Cos’è un disturbo psicotico
Il disturbo psicotico è una condizione che rende difficile pensare in modo lucido, formulare giudizi sensati, rispondere in maniera emotivamente congrua, comunicare in modo efficace, comprendere la realtà e comportarsi in maniera appropriata.
I due sintomi principali sono i deliri e le allucinazioni. I deliri sono false convinzioni, come credere che qualcuno stia tramando alle nostre spalle o che la TV ci stia mandando messaggi in codice. Le allucinazioni sono false percezioni, come ascoltare, vedere o sentire qualcosa che non esiste.
Quando i sintomi sono gravi, gli individui con un disturbo psicotico hanno problemi a entrare in contatto con la realtà e spesso sono incapaci di portare avanti la vita quotidiana. Anche le forme più severe, comunque, possono essere trattate con successo.
I principali disturbi psicotici sono classificati in:
- Schizofrenia
- Disturbo delirante
- Disturbo schizofreniforme
- Disturbo schizoaffettivo
- Disturbo psicotico breve
Sintomi
I sintomi riscontrabili nei disturbi psicotici sono i seguenti:
- Eloquio disorganizzato e incoerente
- Pensiero confuso
- Comportamento bizzarro o pericoloso
- Movimenti rallentati o insoliti
- Perdita di interesse nell’igiene personale
- Perdita di interesse nelle attività
- Problemi scolastici, lavorativi e relazionali
I sintomi prodromici precedono l’insorgenza del disturbo psicotico vero e proprio, e sono caratterizzati da alterazioni dal punto di vista cognitivo, emotivo e comportamentale. La fase prodromica risulta essere caratterizzata da un progressivo ritiro sociale e dalla comparsa di sintomi quali apatia e abulia. A ciò consegue un deterioramento delle normali funzioni del soggetto, ad esempio si può riscontrare un peggioramento dei risultati scolastici o lavorativi.
Cause
Risulta tuttora difficile stabilire se ci sia una causa univoca per l’insorgenza dei disturbi psicotici. Si tratta, infatti, di disturbi multifattoriali dove fattori genetici e ambientali si trovano ad interagire tra di loro e a creare in alcune persone una vulnerabilità a sviluppare un disturbo psicotico. Particolare attenzione va posta all’utilizzo di sostanze che, negli ultimi tempi, si sono diffuse tra i più giovani e che, unite a una predisposizione genetica, possono causare dei disturbi psicotici che necessitano di essere trattati adeguatamente.
Disturbi psicotici indotti e correlati all’uso di sostanze
Degno di nota è il dilagare dei disturbi psicotici come conseguenza dell’abuso di alcool o dell’uso di sostanze psicotrope. Lo sviluppo e il decorso del disturbo variano in base alla sostanza assunta. L’uso di cannabis è considerato un fattore di rischio consolidato per l’insorgenza di un disturbo psicotico, caratterizzato da una sintomatologia che presenta deliri di persecuzione, marcata quota di ansia, presenza di labilità umorale e possibili episodi di depersonalizzazione. Anche l’uso di alcool è risultato essere correlato con l’insorgenza di un primo episodio psicotico, così come le metanfetamine e la ketamina.
Tra le varie sostanze scatenanti troviamo:
- Cocaina
- Anfetamine
- Metanfetamine
- Mefedrone
- Ecstasy
- Cannabis
- LSD
- Funghetti magici
- Ketamina
- Alcool
In caso di disturbo psicotico indotto da sostanze, è necessario rivolgersi nell’immediato a uno specialista, in modo tale da agire tempestivamente sulla sintomatologia presentata.
Come primo passo è fondamentale interrompere l’uso della sostanza e poi procedere con l’impostare una terapia farmacologica adeguata, allo scopo di far regredire i sintomi psicotici.
Sarebbe utile poi, in un secondo momento, intraprendere un percorso di Terapia cognitivo-comportamentale.
Gli obiettivi del trattamento prevedono l’analisi delle motivazioni che spingono la persona ad abusare della sostanza e l’insegnamento di strategie e strumenti utili alla gestione delle emozioni e alla modifica dei comportamenti disfunzionali.
Trattamento
In questi disturbi è fondamentale un trattamento integrato, per una migliore gestione dei sintomi presentati dal paziente.
Farmacoterapia
I farmaci principalmente utilizzati per il trattamento dei disturbi psicotici sono chiamati appunto antipsicotici, e agiscono rimodulando l’attività del neurotrasmettitore dopamina per ripristinare un corretto funzionamento biochimico del sistema nervoso centrale.
Questa classe include farmaci di prima e di seconda generazione. Sia il dosaggio sia la durata del trattamento farmacologico sono soggettivi e variano in base al tipo di patologia e ai sintomi presenti. Grazie all’assunzione di terapia farmacologica, si ottiene una gestione dei sintomi e una stabilizzazione del quadro clinico.
Psicoterapia
La Terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi psicotici è stata inizialmente sviluppata come trattamento individuale e dopo come intervento di gruppo per ridurre la sofferenza associata ai sintomi psicotici e migliorare il funzionamento di chi ne è affetto.
L’evidenza scientifica dimostra che la Terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi psicotici è anche efficace nella prevenzione o nel ritardo della transizione a una psicosi piena, in individui a rischio di svilupparla.
L’intervento TCC prevede i seguenti passi:
- Psicoeducazione e individuazione dei sintomi prodromici che precedono i disturbi psicotici
- Migliorare la consapevolezza del disturbo e l’aderenza al trattamento farmacologico, riducendo anche i fattori di stress
- Abilità di coping per gestire le voci, esaminare le evidenze delle convinzioni insolite e angoscianti
- Aumentare i livelli di funzionamento, anche attraverso il training sulle abilità sociali, per affrontare i sintomi negativi
- Reinserimento nella società
- Prevenzione delle ricadute
Va sottolineata l’importanza di un efficace intervento psicoeducativo che coinvolga il caregiver del paziente e, quando possibile, l’intero nucleo familiare. Può risultare utile, a tal proposito, uno spazio in cui possano essere chiariti dei dubbi e ci si possa confrontare su come relazionarsi a questi pazienti e come gestire eventuali momenti di crisi. Questa possibilità di comprensione e confronto può essere utile per affrontare i timori e le preoccupazioni che derivano da una mancata o inadeguata conoscenza del disturbo.
È importante, infine, individuare i segnali che precedono una ricaduta e ripercorrere le strategie utili nel trattamento. Le cause di eventuali ricadute possono essere diverse: una scarsa compliance nei confronti del trattamento farmacologico, una ridotta consapevolezza di malattia, l’assunzione di sostanze e la presenza di fonti di stress nella vita quotidiana.
Infine, l’ultimo approccio terapeutico di stampo cognitivo-comportamentale è la CT-R (Recovery-Oriented Cognitive Therapy – Beck et al., 2021) che aiuta gli individui a transitare dal ruolo di “paziente” a uno stato adattivo che consenta di vivere e fare passi decisivi verso il raggiungimento dei loro valori personali.
Nella CT-R (Recovery-Oriented Cognitive Therapy), la guarigione viene definita in modo ampio, intendendo la connessione, o meglio riconnessione, con gli altri e con i valori che contraddistinguono la vita che i pazienti vogliono vivere. Secondo la CT-R ci sono alcune esigenze umane fondamentali che sottostanno alle speranze e aspirazioni individuali e che portano al benessere e all’espressione di un’ottimale connessione con il proprio sé. Queste esigenze alimentano la fiducia, la speranza, la progettualità e l’emporwement del paziente.
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