Che cos’è la psicosi?
La psicosi viene identificata come un disturbo di tipo psichiatrico che comporta alterazioni nel modo in cui l’individuo percepisce e interpreta la realtà.
Sintomi della psicosi
I sintomi interessano diverse aree del funzionamento:
- cognitiva: insorgono disturbi di memoria, attenzione, ragionamento; si manifesta confusione e i pensieri diventano contorti e poco comprensibili;
- emotiva: possono manifestarsi ansia, irritabilità, depressione e alterazioni rapide dell’umore, sospettosità, rabbia, sensazione di tensione, e la persona può oscillare tra questi diversi stati emotivi;
- comportamentale: l’individuo può parlare in modo accelerato o confuso, con frasi non chiare, e avere atteggiamenti incomprensibili dal punto di vista dell’osservatore; è inoltre presente scarsa consapevolezza della malattia.
Tuttavia, i sintomi che più comunemente vengono associati alla psicosi sono le allucinazioni e il delirio. Le prime si riferiscono ad alterazioni di tipo sensoriale: si vedono, sentono o percepiscono cose che non esistono. Il delirio, invece, indica la presenza di credenze chiaramente false, di cui però la persona si mostra assolutamente convinta: esistono, ad esempio, i deliri a carattere persecutorio, in cui il soggetto è fermamente convinto che gli altri tramino alle sue spalle per fargli del male, o quello di grandezza, in cui si crede di avere immenso potere e autorità (ad esempio di essere un re o un capo di stato).
La psicosi può manifestarsi in diversi quadri clinici, tra cui i principali sono schizofrenia, disturbo delirante, disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo e disturbo psicotico breve.
Cause della psicosi
L’origine di un episodio psicotico, termine che si utilizza nel momento in cui compaiono i sintomi tipici della psicosi, può essere di tipo psicologico, fisico, derivare dall’abuso di sostanze o manifestarsi, in alcuni casi, come effetto collaterale dell’assunzione di alcuni farmaci o del loro sovradosaggio.
Tra le cause psicologiche si trovano:
- il disturbo bipolare
- gravi forme di depressione e ansia
- depressione post partum (si parla, in questo caso, di esordio psicotico post-partum)
- disturbi del sonno.
Dal punto di vista fisico, invece, le patologie che possono contribuire all’emergere di sintomi psicotici sono:
- HIV
- AIDS
- Parkinson
- Alzheimer
- sclerosi multipla
- lupus eritematoso
- alcune forme di tumori cerebrali.
Nel caso dell’abuso di sostanze, i sintomi psicotici possono emergere sia come conseguenza dell’utilizzo della sostanza sia in seguito a brusca interruzione dopo un uso prolungato; in quest’ultimo caso si parla di “crisi di astinenza”.
Psicotico o psicopatico?
Nel senso comune spesso i termini “psicotico” e “psicopatico” vengono usati come sinonimi, ma indicano, in realtà, condizioni molto diverse. La psicosi, come detto in precedenza, è un disturbo psichiatrico, definito “acuto” e a breve termine, che può essere trattato anche con buoni risultati. La psicopatia, invece, si identifica come un disturbo di personalità, in cui non si manifestano allucinazioni o deliri ma sono presenti tratti antisociali, come mancanza di empatia e senso di colpa e tendenza a manipolare gli altri, e che si caratterizza come cronico. Nella psicosi, inoltre, c’è la perdita di contatto con la realtà, che non è presente nella psicopatia. In quest’ultima condizione, poi, si vede spesso la tendenza ad agire secondo strategie ben precise e calcolate, che possono avere lo scopo di manipolare gli altri o ottenere ciò che si desidera; questo aspetto non si ritrova negli individui con psicosi, che al contrario possono mostrare comportamenti disorganizzati o strutturati su idee deliranti e non aderenti alla realtà.
Trattamento della psicosi
La psicosi richiede un intervento combinato, costituito principalmente dalla terapia farmacologica, prevalentemente con antipsicotici, e da quella psicologica. In quest’ultimo ambito la Terapia Cognitivo Comportamentale si è dimostrata la più efficace, e ha come principali obiettivi la riduzione dei vissuti di paura e angoscia che i sintomi psicotici causano nel paziente, l’aumento della consapevolezza della malattia tramite psicoeducazione, che a sua volta consente una maggiore aderenza al trattamento, e il contenimento della disregolazione emotiva. Il focus su questi elementi ha portato alla nascita della Recovery-Oriented Cognitive Therapy (CT-R): si tratta di un tipo di psicoterapia, sempre di stampo cognitivo-comportamentale, sviluppata appositamente per il trattamento di pazienti affetti da condizioni psicopatologiche gravi, e che deriva dalla Cognitive Behavioral Therapy for Psychosis (CBT-p). A differenza di questa, incentrata principalmente sulla riduzione dei sintomi per il contenimento dello stress e il miglioramento della qualità della vita, la CT-R è focalizzata sullo sviluppo dei punti di forza e della resilienza della persona, favorendo l’inserimento nella società, la gestione efficace della vita quotidiana e lo sviluppo di obiettivi di vita e aspirazioni. È un tipo di intervento particolarmente efficace per i pazienti che hanno difficoltà a collaborare al trattamento.