad esempio, di avere una conversazione con una persona significativa alla quale non si è mai riusciti a dire alcune cose (ad esempio, uno dei genitori). Oppure viene loro chiesto di assumere il ruolo dell’altro significativo in un dialogo immaginario oppure ancora, possono essere scritte lettere senza doverle spedire.

TECNICHE INTERPERSONALI 
Le tecniche interpersonali cercano di esplorare, e poi modificare, le interazioni dei pazienti con gli altri che sono spesso pesantemente condizionate dagli schemi. La prima e più importante relazione è proprio quella tra terapeuta e paziente che viene, quindi, esplorata a beneficio del paziente perché vi rintracci gli schemi che connotano le altre relazioni della sua vita.

TECNICHE COGNITIVE 
Le tecniche cognitive sono utilizzate per sfidare le credenze disfunzionali che caratterizzano gli schemi e per sostituirle con pensieri alternativi, più realistici e adattivi.

TECNICHE COMPORTAMENTALI 
Le tecniche comportamentali, infine, sono utilizzate per aiutare i pazienti a modificare comportamenti di lunga durata, per ridurre la resa allo schema e cominciare ad agire in maniera più sana.

Tutto questo complesso di interventi aumenta la consapevolezza degli schemi, riduce il ricorso a stili di fronteggiamento non sani e minimizza la salienza dei mode nel vissuto psichico del paziente, aiutandolo a vivere una vita più piena e più libera.


Per saperne di più

Bricker D. C., Young J., (2012) A Client’s Guide to Schema Therapy. Schema Therapy Institute
J.E. Young, J.S. Klosko & M.E. Weishaar (2007) SCHEMA THERAPY. La terapia cognitivo comportamentale integrata per i disturbi di personalità. Eclipsi

Autore/i

Dott.ssa Antonella Montano

Dott.ssa Antonella Montano

Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Fondatrice e Direttrice dell’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale di Roma e Caserta. Certified Trainer/Consultant/Speaker/Supervisor dell’ACT (Academy of Cognitive Therapy). Membro del Beck Institute International Advisory Committee di Philadelphia. È Fondatrice e Presidente della Onlus Il Vaso di Pandora. La Speranza dopo il Trauma (www.ilvasodipandora.org). Socio Fondatore e Vice Presidente di CBT-Italia. Insegna da anni protocolli Mindfulness Based (MBSR, MBCT, Mindful eating, ecc.) È Mindfulness Yoga Teacher ed Expert Yoga Trauma Teacher certificata CSEN e Yoga Alliance®. È autrice di numerosi libri, capitoli di libri e pubblicazioni.

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Dott.ssa Roberta Borzì

Dott.ssa Roberta Borzì

Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR. Socio AIAMC (Associazione Italiana di analisi e modificazione del comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva.) e membro ISST (International Society of Schema Therapy).

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