Piromania: quando la passione per il fuoco si fa ossessione

Piromania: quando la passione per il fuoco si fa ossessione

Che cosa è?

L’esperienza di rimanere magneticamente catturati dal divampare crepitante delle fiamme in un camino o in un falò è molto comune.  Tuttavia la malia del fuoco e il senso di sacrale rispetto che esso incute nella maggior parte di noi può trasformarsi in certi casi in una malsana ossessione. Alcune persone, infatti, provano un impulso soverchiante e irrefrenabile ad appiccare deliberatamente e ripetutamente incendi, oltre a subire una forte fascinazione per gli oggetti che li riguardano: accendini, torce, combustibili, autopompe, estintori etc.

La spinta a fare fuoco e fiamme permette a questi individui di scaricare una tensione interna accumulata in esito a emozioni negative e di raggiungere, quindi, una condizione di intenso piacere e gratificazione. Questo pattern comportamentale (tensione -> azione incendiaria -> piacere / sollievo) sembra essere il nucleo di quel tipo di disturbo del controllo degli impulsi che nel DSM 5 va sotto il nome di piromania. Il termine – coniato all’inizio del XIX secolo dal medico francese Charles Chrétian Henry Marc – deriva dal greco pyros (fuoco) e mania (passione eccessiva).

Come si arriva alla diagnosi di piromania?

Va precisato che la piromania è una patologia estremamente rara. In base al Manuale Statistico dei Disturbi Mentali la diagnosi può essere fatta quando una persona abbia:

  • appiccato intenzionalmente più di un incendio
  • mostri tensione o eccitazione prima dell’atto
  • provi piacere o sollievo nel contemplarne gli effetti
  • presenti interesse o attrazione per gli incendi e per gli oggetti o le situazioni a esso collegate
  • non presenti altri disturbi – dell’umore, della condotta, da uso di sostanze o della personalità – che possano spiegarne il comportamento.

Sempre secondo il DSM 5, i piromani sono dei watcher dedicati, vale a dire che non perdono occasione per correre ad osservare gli incendi che scoppiano nelle loro vicinanze e per mantenere la prossimità con luoghi attinenti al fuoco – ad esempio la caserma dei pompieri – attorno a cui possono trascorrere anche molto tempo. A supporto della diagnosi vi è poi il fatto che il soggetto sia “indifferente alle conseguenze potenzialmente letali o lesive” della propria azione.

Patologia o crimine?

L’incontro dello specialista con un piromane non avviene, di solito, negli studi degli psicoterapeuti, poiché è molto infrequente che questi soggetti chiedano aiuto. La diagnosi può quindi avvenire nell’ambito del processo valutativo per un altro tipo di disturbo e – ben più frequentemente – nelle sedi istituzionali in cui si snodano i percorsi giudiziari che le persone affette da questa patologia affrontano in conseguenza delle proprie azioni.

È cruciale, quindi, che vi sia una accurata valutazione delle ragioni alla base del comportamento incendiario. Come recita ancora il DSM 5 il fuoco “non deve essere appiccato per ottenere un vantaggio economico, come espressione di un’ideologia sociopolitica, per occultare un’attività criminosa, per esprimere rabbia o vendetta, per migliorare le proprie condizioni di vita”.

Bisogna escludere, cioè, che non si confonda la piromania – una vera e propria manifestazione psicopatologica che concerne il controllo degli impulsi – con azioni criminali che prevedono il ricorso all’incendio doloso.

Piromania e altri disturbi

La piromania spesso si verifica in presenza di altre patologie. Condivide alcuni dei sintomi del disturbo antisociale di personalità, tra cui la mancanza di rimorso per il danno inflitto dalle proprie azioni. Più frequentemente, però, appare in comorbilità con:

I fattori di rischio

La ricerca relativa alla piromania è a oggi ancora molto esigua e ciò non ci permette di identificare con certezza i suoi fattori di rischio. Gli studi finora condotti ci consentono di affermare che:

  • la piromania colpisce prevalentemente gli uomini (due soggetti su tre)
  • la maggior parte dei soggetti valutati (7 soggetti su 10) ha un quoziente intellettivo al di sotto della media
  • l’età di esordio corrisponde ai 18 anni

La maggior parte delle persone affette da questo disturbo ha una storia di trauma infantile – per abuso o trascuratezza – perpetrato in ambiente domestico.

La piromania nei bambini e negli adolescenti

Il comportamento incendiario rappresenta un grave problema tra bambini e i ragazzi. Non possediamo indagini statistiche attendibili per quel che riguarda l’Italia, ma sappiamo che il 40% degli arresti negli Stati Uniti per incendio doloso coinvolge giovani di età inferiore ai 18 anni. Tuttavia, esso avviene di solito in associazione con disturbo della condotta o disturbo da deficit di attenzione e iperattività. La piromania nell’infanzia sembra essere molto poco frequente.

Il trattamento della piromania

È raro che una persona affetta da piromania si rivolga allo specialista di salute mentale per il trattamento del suo disturbo. Quando questi si presenta in terapia, ciò accade perlopiù perché spinto da un familiare o in esito a un’azione giudiziaria. È improbabile che migliori, a meno che il terapeuta non sia in grado di stimolare la sua motivazione a porre fine al suo comportamento, che – è importante ricordare – il paziente percepisce come egosintonico e per il quale non prova rimorso.

Nei casi in cui il soggetto piromane riesca ad avere un atteggiamento cooperativo rispetto al processo di cura, la Terapia cognitivo comportamentale ha mostrato di produrre buoni risultati focalizzandosi su una serie di interventi tra cui:

  • identificare i pensieri e le emozioni alla base dell’impulso da cui genera la condotta distruttiva
  • valutare con il paziente il prezzo pagato – in termini di denunce, detenzioni, perdita delle relazioni – in esito alla realizzazione del suo impulso
  • valutare i benefici prodotti da un’eventuale sospensione della realizzazione del suo impulso
  • sostituire le vecchie e maladattive consuetudini con azioni più appropriate che migliorino la qualità della sua vita e delle sue relazioni
  • istituire un sistema di automonitoraggio
  • istituire un sistema di monitoraggio con il supporto di familiari e conoscenti

Non sembra essere documentato in letteratura l’utilizzo di tecniche quali l’esposizione e la prevenzione della risposta o la desensibilizzazione sistematica, che pure potrebbero essere delle strategie di intervento promettenti, essendo risultate efficaci nel trattamento di altri disturbi del controllo degli impulsi come la cleptomania.

La Terapia cognitivo comportamentale può essere accompagnata anche dalla somministrazione di una terapia farmacologica.

Benché non esista un farmaco d’elezione per il trattamento della piromania, alcuni ricercatori hanno descritto miglioramenti nei pazienti cui erano stati prescritti:

Riferimenti bibliografici:

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  • Lewis, N.D.C, Yarnall, H. (1951). Pathological Firesetting (Pyromania). Nerv Ment Dis Monogr, 82:8-26.

Autore/i

Dott.ssa Valentina Iadeluca

Dott.ssa Valentina Iadeluca

Psicologa, Certified Hakomi Therapist e Teacher, istruttrice di percorsi mindfulness. Si è formata e lavora in Italia, Spagna e negli Stati Uniti. È autrice assieme ad Antonella Montano del libro Meditare con la vita (Erickson, 2022).

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